Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio - Archivio
«La parola delle vittime rappresenta la prima arma della legalità contro l'usura: un reato che si nutre proprio del silenzio. Nonostante l'usura sia il reato maggiormente diffuso tra le imprese del commercio, della
ristorazione e della ricettività, e nonostante quasi il 60% degli imprenditori ritenga la denuncia il primo indispensabile passo di fronte all'usura, questo è uno dei reati che emergono con maggiore difficoltà». Così il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, intervenendo alla IX edizione della Giornata della legalità. «Ci sono - ha continuato - tanti motivi che spiegano questa difficoltà, a partire dal timore della violenza che i criminali non si fanno scrupolo di mettere in atto. Per questo le vittime hanno bisogno della vicinanza delle istituzioni, del presidio del territorio delle forze dell'ordine. Ma hanno anche bisogno del nostro sostegno, della nostra prossimità operosa, tanto più in questo momento drammatico di crisi su crisi».
Secondo le stime di Confcommercio, sono almeno 30mila le micro e piccole imprese del commercio e dei pubblici esercizi "a elevato rischio usura". Nel dettaglio, le imprese in pericolo sarebbero tra 26mila e 44mila, ovvero tra il 9,4 e il 15,5% di quelle che nel 2021 si sono viste negare un prestito (oltre 273 mila in numeri assoluti). Inoltre estorsioni, furti, contraffazione e abusivismo commerciale, tra perdite di fatturato e maggiori costi necessari per difendersi, pesano per oltre 30 miliardi di euro, mettendo a rischio circa 200mila posti di lavoro regolari. Ma chi le sostiene contro la criminalità? Per il 34% delle imprese sono le forze dell'ordine, per il 21% lo Stato e le amministrazioni locali, per il 16% le associazioni di categoria, per il 10% le associazioni e organizzazioni antiusura. Per il 19% l'aiuto non arriva da nessuno ("siamo soli") ma la percentuale nell'ottobre del 2020 era più alta, al 28,6%.