La Carige a Genova - Ansa
La Banca centrale europea ha sbagliato quando, il primo gennaio del 2019, ha messo Banca Carige in amministrazione controllata, ma a quell’errore «non si può porre rimedio»: entro il 28 novembre la banca ligure sarà assorbita da Bper e al massimo alcuni dei vecchi azionisti Carige potranno ottenere una qualche forma di risarcimento.
L’irregolarità della mossa della Bce è stata sancita dalla Corte di giustizia dell’Unione europea nella sentenza sul ricorso presentato nel luglio del 2019 da Francesca Corneli, azionista romana di Carige, di cui aveva 200mila azioni al momento del ricorso (per un valore, all’epoca, di 300mila euro). Corneli ha contestato la decisione della Bce di sciogliere il consiglio di amministrazione e il consiglio di vigilanza della banca per sostituirli con tre commissari straordinari e un comitato di sorveglianza di altri tre membri a causa del «significativo deterioramento della situazione» della banca.
Una decisione che, come ha constatato la Corte, era sbagliata dal punto di vista giuridico: davanti a un «deterioramento particolarmente significativo» della situazione di un istituto di credito, il Testo unico bancario (che recepisce le norme europee) prevede la rimozione dei vertici, ma non il loro scioglimento, che è un provvedimento più pesante.
«Il “deterioramento della situazione della banca” non è un’espressione generica, bensì una condizione prevista da un testo legislativo, che si riferisce a un elenco tassativo di quattro condizioni alternative – ricordano i giudici del Lussemburgo –. Tali condizioni espressamente previste dalla legge per l’adozione di una misura così invasiva, la più invasiva nel sistema di intervento precoce, come l’assoggettamento di una banca ad amministrazione straordinaria, devono essere rispettate e quelle previste per l’adozione della misura meno invasiva non possono essere considerate sufficienti a giustificare l’adozione della misura più invasiva».
A questo punto le decisioni della Bce su Carige del 2019 sono annullate, ma ormai a quell’errore non c’è rimedio. Ora la Bce, che ha due mesi e dieci giorni per impugnare la sentenza davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea, dovrà farsi carico delle spese legali, così come la Commissione europea, che l’ha sostenuta in questa causa.