giovedì 22 giugno 2017
Le astensioni dal lavoro salgono del 4% sull'anno precedente, ma scende il numero di giornate di protesta. Per il garante Giuseppe Santoro Passarelli serve un "restyling" della legge
Record di scioperi nel 2016
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Nel 2016 gli scioperi salgono del 4% sull'anno precedente, ma scende il numero di giornate di protesta. Aumenta invece il numero degli scioperi generali che lo scorso anno sono stati 13, contro uno del 2015. I dati emergono dalla relazione del presidente della Commissione Garanzia Sciopero, Giuseppe Santoro Passarelli. «Nel settore dei servizi pubblici essenziali - afferma il garante - lo sciopero si mantiene a livelli piuttosto elevati e, nell'anno in esame, si registra un trend complessivo in lieve crescita rispetto a quello precedente: il dato complessivo di tutte le proclamazioni di sciopero (nazionali, locali, settoriali, delle
prestazioni straordinarie eccetera), si attesta sulle 2.352, rispetto alle 2.261 del 2015. Certo, tale dato riporta la mera somma aritmetica delle proclamazioni, mentre poi sul piano concreto, a seguito anche delle revoche delle parti, intervenute (è bene sottolinearlo subito) soprattutto in ottemperanza alle indicazioni preventive della Commissione, le giornate interessate dalle azioni di sciopero, scendono a 840, distribuite nei vari settori dei servizi pubblici essenziali, a livello nazionale, aziendale e nelle varie aree geografiche del
Paese».

Si tratta, prosegue il garante, «di scioperi proclamati, ormai in larga parte, nel rispetto delle norme di legge e di regolamento che governano il conflitto nei servizi pubblici essenziali, segno questo di un certo radicamento della normativa nella prassi dei principali attori delle relazioni industriali».

La Commissione, a seguito di proclamazioni ritenute illegittime, è intervenuta con il proprio potere di
segnalazione preventiva su 466 di esse. Tali interventi hanno avuto un tasso di adeguamento pressoché totale (oltre il 96%). Dunque sono state solo 23 le delibere di valutazione del comportamento dei soggetti sindacali, dei singoli lavoratori o dei datori di lavoro.

Santoro Passarelli sottolinea inoltre che «il conflitto collettivo si adegua in modo coerente con l'andamento della recessione economica e con l'andamento dell'occupazione e della stabilità dei rapporti di lavoro, concentrandosi maggiormente, negli ultimi anni, nel settore dei servizi (specie quelli cosiddetti pubblici essenziali). In tale settore esso rivela una controtendenza rispetto a quanto avviene nel settore industriale, nel quale, con una certa armonizzazione con gli altri Paesi europei, di fronte all'evidente rischio di cessazione di attività dell'impresa, il ricorso allo sciopero conosce un certo declino, se non una vera e propria crisi».

Per il garante serve un «restyling» della legge sullo sciopero: il bilancio della sua applicazione «può ritenersi positivo sul piano della civilizzazione del conflitto», ma «ciò non vuol dire che, dopo 17 anni dalla sua riforma, non si renda opportuno qualche ulteriore intervento».

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