La qualità audio offerta dalle autoradio Dab+ supera di gran lunga quella della modulazione di frequenza, per la pulizia del suono e l’assenza di interferenze, caratteristiche che la rendono ideale per l’ascolto in auto (la trasmissione digitale non ha vie di mezzo: restituisce un audio cristallino o non si ascolta nulla, come per la tv, dove sono sparite le vecchie “righe”). Ma non per questo è facile che questo sistema di trasmissione sostituisca in fretta l’FM: i “tecnoentusiasti” fanno già il conto alla rovescia per abbracciare una tecnologia che tanto nuova non è: risale agli Anni Ottanta, il primo impianto è stato attivato nel 1995 in Norvegia e il Dab+ nel 2007, un’evoluzione tecnologica che sfruttando più efficiente algoritmo di compressione aumenta da 8 a 12 il numero di programmi diffusi in alta qualità su un solo canale. Bisogna fare i conti con la diffusione dei ricevitori, tuttora limitata, il fatto che in zone montuose il segnale “rimbalza meno”, quindi occorre un maggior numero di ripetitori; per l’Italia poi c’è pure la mancanza di frequenze (di cui abbiamo parlato qui (https://www.avvenire.it/economia/pagine/radio-in-auto-il-digitale-diventa-per-tutti), e se la transizione viene imposta in fretta non è detto che tutto fili liscio.
In Norvegia, per esempio a farne le spese sono stati l’ascolto del mezzo radiofonico e le entrate pubblicitarie; tuttora ci sono emittenti locali che trasmettono in FM (e non poche sul proprio sito dichiarano di esserne orgogliose) mentre altre hanno accettato la sfida con i network nazionali aprendo uno o più canali digitali per presidiare anche la nuova banda. Eppure il paese scandinavo era stato un pioniere nel Dab (accendendo il primo trasmettitore quasi 25 anni fa), tanto che aveva programmato lo “switch-off” (chiamato così perché implica lo spegnimento dei trasmettitori) per la fine del 2017 (https://www.avvenire.it/mondo/pagine/la-norvegia-abbandona-le-fm-passa-al-digitale-dab). Il digitale faceva risparmiare (soprattutto alla radio di stato, con tanti canali) perché un solo trasmettitore ora poteva trasportare 12 segnali di alta qualità.
La prossima è la Svizzera, che completerà a transizione alla fine del 2024 (la radio di stato pare voglia anticiparlo alla metà del 2022). Ma il passaggio potrebbe essere meno traumatico: rispetto alla Norvegia la superficie del Paese è circa un decimo, quindi sarà meno costoso far arrivare un buon segnale in tutte le zone (una delle lamentele degli ascoltatori scandinavi); inoltre le emittenti sono state sostenute economicamente (stornando risorse dal canone radiotelevisivo) per consentire agli editori di attivare entro il 2019 un canale digitale. E poi in Svizzera le prime trasmissioni digitali sono iniziate nel 1999 e il 92% delle auto nuove ha il sintonizzatore Dab +di serie. E se la Confederazione (come ha promesso) farà delle campagne pubblicitarie per invitare i cittadini ad “attrezzarsi” per il cambio di standard, l’iniziativa potrebbe avere successo. Gli svizzeri sono precisi, no?