La produzione italiana ha registrato un brusco crollo a novembre, aumentando la probabilità che l'Italia sia entrata in una recessione tecnica nel quarto trimestre del 2018 e i rischi verso il basso sulle già deboli prospettive economiche per l'anno appena iniziato. A determinare la gelata, il rallentamento del commercio internazionale, per effetto dello scontro tra Stati Uniti e Cina, che si sta effetti negativi anche sulla manifattura europea. Ai fattori esogeni si aggiunge l'incertezza legata alle politiche economiche del governo Lega-M5S, che ha provocato non poche tensioni sui mercati finanziari e potrebbe ulteriormente pesare sugli investimenti. Stando ai dati diffusi stamane da Istat, a novembre la produzione industriale italiana si è contratta di 1,6% su base mensile dopo -0,1% segnato ad ottobre (rivisto da +0,1%), mentre la mediana della attese degli economisti interpellati da Reuters in un sondaggio prospettava una contrazione di 0,3%. I dati giunti nei giunti scorsi da Francia e Germania avevano però fatto presagire come l'aspettativa di una correzione di qualche decimale rischiasse di rivelarsi ottimistica, dal momento che la produzione tedesca e francese a novembre hanno registrato rispettivamente una flessione di 1,9% e di 1,3% su base mensile. Tornando all'Italia, a perimetro annuo, la produzione ha subìto un calo di 2,6% su base annua, a fronte di attese per un incremento di 0,2% dopo l'aumento di 1% segnato ad ottobre. Nel terzo trimestre il Pil italiano si è contratto di 0,2% e una nuova flessione nel quarto trimestre sancirebbe l'ingresso in una recessione tecnica. Profondo rosso per le auto che calano del 19,4%, mai così male
dal 2012. Si salvano solo i beni alimentari: +2,7%.
"A questo punto è molto probabile", commenta Nicola Nobile, economista di Oxford Economics. Loredana Federico, economista di UniCredit, ritiene ancora possibile una crescita del Pil nulla nel quarto trimestre, con rischi al ribasso che si fanno però più concreti, "visto che l'industria darà difficilmente un contributo positivo". La debole riscontrata nell'ultima parte del 2018 -- che dovrebbe essersi chiuso con una crescita del Pil intorno a 1% - rischia di pesare ulteriormente sulle prospettive per quest'anno, già poco incoraggianti.Il target di crescita del Pil incorporato dal governo nella manovra 2019, su cui si è faticosamente raggiunto un accordo con Bruxelles che ha scongiurato la procedura d'infrazione sui conti pubblici, appare ancora più ottimistico agli occhi di diversi addetti ai lavori. Secondo Nobile, l'economia italiana crescerà di 0,3% quest'anno, mentre Loredana Federico per il momento conferma una previsione di espansione del Pil a 0,8%. Secondo Gian Primo Quagliano, presidente del centro studi Promotr il nuovo calo della produzione industriale raffora i timori di recesserione per l'Italia. "La conferma si avrà soltanto il 31 gennaio quando verrà pubblicata la prima stima dell'Istat sulla crescita del Pil nel quarto trimestre 2018. Se al calo già registrato nel terzo trimestre seguirà un altro calo, come è molto probabile, il nostro Paese sarà nuovamente in recessione, unica tra le economie avanzate". Anche da Confcommercio arrivano forti preoccupazioni sulle conseguenze negative per il 2019 che si preannuncia l'anno delle sfide difficili: "Bisognerà pre-costituire le risorse per neutralizzare oltre 23 miliardi di euro di maggiori imposte conseguenti alla prevista rinforzata clausola di salvaguardia, determinata con l'ultima legge di bilancio, che potrebbe scattare dal primo gennaio del 2020".