sabato 5 ottobre 2024
Presentato a Firenze il Rapporto sul Benvivere e la Generatività: si ragiona sulle conseguenze negative causate dall'eccessiva finanziarizzazione delle nostre economia
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Se la generatività cala e le diseguaglianze crescono è colpa dell’ipertrofia finanziaria. Sono le conclusioni del dibattito dedicato dal festival dell’economia civile al Rapporto 2024 sul BenVivere e la Generatività, presentato oggi al Festival dell’Economia civile che si concluderà domani a Firenze.

A puntare il dito contro l’economia fondata sui derivati e sulla speculazione è stato Vincenzo Pacelli, professore associato di Economia degli intermediari finanziari Università degli Studi di Bari: «La fonte primaria delle diseguaglianze è la finanziarizzazione dell’economia; i mercati le generano e ne traggono profitto, influenzando la percezione collettiva. La stabilità è soltanto auspicata: le diseguaglianze sono un effetto collaterale considerato accettabile dello sviluppo dei mercati finanziari». Naturalmente, ci sono dei soggetti mitigatori di questa instabilità, a partire da una cultura sociale che deve innanzi tutto pensarsi “generativa”, per smarcarsi dal controllo del mainstream economico-finanziario. E ci sono soggetti mitigatori anche nel mondo finanziario, che è consapevole dell’utilità dell’inclusione ma non necessariamente lavora per realizzarla. Nè la normativa glielo impone: «In Europa è obbligatoria la transizione ambientale ma non quella sociale, che non si riesce a fondare su indicatori oggettivi come le riduzioni delle emissioni climalteranti, divenute elementi qualificanti della finanza sostenibile» ha detto il direttore generale di Federcasse, Sergio Gatti, chiamato a rappresentare l’altra faccia della finanza, quella inclusiva, nel dibattito moderato dal direttore di Avvenire, Marco Girardo.

Secondo un rapporto del Centro studi Tagliacarne anticipato ieri, le banche di credito cooperativo sono le più performanti sia dal punto di vista del rispetto ambientale (+20% rispetto alle altre imprese), sia dell’inclusività sociale (+50%), sia della qualità della governance (+17%). Superano le altre imprese, complessivamente, del 27%. Da questo presidio di democrazia sostanziale e partecipata giunge dunque l’invito, all’inizio della nuova legislatura europea (2024-2029), a «individuare e a lavorare sulle connessioni con il Rapporto Draghi sulla competitività (tra le altre cose, la semplificazione e la proporzionalità delle norme della Ue come strumento di competitività ma anche di protagonismo delle comunità); con i contenuti delle “lettera di missione” della presidente von der Leyen al vice presidente esecutivo designato, Raffaele Fitto, responsabile anche delle politiche di coesione e quindi di riduzione delle disuguaglianze tra i territori della UE (al centro del Rapporto 2024 presentato ieri a Firenze); alla Raccomandazione del Consiglio UE ai 27 Stati membri perché avviino o rafforzino - entro il novembre 2025 - politiche strutturali per promuovere gli enti dell’Economia sociale (tra i quali i soggetti economici del Terzo settore, le imprese cooperative di tutti i settori, società mutualistiche, ecc.), indispensabili per lo sviluppo partecipato; alla necessaria riapertura del “cantiere” per la definizione di una “tassonomia sociale” Ue più realistica e attenta a ciò che avviene nei territori di tutto il continente. Quindi le proposte del Festival 2024 si agganciano a macropolitiche e obiettivi europei, partendo dal basso» ha concluso Gatti.

Un momento del dibattito

Un momento del dibattito - FNEC2024

Presentando il rapporto annuale, Lorenzo Semplici, responsabile del Centro Studi e Valutazione NeXt Economia, uno dei partner della ricerca sul BenVivere, ha evidenziato il ruolo dei “soggetti abilitanti”, che non sono solo le città, su cui peraltro il rapporto è centrato; hanno un ruolo importante le buone prassi che sono a loro volta la declinazione di una cultura sociale improntata alla generatività, ovverossia alla capacità di “accendere” negli abitanti dei comportamenti positivi di cittadinanza.

Questa capacità segna il passo, dopo alcuni anni di crescita degli indicatori del BenVivere, ma questa flessione non toglie che «la generatività delle persone resta l’enzima che controbilancia le diseguaglianze territoriali e funziona da antidoto al degrado socioeconomico» ha detto Semplici, esortando a promuovere politiche che la incentivino, dalla riforma dell’istruzione che permetta di farla entrare nei corsi di studio, alla tassazione che premi i soggetti generativi, alla valorizzazione del volontariato». Valérie Louis-Francois, sindaca di Longone Sabino, e Laura Ciacci, Presidente di Campagna Sabina, hanno portato degli esempi concreti di cosa si possa fare per alimentare contesti di generatività, ma che lo scenario italiano e globale è ancora impermeabile alla rivoluzione generativa.

Che lo scenario attuale sia tutt’altro che favorevole al “contagio” dell’economia sociale “generativa”, l’ha segnalato al convegno Salvatore Capasso, direttore del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali, Patrimonio Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche. «Non demonizziamo il Pil e l’inflazione, perchè gli indici servono, ma le economie diventano complesse - per specializzazione - e gli indicatori di sintesi non catturano tutta la dinamica. Quindi, ci sono dei margini per migliorare questi indicatori: ce li offrono le nuove tecnologie, che utilizzando grandi database e permettono di strutturare i dati in maniera più sofisticata che indicatori come il Pil che cattura la situazione economica di un Paese non offre». Di questo passo, come ha commentato Pacelli, ci troviamo con un mondo più diseguale e più triste, perché «per troppo tempo non ci siamo accorti che la continua accumulazione nel lungo termine conduce a condizioni di squilibrio che prima o poi sfociano i rischi sistemici».



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