sabato 19 agosto 2023
Per la Cgia quattro volte più di Francia e Germania messe assieme. Un "riscatto" dovuto anche agli aiuti messi in campo per fronteggiare pandemia e caro-energia
Una veduta di Napoli

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Sebbene nel 2023 il Mezzogiorno sia destinato a rimanere la ripartizione geografica che in Italia registrerà l’aumento del Pil più contenuto (+ 1% circa rispetto al +1,1% nel Centro e al +1,2% circa nel Nord), lo stesso, comunque, supererà quello della Francia (+0,8%) e, in particolar modo, della Germania (-0,3%) che ormai è in piena recessione tecnica. Se calcoliamo la media semplice del tasso di crescita di Parigi e Berlino, il risultato si attesta al +0,25%; ciò implica che anche il nostro Sud crescerà quattro volte più di Francia e Germania messe assieme. Ancorchè questo confronto sia un semplice caso di scuola, possiamo comunque affermare con soddisfazione che ci troviamo di fronte alla rivincita degli “ultimi”. Insomma, non siamo più l’ultima ruota del carro europeo e sebbene il rallentamento dell’economia in corso quest’anno stia investendo tutta Europa, l’Italia si sta difendendo meglio degli altri, anche per merito del Sud. Ma c’è dell’altro. Persino il Regno Unito rimarrà alle nostre spalle; nella classifica della crescita economica relativa al 2023 dovrebbe fermarsi al +0,4%. Un risultato storico che dimostra come il Belpaese e in particolar modo il Mezzogiorno abbiano superato meglio dei nostri principali competitor gli effetti negativi provocati dalla pandemia, dalla crisi energetica e dal boom dell’inflazione. A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia.

I motivi del “riscatto”

Secondo l’Ufficio studi della Cgia, il “riscatto” del Sud e in generale del nostro Paese è ascrivibile ad almeno tre fenomeni. Il primo riguarda l’entità degli aiuti messi in campo dagli ultimi esecutivi per fronteggiare a livello nazionale la crisi pandemica e gli effetti del caro-energia. Tra ristori, contributi a fondo perduto, cassa integrazione, bonus economici, assunzioni nella sanità eccetera, tra il 2020 e il 2022 sono stati erogati almeno 180 miliardi di euro. A questi vanno aggiunti altri 91 miliardi che nel 2022-2023 sono serviti a mitigare i rincari delle bollette di luce e gas. In buona sostanza, in quest’ultimo quadriennio lo Stato ha erogato oltre 270 miliardi di euro che sono riusciti, in buona parte, ad “anestetizzare” le difficoltà economiche “piovute” addosso agli italiani in questo inizio di decennio. Il secondo, invece, riguarda la ripresa dei consumi delle famiglie e quella degli investimenti nelle costruzioni che, nel biennio 2021-2022, hanno interessato soprattutto il Mezzogiorno. Il terzo, infine, è riconducibile al forte aumento degli investimenti fissi lordi avvenuto nel Sud che, grazie anche alle risorse messe a disposizione dal Pnrr-Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha interessato, in particolar modo, il comparto delle costruzioni.

Le difficoltà rimangono

Nonostante i segnali positivi appena richiamati, la situazione generale del Sud rimane ancora critica. Come nel resto del Paese è in atto un forte rallentamento dell’economia che, a causa dell’inflazione e del conseguente aumento dei tassi di interesse deciso dalla Bce, potrebbe spingerci verso un autunno pieno di insidie. Non dimentichiamoci, inoltre, che le criticità che da sempre affliggono il Mezzogiorno sono ancora in attesa di una soluzione. Il tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile, rimane molto elevato, il livello di povertà ed esclusione sociale è preoccupante, il deficit infrastrutturale costituisce un ostacolo allo sviluppo e l’efficienza della Pubblica Amministrazione è tra le peggiori d’Europa. Tuttavia, i segnali in grado di dar corpo a una svolta ci sono e potrebbero consolidarsi se nei prossimi tre anni riusciremo a spendere bene tutte le risorse che il Pnrr ha destinato al Mezzogiorno.

Abbiamo superato pandemia, caro bollette e inflazione meglio degli altri

Tra il 2019 (anno pre-pandemico) e il 2023, il nostro Paese ha registrato un livello di crescita nettamente superiore a quello registrato dai principali Paesi europei nostri competitor. Se dal confronto la crescita del Pil in Italia è aumentata del 2,1%, in Francia si è attestata al +1,2%, mentre in Germania è stata solo del +0,3%. Anche il Regno Unito, sebbene non sia più in Ue, può contare su un differenziale di crescita risibile pari al +0,1%.

Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige trainano la crescita

Ancorché le distanze tra le nostre regioni siano “millimetriche”, nel 2023 a trainare la crescita del Pil sarà la Lombardia con una previsione di crescita del +1,29%. Seguono il Veneto con il +1,24%, il Trentino Alto Adige con il +1,23%, il Lazio con il +1,18% e il Piemonte-Valle d’Aosta con il +1,17%. Chiudono la graduatoria la Campania con il +0,86%, il Molise con il +0,84% e, infine, la Basilicata con il +0,82%. Le regioni che non hanno ancora recuperato il crollo del Pil avvenuto nel 2020 (anno dello “scoppio” della pandemia) sono la Calabria, con un differenziale negativo rispetto al 2019 dello 0,25, il Molise dello 0,83, la Valle d’Aosta dello 0,88, la Liguria del 2,02 e in particolar modo la Toscana, che deve ancora “riconquistare” ben 3,22 punti di Pil.

Ascoli, Milano, Venezia e Trapani le province più virtuose

A livello provinciale, invece, guida la graduatoria della crescita 2023 Ascoli Piceno con un incremento del valore aggiunto rispetto all'anno scorso del 2,10%. Seguono Milano con il +1,86%, Venezia e Trapani entrambe con il +1,85%, Sondrio con il +1,81% e Verona con il +1,76%. In coda, invece, scorgiamo al terzultimo posto Macerata con il +0,25%, al penultimo Vibo Valentia con +0,07% e infine Gorizia con il +0,04%.


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