giovedì 11 maggio 2023
I primi dati provvisori del censimento permanente dell'Istat relativo al 2021 certificano una crescita sia del numero delle istituzioni del settore sia dei dipendenti
Occupati, servizi, tenuta sociale: la «forza gentile» del Non profit
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I primi dati provvisori del censimento permanente dell’Istat relativo al 2021 certificano una crescita sia del numero delle istituzioni del settore sia dei dipendenti rispettivamente dell’8,1% e del 10,4% Roma Il mondo del non profit, superata la crisi pandemica, si conferma protagonista vitale per la tenuta sociale del Paese. Anche nella creazione di posti di lavoro. Le istituzioni non profit (Inp) in Italia sono 363.499 e in tutto impiegano 870.183 dipendenti (erano rispettivamente 301.191 e 680.811 un decennio fa, nel 2011). Dal 2015 al 2020 sono cresciute dell’8,1% e i loro dipendenti del 10,4%. Nell’anno della pandemia, il 2021, il 72,1% delle Inp attive ha potuto contare sull'attività gratuita di 4 milioni 661 mila volontari, in calo del 15,7% rispetto al 2015. È il ritratto della “forza gentile del Paese”, così la chiama l’Istat che pubblica i primi dati provvisori «a soli cinque mesi chiusura dalla seconda edizione della rilevazione a campione multiscopo » del Censimento permanente delle Istituzioni non profit, anno 2021.

La rilevazione a campione su 110mila Inp, quasi un terzo di quelle presenti in Italia, ha costituito un impegno importante per l’Istituto statistico che nella precedente edizione ne aveva prese in considerazione 43mila. Anche se le istituzioni non profit dal 2018 sono cresciute più al Sud, oltre il 50% sono al Nord, il 22,2% al Centro, il 18,2% al Sud e il 9,4% nelle Isole. Una concentrazione territoriale ancora più evidente guardando ai dipendenti: per il 57,2% sono impiegati al Settentrione contro il 20% del Mezzogiorno. Quali sono le forme giuridiche più diffuse? L’85,2% delle Inp sono associazioni, seguono le Inp con altro status, (8,4%), poi le cooperative sociali (4,1%) e ultime le fondazioni (2,3%). La classifica dei settori di impegno vede lo sport al primo post col 32,9% delle Inp, seguono i settori delle attività culturali e artistiche (15,9%), delle attività ricreative e di socializzazione (14,3%), dell’assistenza sociale e protezione civile (9,9%). Anche se in calo, la presenza dei volontari, secondo l’Istat rappresenta sempre un apporto determinante, tanto più durante l’emergenza della pandemia. E se in tutte le aree del Paese si registra un calo del volontariato organizzato, una quota leggermente superiore a quella rilevata nel 2015 c'è solo nelle regioni del Sud e in quelle del Nord-est. L’86,5% delle Inp attive nel 2021 è impegnato in attività rivolte alla collettività in generale, mentre una Inp su sette, il 13,5% si occupa di servizi per persone con disagi. In questo ambito il 55,8% delle Inp è impegnato nelle disabilità fisiche, psichiche e relazionali, poi disagio psico-sociale (31,2), vulnerabilità per solitudine (25,3), minori (24,4), familiari di persone con disagio (17,5), malati psichiatrici (13,2), stranieri (12,9), malati terminali (12,3), senza dimora (9,5), vittime di tratta o violenza (8,3), dipendenti da droghe, alcol e azzardo (7,5), detenuti (5,4). I volontari impegnati nel non profit sono leggermente di più maschi che femmine: 57,5% uomini e 42,5% donne. Stesse percentuali che nel 2015.

Il calo del volontariato dal 2015 (meno 15,7%) è però più grave tra gli uomini (meno 17,6%) che tra le donne (meno 13%). L’incidenza delle volontarie è maggiore nel settore religioso (55% donne), cooperazione e solidarietà internazionale (53,4%), filantropia e promozione del volontariato (53,7%), istruzione e ricerca (51%). Nel 2021 il 74,9% delle Inp ha utilizzato prevalentemente le tecnologie digitali che consentono la connessione a internet, ma la carenza di risorse finanziarie è uno dei principali ostacoli alla digitalizzazione. «Il terzo settore ha resistito alla pandemia continuando a rappresentare un presidio insostituibile di socialità e solidarietà », commenta Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum del Terzo settore. «Le Inp sono fondamentali per la tenuta sociale del Paese, ma sono messe alla prova e hanno bisogno del sostegno delle istituzioni a tutti i livelli per continuare a fare la loro parte», dice Chiara Tommasini, presidente di CSVnet, l’associazione dei 49 centri di servizio del volontariato.

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