martedì 20 dicembre 2016
Da Golf a Giulietta: un libro del linguista Caffarelli racconta perché le più celebri vetture si chiamano così
Giorgetto Giugiaro e la Golf

Giorgetto Giugiaro e la Golf

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I nomi delle auto? Nascono da un mix di dinastie motoristiche, aneddoti e storie sconosciute ai più. Un esempio? La Volkswagen Golf. Fu il progettista Giorgetto Giugiaro a suggerirne il nome influenzato da una delle manopole disegnate per la leva del cambio, la cui forma ricordava la pallina da golf. Un nome che ha resistito per sei generazioni, e ha portato fortuna alla vettura che resta da tempo immemorabile la più venduta in Europa e la seconda in assoluto al mondo.È una delle tante curiosità raccolte dal linguista Enzo Caffarelli nel libro "I nomi delle automobili". Nato dalla collaborazione tra l'Associazione Città dei Motori (rete Anci, che raggruppa i Comuni del Made in Italy motoristico) e la Società Editrice Romana, il volume snocciola aneddoti, gusti, mode e curiosità che hanno ispirato l'industria dell'automobile nella scelta dei nomi delle vetture.

Spesso è il cognome del proprietario o dell'azienda (Pininfarina, Porsche, Bianchina da Bianchi) a dare il nome al marchio e al modello, ma non mancano i casi in cui l'ispirazione venga dalla cilindrata, dal numero di cavalli o addirittura degli sportelli (Maserati Quattroporte). Giulietta, invece, è uno dei primi nomi di donna abbinato a un'auto di serie. C'è anche un aneddoto legato al suo battesimo. «In occasione di una cena - si legge nel libro - tra dirigenti dell'Alfa Romeo, unica donna la signora De Cousandier moglie del poeta ingegnere Leonardo Sinisgalli, allora consulente per la pubblicità di Finmeccanica, il gruppo fu avvicinato da un principe russo, un esule che per guadagnarsi la giornata intratteneva i clienti improvvisando poesie e battute. E a quel tavolo pronunciò la frase: «Siete sette romei, e ora avete anche una giulietta...». L'ispirazione sarebbe venuta immediatamente ai commensali, associando il concetto di "fidanzata di Milano" come avrebbe voluto essere la nuova vettura, e la lettura in chiave shakespeariana della seconda parte del marchio Alfa Romeo".

Infine ci sono sigle che alludono al veicolo ma che sono anche acronimi: Mi.To, per esempio, è l'acronimo di Milano e Torino, le due capitali italiane della storia dell'auto, originarie sedi di Alfa e Fiat. Particolare anche la storia dei logo e dei loro colori: il "cavallino rampante" della Ferrari è quello dell'aviatore Francesco Baracca, regalato dalla madre dell'eroe al pilota Enzo Ferrari come portafortuna e il giallo che fa da sfondo è il colore della città di Modena. Il cerchio della Volvo richiama invece l'antico simbolo chimico del ferro utilizzato in Svezia per la produzione di auto. Il toro invece nasce dalla passione di Ferruccio Lamborghini per il mondo delle corride ma anche dal suo desiderio di rivalsa nei confronti di Ferrari.

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