lunedì 6 novembre 2023
Aumentano estetisti, muratori, e tassisti. In calo trasportatori, elettricisti, parrucchieri e barbieri
Anche i barbieri hanno subito un calo a causa del Covid

Anche i barbieri hanno subito un calo a causa del Covid - Reuters

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I corsi e i ricorsi storici ci sono anche nel lavoro. Pure in passato alcune professioni sono scomparse o quasi e altre sono nate. La tendenza di questi anni riguarda la maggior attenzione alla persona, alla manutenzione della casa, alla mobilità, ma anche alla cura del verde e all’offerta di servizi digitali. Meno spazio, invece, a trasportatori, elettricisti, falegnami, servizi di lavanderia, panettieri e idraulici. Secondo un’elaborazione di Unioncamere e InfoCamere, a partire dai dati del Registro delle imprese, è cambiata lungo queste direttrici - negli ultimi cinque anni - la mappa dei mestieri artigiani in Italia. Un comparto che complessivamente conta poco meno di 1,3 milioni di aziende (il 22% del tessuto produttivo del Paese). In termini assoluti, la figura che ha fatto segnare l’espansione più consistente (8.802 imprese in più negli ultimi cinque anni) è quella degli estetisti, in cui sono inclusi i tatuatori e nail shop (chi si occupa della cura delle unghie). A seguire troviamo i muratori (+3.451), i tassisti (+2.339), i serramentisti (+2.234) e i giardinieri (+1.934). Sulla scia della trasformazione digitale crescono anche gli specialisti in servizi Ict (1.317 imprese in più), espressione dei nuovi mestieri legati ad attività come il commercio elettronico o la sicurezza informatica. I cinque anni a cavallo delle emergenze globali che hanno segnato il panorama della nostra economia (pandemia, crisi energetica, irruzione dei conflitti russo-ucraino e in Medio Oriente), hanno inciso sui mestieri artigiani anche in negativo, riducendo il perimetro numerico di alcune attività. I più colpiti sono stati i piccoli trasportatori, diminuiti di 10.784 unità. A grande distanza seguono gli elettricisti (-4.281), i parrucchieri e barbieri (-4.056) e i falegnami (-3.503). Mettendo sotto la lente le variazioni percentuali, al posto di quelle assolute, i dati fanno emergere dinamiche in alcuni casi diverse. Se gli estetisti si confermano il settore con l’incremento più elevato anche in termini relativi (+24,8% nel quinquennio), al secondo posto per crescita più sostenuta salgono i tassisti (+19,2%) e ancora di più emergono gli specialisti Ict (+12,5%) che, dal settimo posto in valore assoluto, conquistano il podio della crescita percentuale. Sul fronte opposto della graduatoria, la variazione percentuale più significativa è quella delle imprese di lavanderia (diminuite del 21%) che, seppur di poco, supera quella dei trasportatori (-20,6%). Nel gruppo dei settori con riduzioni a due cifre troviamo poi i falegnami (-19%), i calzolai (-18,1%) e i panettieri (-10,9%). L’analisi ha inoltre esplorato nel dettaglio alcune caratteristiche delle imprese artigiane riconducibili ai “mestieri”, segnatamente la componente femminile, quella degli under 35 e quella a guida di persone nate al di fuori dei confini nazionali. Ne emerge un quadro più composito delle vocazioni ai mestieri artigiani di queste tipologie di imprenditori, con le donne in forte crescita percentuale tra i tassisti (+33%), i giovani tra gli specialisti Ict (+22,5%) e gli stranieri tra gli estetisti (+56,9%).

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