ANSA/Igor Petyx
Il decreto legge in materia di lavoro potrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri entro un paio di settimane e conterrà anche la misura che va a sostituire il Reddito di cittadinanza, “bestia nera” del governo Meloni. Secondo una bozza del provvedimento anticipata sabato da due quotidiani il Rdc lascerà spazio a una doppia misura: la Garanzia per l’inclusione (Gil), destinata alle famiglie che comprendono minori, disabili, invalidi temporanei e over 60, che partirà da una base di 500 euro al mese (la stessa del Rdc) per 18 mesi estendibili; e la Garanzia di attivazione lavorativa (Gal), destinata ai soggetti tra i 18 e i 59 anni in povertà senza i requisiti di cui sopra, considerati più facilmente occupabili, che avranno un sussidio di 350 euro al mese per un anno, non rinnovabile. Il testo prevede poi una terza misura di carattere temporaneo: si chiama Prestazione di accompagnamento al lavoro ed è indirizzata a quei percettori del reddito che da luglio perderanno il sussidio, in base a un precedente provvedimento del governo: per loro da settembre a dicembre ci sarà un assegno ponte di 350 euro al mese. Nel complesso Gil e Gal costeranno circa 7 miliardi l’anno invece dei 10 del Reddito e avranno una platea complessiva di 1,1 milioni di famiglie beneficiarie contro gli 1,6 milioni di nuclei che hanno “incrociato” il Rdc nel 2022.
Rispetto alle ipotesi circolate nei mesi scorsi il testo aggiornato al ministero del Lavoro con l’ausilio di alcuni esperti allunga, seppur temporaneamente, le tutele per i cosiddetti occupabili. Ma la bozza non è ancora definitiva e a quanto risulta tra Palazzo Chigi e parte della maggioranza c’è chi vorrebbe tornare a un’impostazione più oltranzista, quella secondo cui in buona sostanza chi (sulla carta) può lavorare deve cavarsela da solo. Se passasse questa linea, Gal e Prestazione temporanea potrebbe essere ridotte. Le analisi sui percettori del Reddito hanno messo in luce come la platea dei teoricamente occupabili sia composta in buona parte da persone con bassa scolarizzazione, scarse competenze ed età relativamente avanzata, disoccupati di lunga durata poco “appetibili”, almeno in prima battuta, per le aziende che dovrebbero assumerli. Per favorire l’occupazione dei beneficiari delle nuove misure il decreto allarga gli sgravi già previsti dal Rdc. A chi assume con un contratto a tempo indeterminato è riconosciuto un esonero contributivo al 100% per due anni, fino a un massimo di 8mila euro l'anno. Se il contratto è a termine o stagionale lo 'sconto' contributivo è del 50%, per un massimo di 4 mila euro l'anno. La relazione tecnica che accompagna il Dl ipotizza con questi incentivi 20 mila assunzioni a tempo indeterminato l'anno e 50 mila a termine o stagionali. Un'agevolazione è prevista anche se si apre un'attività di lavoro autonomo entro i primi 12 mesi di fruizione.
Entrando più nello specifico la Garanzia per l’inclusione, in vigore dal primo gennaio 2024, costerà 5,3 miliardi l’anno e riguarderà circa 709mila nuclei familiari. Il beneficio arriva fino a 6mila euro l'anno e in base alla composizione del nucleo familiare va rapportato alla scala di equivalenza (che rispetto al Rdc premia le famiglie più numerose). Resta l’integrazione fino a 280 euro al mese per le spese di affitto. Mentre il requisito della residenza in Italia per chi chiede il sostegno scende a 5 anni dai 10 del Rdc, pertanto la plaeta dei possbili percettori si allarga.
Il decreto inasprisce le sanzioni per chi cerca di fare il furbo. Prevista una sanzione penale da 1 a 3 anni per chi non comunica all'Inps le variazioni di reddito e patrimonio. Nel caso di presentazione di documenti contraffatti o informazioni non veritiere per ottenere la Gil gli anni di reclusione previsti sono da 2 a 6. Inoltre i precettori del sussidio che non si presentano ai servizi sociali o per il lavoro, senza giustificato motivo, decadono dal beneficio. Così come lo perdono coloro che non accettano una proposta di lavoro (entro i minimi salariali) e di durata superiore ai 30 giorni. La Garanzia di attivazione lavorativa è prevista invece per una platea di 420mila famiglie, con una spesa annua di 2 miliardi.