mercoledì 13 dicembre 2023
La mostra “Drive Different. Dall’Austerity alla Mobilità del Futuro” al Museo dell'Auto di Torino fa rivivere i tempi della crisi energetica mentre si apre la svolta ecologica
Le domeniche a piedi, ricordi di un'Italia da museo
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Le immagini del tempo, molte in bianconero, trovano spazio al MAUTO, il Museo dell’Auto di Torino, tra modelli di ieri e di oggi: ritraevano un’Italia ingegnata a inventarsi una domenica diversa, senza auto, dove bici, pattini e monopattini pionieristici, cavalli con carretti e calessi occupavano le città. Divennero famose, quelle "domeniche a piedi”, conseguenza di una crisi energetica che portò il governo Rumor a varare misure restrittive e divieti di circolazione: era il 23 novembre 1973, con effetto praticamente immediato dal successivo 2 dicembre. L’Italia a piedi per la prima volta, dai tempi della guerra: pompe di benzina chiuse nei weekend, illuminazioni ridotte del 40% nelle città, chiusura anticipata di uffici pubblici, negozi obbligati ad abbassare le serrande alle 19, chiusura alle 23 dei locali notturni e domenica vietata alle auto.

I tempi tornano, corsi e ricorsi, quei divieti di circolazione seppur diversi li abbiamo vissuti recentemente in tempo di Covid, con conseguenze immediate e successive come la mancanza di importanti materie prime e la difficoltà dei Costruttori a fronteggiare richieste e consegne, ma anche con ricadute su tutto il sistema. Proprio nel momento in cui si registra la più forte spinta verso una transizione legata a inderogabili esigenze ambientali, coinvolgendo tra i primi i costruttori di auto, sovente colpevolizzati oltre la realtà. Una spinta che ha portato le aziende automobilistiche a investire su nuove tecnologie: veicoli elettrici, stazioni per la sharing mobility, colonnine per la ricarica delle batterie, e-fuel e bio-fuel, motori a idrogeno.

Sono passati 50 anni, da “quelle domeniche a piedi”, e il MAUTO, il Museo dell’Auto di Torino, con la collaborazione di partner importanti (a partire dal Gruppo Stellantis) ricorda quel momento storico importante e i cambiamenti che ci hanno portato a decifrare il nuovo futuro della mobilità attraverso una mostra intitolata “Drive Different. Dall’Austerity alla Mobilità del Futuro”, in programma nella sede museale torinese fino al 7 aprile del 2024. Un percorso che non vuol essere puro un “Amarcord”, ma è la testimonianza di come l’Italia e di come siamo cambiati: all’interno non soltanto modelli di auto che hanno fatto storia o quelli che ne stanno firmando la svolta elettrica, ma anche cinquant’anni di politiche sulla mobilità, di ricerca tecnologica sui motori, di progettazione delle nuove aree urbane, di innovazione nel trasporto pubblico e di invenzioni futuristiche.

E’ il racconto di come eravamo e di come dovremo diventare attraverso una sfida epocale a fronte di una crisi energetica diversa dal passato ma sostanzialmente molto simile o vicina: allora mancava il carburante nel frattempo “il prezzo della benzina raddoppiava passando da 138 a 315 lire/litro e nel 1977 la Super arrivava a costare 500 lire/litro, circa 2 euro di oggi, fatte le dovute proporzioni”. E’ un invito alla riflessione ma anche la testimonianza di come l’industria dell’auto si sia rivelata sempre all’avanguardia e propositiva a fronte di cambiamenti necessari o imposti. Così si ammirano fianco a fianco la Lancia Beta Coupé (presentata nel 1973), la Delta Integrale e la Lancia Pu+Ra HPE, manifesto di design e di futuro, la 500 d’un tempo e la nuova Topolino simbolo di micromobilità elettrica. Ma anche le innovazioni tecnologiche di Jeep Avenger, un gioiellino, ma anche motori elettrici, pianali, batterie, il contributo del Technology Center di Mirafiori, fino ai servizi e ai sistemi di ricarica, per finire all’idrogeno (Opel) e alla sportiva elettrica la Formula E DS E-TENSE FE23.

La mostra, ideata e curata per il MAUTO da Giosuè Boetto Cohen, è stata realizzata in collaborazione con Stellantis e Automobile Club Italia, con il supporto di Eni, Politecnico di Torino, l’Istituto di Tecnologia del Massachusetts (MIT), e il patrocinio di Ministero della Cultura, Regione Piemonte e Città di Torino.

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