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Alla fine di un’altra settimana di crescita, l’indice Ftse Mib ieri ha guadagnato lo 0,6% per chiudere a 29.928 punti. A un passo dalla soglia dei 30mila punti, un livello toccato l’ultima volta il 19 giugno del 2008. Cioè quindici anni fa. Tutto lascia pensare che quel traguardo potrà essere superato già la prossima settimana. Per il mercato azionario italiano, più ancora che per quelli del resto d’Europa e Wall Street, questo 2023 è stato un ottimo anno.
Da gennaio ad oggi il Ftse Mib, che raccoglie le quaranta società quotate a maggiore capitalizzazione, ha guadagnato il 26%, superando in Europa gli indici principali di Francoforte (+17%), Parigi (+13%) e Londra (che ha fatto solo +0,6%) e negli Stati Uniti il Dow Jones (+8,5%). Tra le grandi Borse, solo Tokyo (+30%) e l’indice tecnologico americano Nasdaq (+46%) sono andati meglio.
L’entusiasmo degli investitori sulle azioni quotate a Milano potrebbe sorprendere, dal momento che – come ha confermato ancora ieri l’Istat – l’economia italiana dopo il boom post-Covid (anche sulla spinta dei costosi incentivi per il superbonus) ha rallentato per tornare alla sua tradizionale fiacchezza, con una crescita del Pil che quest’anno non raggiungerà l’1%. Ma non è sul prodotto interno lordo che si muove la Borsa: quello che conta, per gli investitori, sono gli utili che sanno generare (e, possibilmente, distribuire) le società quotate. E i risultati delle maggiori aziende di Piazza Affari, quelle che hanno una capitalizzazione abbastanza “pesante” da muovere il listino, sono stati tutti molto buoni. A partire da quelli delle banche, che hanno potuto beneficiare quest’anno degli effetti dei rialzi dei tassi della Bce, appena scalfiti dalla tassa sugli extra-profitti introdotta, e poi ammorbidita, dal governo. Intesa Sanpaolo, prima banca italiana per capitalizzazione, ha fatto 6,1 miliardi di utili in nove mesi, con un aumento dell’85%, UniCredit nello stesso periodo ha fatto 6,7 miliardi di utili, che corrisponde a una crescita del 67,7%. Da gennaio le azioni di Intesa hanno guadagnato più del 28%, quelle di UniCredit quasi il 90%.
Ha guadagnato moltissimo, con un +65% da gennaio, anche Ferrari, che con una capitalizzazione di oltre 64 miliardi di euro è oggi la seconda più grande delle società del Ftse Mib (anche se, va ricordato, la società olandese che controlla l’azienda di Maranello è quotata anche al Nasdaq). Nel caso di Ferrari la corsa delle azioni viene da conti robusti (963 milioni di utili in nove mesi, +34%) ma soprattutto da prospettive grandiose, secondo diversi analisti. È uno degli effetti del rapido aumento del numero di miliardari nel mondo, saliti da 2.208 a 2.668 negli ultimi cinque anni secondo le classifiche di Forbes: con tanti miliardari in circolazione, una casa che costruisce automobili esclusive e offre a listino anche un’auto da più di mezzo milione di euro (l’ibrida SF90 spider nella sua versione “Assetto Maranello”) ha spazio per aumentare anche di molto i suoi margini. Ad oggi, Ferrari fa 92mila euro di utile medio per auto venduta.
L’altra chiave per capire il successo di Piazza Affari sta nella forza delle aziende dell’energia. Tra le principali società quotate ci sono Enel, che con 66 miliardi di capitalizzazione è la prima del Ftse Mib, ed Eni, che capitalizza 51 miliardi di euro. Altre aziende la cui esplosione degli utili ha spinto il governo a introdurre, prima che per le banche, una tassa sugli extra-profitti. Enel quest’anno è andata molto bene, ha fatto 5 miliardi di utili in nove mesi (+65,2%) e gli investitori ci hanno puntato forte, spingendo le azioni a un rialzo di oltre il 29% da inizio anno. I conti di Eni sono stati meno entusiasmanti, con un utile sceso del 38% a 6,7 miliardi dopo il risultato record del 2022, ma l’azienda continua a essere un gruppo molto forte in un settore sempre più fondamentale come quello dell’energia. E le azioni da gennaio hanno guadagnato più del 14%.
Anche gli altri “migliori titoli dell’anno” confermano la forza del settore bancario, dell’energia e dei trasporti. Dopo UniCredit tra le banche ci sono Bper (+80% da gennnaio), Mps (+63%), Banco Bpm (+55%). È andata fortissimo Leonardo (+77%) anche con il crescere delle tensioni globali. Nei migliori dieci ci sono poi il titolo energetico A2a (+58%) e Saipem (+34%), che si occupa di infrastrutture per l’energia. In classifica anche Stellantis (+51,4%, ma è quotata anche a Parigi e New York) e Iveco (+36%).
Tutto sommato , l’Italia non vivrà uno dei momenti più felici della sua storia economica, ma molte aziende italiane vivono oggi il loro momento migliore. Basta questo ad alimentare la poderosa corsa di Piazza Affari, che resta comunque ancora lontanissima dai record pre-Lehman Brothers e pre-bolla dei titoli dot.com.