Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, interviene a Sintra - Sergio Garcia - Bce
Al Forum dei banchieri centrali in corso a Sintra, in Portogallo, la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, ha accusato le imprese di essere le principali responsabili dell’impennata dell’inflazione dello scorso anno e ha dichiarato di essere pronta a tutto per fermare l'inflazione.
L'accusa di Lagarde è basata sull'analisi dei dati di quanto successo lo scorso anno, portata avanti dagli economisti della Bce. «La prima (fase di aumento dell’inflazione, ndr.) è stata caratterizzata dalle imprese, che hanno reagito al forte aumento dei costi degli input difendendo i propri margini e trasmettendo i maggiori costi ai consumatori – ha detto la presidente della Bce –. L’intensità di questa reazione è stata insolita. Durante i passati shock alle ragioni di scambio nell’area dell’euro le imprese avevano teso ad assorbire l’incremento dei costi nei margini di profitto, poiché a causa della minore crescita i consumatori erano meno propensi a tollerare i rincari».
Ma lo scorso anno, ha spiegato Lagarde, «l’entità della crescita dei costi degli input ha reso più difficile per i consumatori valutare se i rincari fossero stati causati da un incremento dei costi o dei profitti, alimentando una trasmissione ai prezzi più rapida e più marcata. Al tempo stesso, la domanda repressa liberata dalla riapertura delle attività, l’eccesso di risparmio, le politiche espansive e le restrizioni all’offerta a seguito delle strozzature hanno fornito alle imprese margini di manovra più ampi per mettere alla prova la domanda dei consumatori con prezzi più elevati. Pertanto, i profitti per unità di prodotto hanno contribuito per circa due terzi all’inflazione interna nel 2022, mentre nei vent’anni precedenti il loro contributo medio era stato di circa un terzo. Di conseguenza, gli shock hanno alimentato l’inflazione molto più rapidamente e molto più intensamente che in passato».
Lagarde ha comunque aggiunto che questa fase di va esaurendo, e ora siamo entrati in una seconda fase, in cui i lavoratori cercano di recuperare potere di acquisto chiedendo aumenti di stipendio. « Secondo le nostre ultime proiezioni – ha detto la presidente della Bce –, i salari dovrebbero aumentare di un ulteriore 14% da qui alla fine del 2025 e tornare pienamente in termini reali al livello pre-pandemico. Nonostante tale recupero delle retribuzioni sia già da tempo considerato nelle nostre prospettive di inflazione, l’effetto dell’aumento dei salari sull’inflazione è recentemente stato amplificato dalla minore crescita della produttività rispetto alle proiezioni precedenti, determinando un incremento del costo del lavoro per unità di prodotto».