Jerome Powell, governatore della Federal Reserve - Reuters
La stretta monetaria degli Stati Uniti è entrata in pausa. Il comitato centrale della Federal Reserve ha scelto di lasciare i tassi invariati, nell’intervallo tra il 5% e il 5,25%, interrompendo una serie di dieci rialzi consecutivi, iniziata il 16 marzo del 2022, quando portò il costo del denaro da zero allo 0,25-0,50%.
«Indicatori recenti suggeriscono che l'attività economica ha continuato a espandersi a un ritmo modesto. Negli ultimi mesi i guadagni di posti di lavoro sono stati robusti e il tasso di disoccupazione è rimasto basso. L'inflazione rimane elevata – ha spiegato il Federal Open Market Committee annunciando la decisione –. Il sistema bancario statunitense è solido e resiliente. È probabile che condizioni di credito più restrittive per famiglie e imprese pesino sull'attività economica, sulle assunzioni e sull'inflazione. La portata di questi effetti rimane incerta. Il Comitato rimane molto attento ai rischi di inflazione».
Si tratta di una pausa, non di una stretta, dice la maggioranza degli analisti. Ci si aspetta che al prossimo vertice, il 25-26 giugno, la Fed torni ad alzare il costo del denaro, per portarlo nell'intervallo tra il 5,25 e il 5,5%, indicato da molti come l'apice di questa fase rialzista. I dati dell'inflazione, che a maggio ha rallentato al 4%, non sono ancora equilibrati ma continuano a mostrare miglioramenti.
Domani toccherà alla Banca centrale europea prendere una decisione sui tassi: la previsione è per un rialzo dal 3,75% al 4%.