Non garantisce le prestazioni brillanti su strada di un motore diesel o benzina, e non è ancora possibile rifornirsi in maniera self-service presso i distributori. Però è sicuro, disponibile, ecologico e flessibile: il GPL è l’alternativa sostenibile ai carburanti tradizionali che in Italia ed in Europa vanta il maggior utilizzo, disponendo di una rete di distribuzione già molto sviluppata (4.200 distributori stradali dislocati su tutto il territorio nazionale) asserviti ad un parco auto attualmente di oltre 2,4 milioni di veicoli. Ora, in un momento di forte recessione economica anche per le famiglie, scegliere una vettura a gas o riconvertire la propria, potrebbe rappresentare una soluzione efficace economicamente per i consumatori finali. E anche un volano industriale per far ripartire le attività economiche connesse all’indotto dell’auto (costruttori di Kit e officine di installazione).
In particolare Assogasliquidi, l’Associazione di Federchimica che rappresenta le imprese del comparto distribuzione gas liquefatti, ha elaborato uno scenario sull’ipotesi di introduzione di misure incentivanti per la conversione a gas di veicoli a benzina esistenti per verificarne i benefici. L’ipotesi di incentivazione ha come obiettivo la conversione a gas di veicoli a benzina EURO 3, EURO 4 e EURO 5 (che secondo le rilevazioni ACI hanno una consistenza di oltre 9 milioni di veicoli, pari a circa il 45% dell’intero parco circolante a benzina), garantendo un incentivo (per singolo veicolo) di 500 € in caso di conversione di veicoli a GPL e di 700 € per la conversione di veicoli a metano. Effettuando una proiezione basata sullo storico dei trend delle conversioni a gas, risulta che la misura ipotizzata, strutturata per un periodo di tre anni, garantirebbe nel periodo la conversione oltre 200.000 veicoli in più rispetto a quelli che si avrebbero da uno scenario tendenziale.
Da un punto di vista ambientale l’impatto della misura incentivante sarebbe quantificabile in una riduzione di 3,7 tonnellate di ossidi di azoto e di oltre 37.000 tonnellate di CO2 nei tre anni considerati: a questi quantitativi va aggiunto l’effetto positivo consolidato anche negli anni successivi, quantificabile pari ad una riduzione annua di circa 11.000 tonnellate di CO2 e circa 1,5 tonnellate di ossidi di azoto.
Da un punto di vista industriale, la misura tende a promuovere l’utilizzo ed una maggiore diffusione di tecnologie ad appannaggio di un settore nazionale, quello della produzione di componentistica per gli impianti a gas, che rappresenta un’eccellenza a livello mondiale. A tale comparto, si aggiunge poi tutto il settore delle imprese impegnate nella filiera di approvvigionamento e di distribuzione del gas, così come quello delle imprese artigiane (officine di trasformazione) che procedono alla installazione sugli autoveicoli dei kit di alimentazione a gas.
Da un punto di vista sociale, l’elevata età media del parco auto italiano è riconducibile, in misura maggiore, alle esigue risorse economiche disponibili per il consumatore finale. La misura ipotizzata promuove una cultura automobilistica favorevole all’uso di carburanti ecologici ed economici, e garantisce il diritto alla mobilità dei cittadini anche in epoca di domeniche ecologiche.
Da un punto di vista economico, particolarmente significativo il risulterebbe il gettito di IVA e di imposte di prodotto risultante dalle trasformazioni a gas dei veicoli che verrebbero incentivate tramite la misura proposta. Infatti, considerando il totale delle nuove conversioni a gas che si avrebbero con l’introduzione della misura incentivante si ottiene un gettito d’IVA pari ad oltre € 81 milioni, circa € 55 milioni in più rispetto a quelli che si avrebbero da uno scenario tendenziale in mancanza di incentivi. A questa somma va aggiunto il maggiore gettito di imposte relative ai collaudi dei veicoli (in termini di imposte di bollo e diritti da riconoscere alla motorizzazione), pari ad oltre € 12 milioni (oltre € 8 milioni in più rispetto allo scenario tendenziale), al netto delle maggiori entrate nel bilancio statale derivanti dalle imposte dirette pagate dalle imprese di produzione ed installazione dei kit di trasformazione.
Dall’analisi si evince che il costo della misura nei tre anni, stimato in circa € 150 milioni, verrà in misura maggiore compensato dagli ulteriori gettiti derivanti dall’aumento delle conversioni e da quello proprio dello scenario tendenziale, configurandosi in circa € 57 milioni di oneri netti per lo Stato. Alla stima di questi costi si devono aggiungere le positive ricadute sull’indotto auto, generate da una filiera (legata all’impiantistica per sistemi di propulsione a gas) che, come anticipato, è a vocazione interamente nazionale posizionandosi, tra l’altro, come settore di eccellenza a livello europeo.
COSTI E VANTAGGI ECONOMICI
I costi del retrofit dipendono dal tipo di impianto che si intende installare e dalla politica prezzi sui costi di mano d’opera delle singole officine. Si può stimare, tuttavia, un costo medio di circa 1.200 € ma che può variare di officina in officina, anche a seconda dell’area territoriale e dal il tipo di motore della vettura. I veicoli a GPL di qualunque cilindrata e grandezza presentano significativi vantaggi economici rispetto alle auto alimentate con carburanti tradizionali. L’economia per chilometro percorso dipende dai consumi specifici delle differenti automobili e dai prezzi dei carburanti, variabili nel tempo. Con un veicolo a GPL si spende mediamente il 30% in meno rispetto al gasolio e il 50% in meno rispetto alla benzina. Per quanto riguarda le agevolazioni fiscali, la legge consente alle regioni di esentare dal pagamento della tassa automobilistica regionale i veicoli bi-fuel (GPL/benzina o metano/benzina), convertiti e nuovi. Considerata la loro natura ecologica i veicoli a gas sono dispensati dalla distinzione della classificazione EURO. In ultimo, il minor impatto inquinante e climalterante dei veicoli a GPL assicura ai consumatori alcuni rilevanti vantaggi rispetto all’uso di combustibili tradizionali, tra i quali l’esenzione dai blocchi della circolazione istituiti all’interno delle zone urbane per motivi ambientali.