lunedì 27 marzo 2023
Al via la seconda edizione, dal 28 al 31 marzo, per il prodotto romanesco. Il cuore dell'evento sarà nell’antico quartiere ebraico. La produzione annua è di circa 500mila tonnellate
La conferenza stampa di presentazione

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È cosa poco nota che, fra le eccellenze del "made in Italy" di cui siamo leader mondiali, figura anche il carciofo. Prodotto di cui l'Italia è il maggior produttore al mondo, con circa 500mila tonnellate annue: una produzione concentrata per due terzi in Puglia e Sicilia, ma che vede un cospicuo 21% anche in Sardegna, seguita poi da Campania e Lazio. E proprio il cuore del centro di Roma, a via del Portico d'Ottavia, nell'ex ghetto ebraico, sarà il protagonista del Festival dedicato appunto a questo ortaggio tipico delle aree del Mediterraneo, quello romanesco nella fattispecie: si parte martedì 28 marzo alle 11 (sono attesi Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, e la conduttrice tv Mara Venier, che da tanti anni ha una casa nel quartiere) e si andrà avanti fino a venerdì 31. È la seconda edizione di questo festival tra tradizione e storia, basato sulle le ricette tramandate di generazione in generazione. La novità di quest’anno è l’allargamento anche ad altri quartieri e rioni storici come Campo de’ Fiori e piazza Navona. Saranno 18 i ristoranti che aderiscono all’iniziativa, con menù a base di carciofo da proporre a romani e turisti, tra ricette tradizionali (a partire dalle famose varianti alla romana e alla giudìa) e rivisitazioni moderne, anche nei dessert proposti a base di gelati rivisitati al carciofo. Gli stand di Coldiretti e del Car – Centro Agroalimentare Romano daranno il benvenuto ai visitatori all’ingresso di Largo 16 ottobre. Nei giorni del Festival, inoltre, all’indomani della giornata europea del gelato (il 24 marzo), sarà presente anche una delegazione dell’Associazione italiana gelatieri, guidati dal campione del mondo Eugenio Morrone, che proporranno delle degustazioni personalizzate.

Il carciofo è identificato come un punto di riferimento del territorio romano. La manifestazione presenta diversi significati legati a questo alimento cardine della dieta mediterranea, idoneo anche a un corretto stile di vita per preservare la nostra salute partendo dalla prevenzione. A distinguere l’iniziativa da altre fiere o sagre sarà proprio il luogo dove partirà e dove si terrà la maggior parte dell’evento, l’ex ghetto al centro di Roma, dove il carciofo ha trovato le sue prime ricette. L'iniziativa è ideata da Confesercenti e promossa dal ministero dell'Agricoltura e della Sovranità Alimentare, oltre che da Centro Agroalimentare Roma, Azienda speciale Agro Camera (Camera di Commercio di Roma) e Ismea.

Nella conferenza stampa di presentazione il presidente di Confesercenti Roma e Lazio, Valter Giammaria, ha sottolineato che «un processo virtuoso nel turismo si può innescare solo attraverso una valorizzazione delle eccellenze del territorio, proponendo ai consumatori prodotti di qualità insieme alla professionalità degli operatori. Il carciofo romanesco è un prodotto che fa parte della cultura culinaria di Roma e del Lazio ed è giusto che noi, come associazioni, attraverso questi eventi, facciamo conoscere ai nostri concittadini e ai turisti le materie prime che la nostra regione offre, la loro importanza a livello nutrizionale, esaltata dagli chef e da tutti gli operatori della filiera».

«Riscoprire le nostre tradizioni culinarie, le ricette e i prodotti del territorio, anche riproponendole in chiave moderna e innovativa, è un’opportunità che gli imprenditori devono cogliere per rilanciare le attività di ristorazione, che è anche cultura e storia antica di generazioni, soprattutto in seguito a quanto vissuto a causa della pandemia – evidenzia Claudio Pica, presidente Fiepet, la federazione degli esercizi pubblici e turistici -. Il Festival del Carciofo romanesco vuole dunque ribadire l’importanza delle tradizioni e del territorio con uno dei prodotti di eccellenza della nostra tradizione gastronomica, che segna il forte legame che esiste tra cibo e cultura identitaria di un popolo».

«Questo festival si distingue da altre fiere legate all’ortaggio in quanto si svolge all’insegna della degustazione nelle diverse varianti in cui il carciofo può essere proposto – commenta Angelo Di Porto, presidente di Assoturismo Roma –. Il valore aggiunto di questo festival è nel luogo stesso dove si svolge, il quartiere ebraico nel cuore di Roma, laddove le ricette del carciofo alla romana e alla giudia sono nate e si conservano attraverso tradizioni secolari tramandate di generazione in generazione. In particolare, nei ristoranti che propongono la cucina giudaico-romanesca si valorizza un patrimonio storico-culturale che affonda le sue radici nella cucina povera dei secoli del ghetto, quando gli ebrei furono costretti a fare di necessità virtù e a trarre il meglio da ciascuna situazione, a partire dall’alimentazione, dal consumo del pesce povero e delle verdure».

Alla presentazione, moderati dal giornalista Daniel Della Seta, sono intervenuti fra gli altri anche Angelo Rossi, consigliere del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare; Giancarlo Righini, neo-assessore regionale all'Agricoltura della Regione Lazio; Alessandra Sermoneta, vice presidente del I Municipio Roma Capitale; Carlo Hausmann, direttore di AgroCamera; David Granieri, presidente Coldiretti Lazio; Giovanni Cannata, rettore dell’Università Mercatorum (che ha ospitato l'iniziativa); e Alessandro Onorato, assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma.

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