martedì 9 gennaio 2018
Balzo degli occupati a novembre: +65mila. Aggiornato ancora il record storico dal 1977. Nell'eurozona disoccupati all'8,7%
Tasso di disoccupazione giovanile in discesa al 32,7%
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A novembre la stima degli occupati torna a crescere dello 0,3% rispetto a ottobre, pari a 65mila nuovi posti in più. Lo riferisce l'Istat. Rispetto a novembre dello scorso anno, gli occupati aumentano di 345mila unità, o l'1,5%, portandosi a 23,183 milioni. Il tasso di occupazione sale al 58,4%, in crescita di 0,2 punti percentuali. Il livello degli occupati è il più alto dal 1977, quando sono iniziate le serie storiche trimestrali. Tuttavia, precisa l'istituto statistico, questo dipende anche dalla crescita della popolazione, che aumenta in valore assoluto gli occupati. Il tasso di occupazione, infatti, è il più alto da ottobre 2008, quando era 58,5%.

La crescita dell'occupazione nell'ultimo mese, continua l'Istat, interessa entrambe le componenti di genere e tutte le classi di età a eccezione dei 35-49enni. Risultano in aumento i dipendenti, sia permanenti sia, in misura maggiore, a tempo determinato, mentre sono in lieve calo gli autonomi.

Nel periodo settembre-novembre si registra una crescita degli occupati rispetto al trimestre precedente (+0,4%, +83mila) che interessa donne e uomini e si concentra soprattutto tra gli over 50, in misura più lieve anche tra i 15-24enni, a fronte di un calo tra i 25-49enni. L'aumento è determinato esclusivamente dai dipendenti a termine, mentre calano i permanenti e rimangono stabili gli indipendenti.

Su base annua, sempre a novembre, si conferma l'aumento degli occupati (+1,5%, +345 mila) che riguarda donne e uomini. La crescita si concentra tra i lavoratori dipendenti (+497 mila, di cui +450 mila a termine e +48 mila permanenti), mentre calano gli indipendenti (-152 mila). In valori assoluti aumentano soprattutto gli occupati ultracinquantenni (+396 mila) ma anche i 15-34enni (+110 mila), mentre calano i 35-49enni (-161 mila).

Il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni a novembre scende al 32,7% in calo di 1,3 punti rispetto a ottobre. Rispetto a novembre 2016 si registra un calo di 7,2 punti percentuali. È il tasso più basso da gennaio 2012. Il tasso di occupazione in questa fascia di età è al 17,7% con un aumento di 0,5 punti rispetto a ottobre e di 1,4 punti rispetto a novembre 2016.


Il tasso di disoccupazione a novembre è sceso all'11% dall'11,1% di ottobre, al livello più basso dopo settembre 2012. Il tasso è diminuito di un punto percentuale rispetto a novembre 2016. I disoccupati totali sono 2.855.000 con un calo di 18mila unità su ottobre e di 243mila unità su novembre 2016.

I commenti

«#Lavoro. A novembre il numero di occupati ha raggiunto il livello più alto da 40 anni. E scende anche la disoccupazione giovanile. Si può e si deve fare ancora meglio. Servono più che mai impegno e serietà, non certo una girandola di illusioni». Lo ha scritto su twitter il premier Paolo Gentiloni commentando i dati dell'Istat sul lavoro. Dopo il presidente del Consiglio anche la viceministra allo Sviluppo economico Teresa Bellanova: «I dati parlano chiaro; il Paese è in ripresa. C'è ancora tanto da fare ma siamo sulla buona strada. #lavoro #istat #governo». Mentre per il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti «le buone riforme danno buoni frutti. I dati Istat di novembre sul mercato del lavoro indicano che si è fatto un altro passo nella direzione giusta e che si rafforzano le tendenze positive di medio-lungo periodo, in linea con il consolidamento della crescita dell'economia».

Anche il segretario Pd, Matteo Renzi, parla di «un risultato storico. Il Jobs Act ha fatto aumentare le assunzioni, non i licenziamenti: il tempo è galantuomo, lo diciamo sempre». Naturalmente, prosegue Renzi, «noi non ci accontentiamo e vogliamo investire sulla qualità dei lavori, non solo sulla quantità. Vogliamo il salario minimo legale, che adesso si può finalmente introdurre. Vogliamo che i nostri giovani studino per vivere da protagonisti nella società dell'intelligenza artificiale. Vogliamo dare garanzie a chi non ce la fa o perde l'occupazione, a cominciare dal Rei. Ma contano i risultati, non le promesse. Conta l'Italia vera, non
quella dei falsi profili».

«Sono positivi i dati Istat
sull'occupazione. Ma ora bisogna rafforzare la ripresa economica del Paese con maggiori investimenti pubblici, una riforma fiscale funzionale allo sviluppo e un patto imprese-sindacato per nuove relazioni industriali. Il lavoro stabile dei giovani e la riduzione delle diseguaglianze restano gli obiettivi da raggiungere». È il commento del segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan.

I dati congiunturali e tendenziali del mercato del lavoro a novembre sono «complessivamente positivi», ma se si osservala composizione della qualità della crescita occupazionale e le fasce di età interessate, «i numeri diventano meno incoraggianti». Lo sostiene il segretario confederale della Uil Guglielmo Loy.

In totale disaccordo Stefano Fassina (Leu). «Dal Pd, puntuale anche oggi la lettura propagandistica dei dati Istat sul lavoro. Cosa indicano in dati? Il clamoroso fallimento del Jobs Act e dei 20 miliardi di euro con esso sprecati. Primo, i numeri riguardano gli occupati non i "posti di lavoro". È occupato, secondo la definizione Istat, chi svolge almeno un'ora di lavoro retribuito nella settimana di riferimento. Una differenza enorme. Secondo, l'aumento degli occupati in Italia è pari a circa la metà della media dell'eurozona poiché dipende dall'aumento del Pil che, a sua volta, viaggia, come negli ultimi 20 anni, a circa la metà dell'andamento medio dell'eurozona in quanto largamente dovuto alla politica monetaria della Bce. Terzo, il 90% dell'incremento degli occupati è a tempo determinato evidente indicatore del clamoroso fallimento del Jobs Act che, in cambio della cancellazione di diritti fondamentali, prometteva lavoro stabile. Quarto, oltre a essere a tempo determinato, l'incremento dell'occupazione è part-time: rispetto al 2008, siamo a 1,2 miliardi di ore di lavoro in meno all'anno (equivalgono a circa 700mila occupati a tempo pieno). Quinto, il 90% dell'occupazione aggiuntiva è nella fascia di età over 50, ulteriore evidenza del "successo" della
legge Fornero e del fallimento del Jobs Act che ha sprecato 20 miliardi di euro per decontribuzione a pioggia per l'assunzione a tempo indeterminato dei giovani».

«Vergognosa la manipolazione dei dati Istat che ogni mese fa il Pd per cercare di nascondere la verità, ovvero, che a crescere sono ormai solo i posti di lavoro a termine. Nell'ultimo anno, da novembre 2016 a novembre 2017, il 90,5% dei nuovi occupati è stato assunto con un contratto precario. Se l'obiettivo del Pd era, quindi, quello di eliminare la stabilità del posto del lavoro, ci sono riusciti». Lo affermano i portavoce M5S in Commissione Lavoro di Camera e Senato.

«Il dato dell'Istat sull'incremento dell'occupazione è verosimile; infatti ha solo "l'apparenza" della verità che invece, per gli italiani, è fatta di lavoro precario e mal retribuito grazie alle leggi - a partire dal Jobs Act - introdotte dai governi di centrosinistra in questa legislatura. Se, infatti, accanto al dato sull'occupazione cresce anche e drammaticamente quello della povertà, vuol dire che il metodo statistico con il quale queste rilevazioni vengono effettuate equivale ad una lente deformante che fotografa la realtà alterandone i contorni ed il significato». Così Renata Polverini, deputata di Forza Italia e responsabile del Dipartimento Lavoro di Forza Italia.



I dati Eurostat

Il tasso di disoccupazione dell'eurozona a novembre è stato pari all'8,7%, in calo rispetto all'8,8% di ottobre e al 9,8% di novembre 2016. Lo riferisce Eurostat, spiegando che si tratta del tasso più basso registrato nell'area euro da gennaio 2009. Il tasso di disoccupazione nell'Ue a 28 si è attestato al 7,3%, in calo rispetto al 7,4% di ottobre e all'8,3% registrato nello stesso mese dell'anno precedente. Secondo Eurostat, sempre a novembre, nell'Ue a 28 ci sono 18,116 milioni di disoccupati, di cui 14,263 milioni nell'eurozona. Il valore è in calo, su ottobre, di 155 mila unità nell'Ue a 28 e di 107 mila nell'eurozona. La flessione è invece pari, rispettivamente, a 2,133 milioni e 1,561 milioni rispetto a novembre 2016.

Tra gli Stati membri il tasso di disoccupazione più basso si registra in Repubblica ceca (2,5%), Malta e Germania (entrambi 3,6%). I Paesi con il tasso di disoccupazione più alto sono, invece, Grecia (20,5% a settembre 2017) e Spagna (16,7%). Su base annuale il tasso di disoccupazione è sceso soprattutto in Grecia (da 23,2% a 20,5% tra settembre 2016 e settembre 2017), Portogallo (da 10,5% a 8,2%), Croazia (da 12,5% a 10,4%) e Cipro (da 13,1% a 11%).

I disoccupati under 25 nell'Ue a 28 a novembre sono pari a 3,698 milioni, di cui 2,624 nell'eurozona. Rispetto a novembre 2016 il numero di disoccupati è sceso di 429 mila unità nell'Ue a 28 e di 286 mila unità nell'area euro. Il tasso di disoccupazione giovanile a novembre è pari a 16,2% nell'Ue a 28 e al 18,2% nell'area euro.

I tassi di disoccupazione più contenuti si registrano in Repubblica ceca (5%) e Germania (6.6%), mentre i più alti sono quelli di Grecia (39.5% a settembre 2017), Spagna (37,9%) e Italia (32,7%).

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