Cessione Ilva ad Arcelor-Marcegaglia, comincia il confronto per limitare i tagli occupazionali. Il premier Paolo Gentiloni incontra oggi i sindacati. Al tavolo i tre segretari generali dei metalmeccanici Marco Bentivolgi (Cisl), Maurizio Landini (Cgil) e Rocco Palombella (Uil) che chiedono garanzie sui livelli occupazionali ma anche sul piano di rilancio considerato insufficiente. Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha firmato lunedì era il decreto che autorizza i Commissari straordinari del Gruppo Ilva a procedere alla aggiudicazione degli asset del Gruppo Ilva ad Am Invesco. È la cordata formata da Arcelor Mittal Italy Holding S.r.l. (51%), Arcelor Mittal S.A. (34%) e Marcegaglia Carbon Steel S.p.A. All'aggiudicazione seguirà una fase di ulteriore trattativa fra i Commissari e gli aggiudicatari che hanno già dato la loro disponibilità a migliorare la loro offerta.
La cessione del gruppo Ilva ad Am Investco, considerata dai Commissari Straordinari la cordata che ha presentato l'offerta migliore, è stata accolta nei giorni scorsi con grande preoccupazione dai sindacati soprattutto a fronte di circa 5mila esuberi annunciati dal piano. Le rassicurazioni del governo sul sostegno al reddito per chi resta fuori, unite alle parole del ministro Calenda "useremo tutti i margini previsti per conseguire i risultati migliori in termini occupazionali, ambientali e finanziari" lasciano alquanto scettici i diretti interessati. A Taranto, in particolare, i nervi sono tesi.
I due incontro al miinistero dello Sviluppo economico delle scorse settimane non hanno portato per il momento a risultati, adesso si aprirà la vera e propria trattativa sindacale. I sindacati hanno fatto presenti le loro perplessità al ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, il viceministro Teresa Bellanova e i commissari straordinari dell'Ilva Enrico Laghi, Piero Gnudi e Corrado Carrubba. L'obiettivo dei sindacati non è solo quello di opporsi ai circa seimila tagli previsti dal piano industriale, ma anche di prendere tempo per approfondire e discutere tutti gli aspetti industriali e ambientali prima che intervenga l'aggiudicazione degli asset con un decreto ministeriale.
I commissari si sono espressi due settimane fa a favore di della cordata Am InvestCo, ArcelorMittal-Marcegaglia. I sindacati temono che si tratta di un accordo al ribasso per gli stabilimenti (in particolare quello di Taranto): una riduzione delle capacità produttive e non un rilancio. L'altra cordata che aveva partecipato alla gara Acciaitalia, guidata dagli indiani di Jindal e di cui fanno parte Del Vecchio, Cdp, Arvedi (queste ultime poi uscite) continua a fare pressing rialzando l'offerta con ulteriori 650 milioni rispetto all'iniziale offerta di 1,2 miliardi.
Lunedì negli stabilimenti di Genova e Novi Ligure ci sono stati due scioperi dopo quello di Taranto a sostegno della vertenza. I sindacati chiedono su questa vertenza un intervento del governo "al massimo livello" perché con l'Ilva- dicono - è in gioco il futuro di un'azienda di interesse nazionale e con lei il futuro della produzione d'acciaio in Italia.
"In questa fase della trattativa il governo non sarà spettatore, faremo tutti gli sforzi possibile per indurre i nuovi acquirenti dell'Ilva a impegnarsi a ridurre il numero degli esuberi con la consapevolezza che abbiamo già messo in campo norme e coperture finanziarie perché nessun lavoratore resti solo, senza reddito e senza lavoro" ha detto il vice ministro Bellanova nei giorni scorsi. In particolare l'ipotesi è che i dipendenti in esubero vengano utilizzati nelle attività di decontaminazione che saranno eseguite dalla procedura. "Nessun lavoratore sarà in ogni caso licenziato o lasciato privo di protezione" ha assicurato Bellanova.
L'offerta della cordata che vede insieme ArcelorMittal e Marcegaglia, con il supporto di Intesa San Paolo, prevederebbe investimenti di oltre 2,3 miliardi di euro, oltre al prezzo d'acquisto di 1,8 miliardi, con l'obiettivo di produrre 6 milioni di tonnellate di prodotti finiti. I commissari hanno preso la decisione nonostante il monito pervenuto dalla Ue sui rischi Antitrust europeo in caso di vittoria della cordata guidata da ArcelorMittal, che è un colosso industriale mondiale basato in Lussemburgo, operante nel settore dell'acciaio, nato dalla fusione di due tra le più grandi aziende del settore, la Arcelor e la Mittal Steel Company, avvenuta nel 2006.
Gli esuberi sarebbero 5mila su 14mila dipendenti. Per la cordata ArcelorMittal e Marcegaglia, gli esuberi sarebbero 4800 subito e 5800 nel lungo periodo a fronte degli attuali 14.200 dipendenti. «In questi mesi i sindacati non sono mai stati coinvolti nelle valutazioni dei piani industriali e ambientali per il rilancio dell'Ilva. Ancora adesso ci sono cose che non sono chiare. Inaccettabile che siano i lavoratori a pagare sia in termini di esuberi sia in termini di stipendio» ha detto Maurizio Landini segretario nazionale della Fiom-Cgil. "Sull'Ilva la trattativa parte col piede sbagliato" aveva detto Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl.
A Taranto continua il processo sul disastro ambientale. Il processo "Ambiente Svenduto" riguarda il reato di disastro ambientale contestato agli ex vertici dell'Ilva (gruppo Riva), più altri reati di cui sono accusati dirigenti ed amministratori pubblici. Il processo riguarda 44 persone fisiche e tre società. Tra le persone fisiche, gli ex amministratori Ilva, Nicola e Fabio Riva, l'ex presidente Ilva, Bruno Ferrante, gli ex direttori del siderurgico di Taranto, Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo, l'ex presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. Oggi in corso l'udienza sui patteggiamenti delle società Riva e Forni elettrici. Il patteggiamento dell'Ilva in amministrazione straordinaria prevede che la società sia soggetta a otto mesi di commissariamento giudiziale, affidato sempre agli attuali commissari, e versi 241 milioni a titolo di confisca, quale profitto del reato compiuto tra il 2009 e il 2013, e altri 2 milioni come sanzione. Il patteggiamento di Riva Forni Elettrici si aggira invece sui 2 milioni. Il mese scorso Adriano Riva si è accordato per il rientro in Italia del miliardo e 200 milioni sequestrati nel 2013 alla famiglia Riva.
Nel processo per le vittime dell'amianto, dove la sentenza di appello potrebbe arrivare oggi, sono 28 i decessi contestati,
tutti risalenti ad anni addietro, anche quando l'Ilva si chiamava Italsider. Imputati in 27, tra ex direttori, dirigenti ed ex amministratori. A maggio 2014 ci fu il verdetto di primo grado con sei anni inflitti a Fabio Riva e altrettanti a Luigi Capogrosso, ex direttore del siderurgico di Taranto.
Il governatore Emiliano: no al ricatto tra occupazione e carbone. "Vendere l'Ilva, per mere ragioni di prezzo, ad una società che dovesse avere praticamente già raggiunto la quota massima del 40% prevista dall'Unione Europea sarebbe un errore gravissimo". Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano ha bocciato senza appello l'offerta della cordata Arcelor Mittal-Marcegaglia perché non investirebbe "nell'ipotesi di decarbonizzazione dello stabilimento tarantino e avvantaggerebbe le lobby del carbone". "Vendere a chi possiede già tante fabbriche in Europa significa - ha detto Emiliano - voler tenere basso il livello produttivo della fabbrica e non avere volontà di investire nella decarbonizzazione della stessa per continuare a ricattare i tarantini e i pugliesi mettendoli di fronte alla alternativa tra carbone e occupazione".
L'Ilva di Taranto è la più grande acciaieria d’Europa. L'Ilva (ex Italsider) è un’azienda siderurgica che si occupa di produzione e trasformazione dell'acciaio. Il gruppo è uno degli attori più importanti del settore, (il quarto produttore europeo) con 5,8 milioni di tonnellate di acciaio prodotte nel 2016, circa 14.000 addetti e 15 unità produttive. A Taranto si trova lo stabilimento più grande d'Europa (altri si trovano a Genova e Novi Ligure). E' stato costruito nel 1961 quando Italsider era un’azienda pubblica, a ridosso di due popolosi quartieri di Taranto. Nel 1995 è stato ceduto al gruppo privato Riva. Nel gennaio 2012 il fondatore del gruppo Emilio Riva, il figlio Nicola e due dirigenti sono stati indagati con l’accusa di disastro ambientale. I periti nominati della Procura di Taranto hanno ipotizzato in sette anni un totale di 11.550 morti causati dalle emissioni (in media 1.650 l’anno) soprattutto per cause cardiovascolari e respiratorie e 26.999 ricoveri, soprattutto per cause cardiache, respiratorie, e cerebrovascolari.
Da Bondi ai tre commissari: cinque anni per trovare una soluzione. Per salvare la produzione e garantire il risanamento ambientale il governo nomina Enrico Bondi (che era già stato scelto come commissario dai Riva) commissario straordinario nel giugno del 2013. L'anno dopo viene sostituito dal governo Renzi da Piero Gnudi. A dicembre dello stesso anno i commissari diventato tre: si aggiungono Enrico Laghi e Corrado Carruba. Dal gennaio 2015 l'Ilva passa definitivamente allo Stato con la richiesta di amministrazione straordinaria. Nel 2016 viene aperta la procedura per la cessione. Per facilitare l'operazione vengono stanziati 800 milioni per il piano di risanamento ambientale e altri 300 di prestito ponte che l'acquirente dovrà restituire. I tempi della cessione si allungano (la scadenza originaria era luglio 2016) e proprio nei giorni scorsi si era ventilato un altro slittamento di un anno.