Ore di attesa per la sorte dell’Ilva. Oggi il ministero dello Sviluppo economico procederà con l’assegnazione della gara alla cordata Arcelor Mittal-Marcegaglia, ma i nodi sul tappeto sono ancora molti. Quasi 5mila esuberi, risanamento ambientale, investimenti industriali, futuro dell’indotto. A Taranto, dove giovedì c’è stato il primo sciopero contro il piano di tagli, l’Ilva ha lo stabilimento più grande con quasi 11mila occupati sui 14.200 dell’intero gruppo. Altri impianti a Genova e Novi Ligure che invece scioperano oggi. Venerdì è arrivato il responso negativo dell’avvocatura dello Stato sul parere chiesto dal Mise circa la possibilità tecnica e giuridica di riaprire solo la parte economica della gara. Jindal – a capo della cordata di AcciaItalia – che propone un rilancio sull’offerta economica (di 1,2 mliardi a fronte degli 1,8 dei concorrenti di Am InvestCo Italy). Obiettivo infatti è chiudere la partita nel minor tempo possibile, la procedura deve essere completata entro il 30 settembre, termine ultimo per ottenere l’approvazione al nuovo piano ambientale, al quale seguirà l’esame da parte dell’Antitrust Ue per verificare se l’acquirente abbia o meno posizioni dominanti nel mercato europeo. Se così dovesse essere, Am Investco si è comunque impegnata a disinvestire fuori dall’Italia. Dal ministero arrivano rassicurazioni sulla delicatissima questione degli esuberi che sarà oggetto della trattativa sindacale. Il viceministro Teresa Bellanova ribadisce che il Mise avrà un ruolo di garanzia e di vigilanza: nessuno sarà licenziato, il personale in esubero sarà coperto dalla cassa integrazione straordinaria oppure entrerà nella nuova società affidata all’amministrazione straordinaria che si occuperà di effettuare interventi di risanamento ambientale nel-l’Ilva complementari a quelli dei privati.
Il piano Arcelor-Mittal Marcegaglia prevede 4800 esuberi nell’immediato, che margini di manovra ci sono per ridurli?
L’ho già detto ma vale la pena ribadirlo. Siamo impegnati a sostenere una forte riduzione degli esuberi. È la dinamica stessa della procedura che consente un miglioramento dell’offerta, oggetto di un confronto con le parti sociali per il raggiungimento dell’accordo sindacale. Accordo vincolante.
Lei ha parlato di un reimpiego degli esuberi nelle operazioni di bonifica, può spiegare meglio questo passaggio?
Mi riferisco al Piano ambientale e sanitario che deve essere realizzato dall’Amministrazione straordinaria come è indicato con molta chiarezza proprio dal decreto Mezzogiorno in vigore dall’1 marzo 2017. Lì il governo ha voluto precisare come il termine di durata del programma dell’amministrazione straordinaria sia vincolato all’attuazione del Piano e che i Commissari straordinari sono autorizzati, cito testualmente, «ad individuare e realizzare ulteriori interventi di decontaminazione e risanamento ambientale non previsti nell’ambito del Piano, ma allo stesso strettamente connessi, anche mediante formazione e impiego del personale delle società in amministrazione straordinaria non altrimenti impegnato, allo scopo di favorire il reinserimento del personale stesso nell’ambito del ciclo produttivo».
Sono passati cinque anni dalla bufera giudiziaria che ha travolto l’Ilva di Taranto, quali conseguenze ci sono state sull’industria pugliese?
Stiamo parlando della più grande acciaieria europea, le ricadute sono state nazionali, non solo regionali. In questi anni l’obiettivo è stato unico: impedire la dismissione dell’Ilva, ovvero di un segmento strategico dell’impresa e dell’economia nel nostro Paese, affer-mando con forza che tutela del lavoro e tutela dell’ambiente e della salute possono coesistere.
I sindacati contestano il piano industriale, sostenendo che è un ripiegamento, c’erano altre soluzioni?
I Commissari hanno valutato le offerte in coerenza con i parametri del bando, definito in base alle normative europee. Non mi risulta che ci fossero altre soluzioni. Dobbiamo lavorare, tutti, per migliorare quelle a disposizione. Ritengo che i margini ci siano.
L’antitrust europeo si è mosso, che rischi ci sono di un allungamento dei tempi nell’aggiudicazione della gara?
Dopo la valutazione del Comitato di sorveglianza, il passo successivo è l’aggiudicazione da parte del ministro. Da quel momento l’Antitrust potrà valutare nel merito. Ritengo che nel mentre questo accade, il confronto tra parti sociali e impresa aggiudicataria deve proseguire, per affrontare e chiarire nel modo più puntuale tutti gli aspetti. Ovviamente il Governo non starà alla finestra.
La bonifica ambientale si concluderà nel 2023, quali interventi sono prioritari? Il governo potrà in qualche modo indirizzarli? Il governo farà ogni sforzo per quanto di sua competenza perché la bonifica ambientale non tradisca le aspettative di una intera città. Il decreto Mezzogiorno parla chiaro. Taranto è una città bellissima che ha sofferto oltre ogni dire: non sarà lasciata sola.