La linea di produzione dell’antivirale Paxlovid / Pfizer
È un vero e proprio boom quello registrato dall’export marchigiano nel primo trimestre del 2023. Stando agli ultimi dati diffusi dall’Istat, la Regione risulta essere la prima in Italia per aumento delle esportazioni, con il dato del valore delle vendite verso l’estero che è più che raddoppiato (+101,9%) rispetto a un anno fa.
Un’impennata che da sola contribuisce per 2,8 punti percentuali alla crescita su base annua dell’export nazionale, che si attesta al +9,8%. L’impatto maggiore proviene dall’incremento delle esportazioni dalle Marche verso la Cina, che registrano uno sorprendente +4.415%, generando un aumento del 92% di tutto l’export nazionale verso Pechino.
Un dato eccezionale, quello marchigiano, spiegato quasi interamente dalla vendita di prodotti farmaceutici, nello specifico di un farmaco antivirale contro il Covid, il Paxlovid, prodotto nello stabilimento Pfizer di Ascoli Piceno - Istat
Un dato eccezionale, quello marchigiano, spiegato quasi interamente dalla vendita di prodotti farmaceutici, nello specifico di un farmaco antivirale contro il Covid, il Paxlovid, prodotto nello stabilimento Pfizer di Ascoli Piceno.
Il sito produttivo marchigiano, che ha un volume di produzione di circa 130 milioni di confezioni di farmaci all’anno e rifornisce cento Paesi nel mondo, è stato selezionato della multinazionale americana (insieme a quelli di Friburgo, in Germania e Newbridge, in Irlanda) per la produzione della compressa antivirale, che viene venduta a diverse centinaia di euro a unità. «Pfizer ha scelto il nostro stabilimento per via delle tecnologie presenti nel sito, per l’elevata professionalità delle persone che ci lavorano e per la capacità dimostrata negli anni nel garantire in maniera affidabile la fornitura di farmaci con elevati standard di qualità», spiega Rossella Bruni, direttrice del sito produttivo. L’avvio di questa nuova produzione ha fatto schizzare la crescita del settore farmaceutico regionale, che nel 2022 ha registrato un +481%. Un giro d’affari che vale 9 miliardi e mezzo di euro e che ha portato a un ampliamento dell’organico e a un piano di investimenti di oltre 30 milioni di dollari. «Nel 2022 dal nostro stabilimento sono uscite 15 milioni di confezioni del farmaco contro il Covid e 10 milioni sono quelle che usciranno, in totale, nel 2023», dichiara Bruni. « Per far fronte a questa nuova produzione, abbiamo investito nell’adeguamento del sito in diversi modi: acquistando nuovi impianti e macchinari, favorendo la sostenibilità energetica e ambientale e, soprattutto, sulle risorse umane necessarie per supportare il lancio e la produzione di questo farmaco.
Nel giro di pochi mesi, infatti, abbiamo avviato un processo di numerose assunzioni di nuovi dipendenti », sostiene Bruni. «Questo ha avuto effetti positivi sia sull’occupazione stabile in azienda, sia sull’indotto», aggiunge. «Il 60% degli investimenti del sito si riversa, infatti, sulle commesse per le imprese che operano sul territorio». Un impatto positivo per l’economia della regione, che comunque registra una crescita delle esportazioni anche in altri settori dell’industria manufatturiera, messa alla prova dalle numerose crisi degli ultimi anni.
Stando ai dati elaborati dalla Camera di Commercio delle Marche, infatti, la quota di esportazioni che era stata persa a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina e che ha penalizzato specialmente il settore calzaturiero, è stata ampiamente recuperata nei mercati statunitensi, asiatici ed europei, con l’Inghilterra che nel 2022 ha quadruplicato le importazioni rispetto all’anno precedente, superando il miliardo e 800 milioni di euro. Dati positivi che lasciano presagire una crescita strutturale dell’economia delle Marche, area geografica che nel 2022 era stata declassata a regione “in transizione” dall’Unione europea.