martedì 18 febbraio 2025
Il nuovo strumento di intelligenza artificiale funziona solo negli Usa e su abbonamento. Ma emergono già alcuni punti critici
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L’azienda di intelligenza artificiale di Elon Musk, fondata nell’estate 2023, xAI, ha lanciato negli Stati Uniti il suo ultimo modello di intelligenza artificiale: Grok 3. Sono state svelate, nuove funzionalità per le app Grok per iOS e per il web, al momento, però, non ancora disponibili, né testabili in Europa. Nel nostro Paese per fare delle prove è utilizzabile soltanto Grok 2, nella versione integrata al social network X (ex Twitter): https://x.com/i/grok

Grok, la risposta di xAI a modelli come GPT-4o di OpenAI e Gemini di Google, è in grado di analizzare immagini e rispondere a domande, e supporta numerose funzionalità del social network di Musk, X. Quello che si sa finora, basandosi sull’annuncio in video streaming di Elon Musk, è che il chatbot Grok per essere addestrato ha utilizzato un enorme data center a Memphis contenente circa 200mila GPU e in un post su X, l’uomo più ricco del mondo ha affermato che Grok 3 è stato sviluppato con una potenza di calcolo “10 volte” maggiore rispetto al suo predecessore, Grok 2, utilizzando un set di dati di addestramento ampliato che includerebbe anche documenti di casi giudiziari. Su quest’ultimo punto, peraltro, negli Stati Uniti sono già state presentate forti critiche da alcuni giuristi, dopo che pochi giorni fa un tribunale della contea di Wyoming ha chiesto una spiegazione da un gruppo di avvocati che hanno presentato alla corte dei falsi precedenti legali e si è scoperto che gli avvocati avevano utilizzato l’intelligenza artificiale per preparare quei documenti, ma il sistema generava casi inesistenti.

Grok 3 è costituito da una famiglia di modelli e sarà disponibile prime per gli abbonati di X, il social network di Musk: una versione più piccola di Grok 3, Grok 3 mini, risponde alle domande più rapidamente a scapito di una certa accuratezza, mentre altri due modelli, Grok 3 Reasoning e Grok 3 mini Reasoning, possono «pensare attentamente» ai problemi, in modo simile ai modelli di «ragionamento» come o3-mini di OpenAI e R1 della società cinese di intelligenza artificiale DeepSeek. I modelli di ragionamento cercano di verificare i fatti prima di fornire risultati, il che li aiuta a evitare alcune delle insidie ​​che normalmente fanno inciampare i modelli.

Gli abbonati a X Premium+ (costa 50 dollari al mese) avranno accesso in anteprima a Grok 3, mentre altre funzionalità saranno riservate a un nuovo piano chiamato SuperGrok. Al prezzo di 30 dollari al mese o 300 all’anno, SuperGrok sblocca ulteriori query di ragionamento e DeepSearch, oltre a offrire la generazione illimitata di immagini.
Entro una settimana, l’app Grok aggiungerà una modalità vocale con voce sintetica. Inoltre i modelli Grok 3 saranno disponibili tramite l’API aziendale di xAI, insieme alla capacità DeepSearch. Nei prossimi mesi, xAI prevede anche di rendere open source Grok 2.

Secondo Musk, Grok 3 «è un’intelligenza artificiale che cerca la verità al massimo, anche se questa verità a volte è in contrasto con ciò che è politicamente corretto». E questo mostra un altro nodo critico, già emerso con la versione beta di Grok 2: la produzione di immagini fuorvianti, violente e che violano il copyright, generate dal chatbot creato da xAI. Al contrario di quanto hanno fatto i capi di Google, Meta e Microsoft che si sono tutti quanti scusati quando i loro bot hanno creato immagini problematiche, nel caso di Elon Musk, il diritto alla libertà di parola ha prevalso su tutte le altre preoccupazioni etiche, ma anche legate alla manipolazione di contenuti e alla diffusione di fake news. Alejandra Caraballo, docente alla Harvard Law Cyberlaw Clinic, in un post su X aveva già definito la versione beta di Grok «una delle implementazioni di intelligenza artificiale più sconsiderate e irresponsabili che abbia mai visto».

Va ricordato, infine, che il lancio di Grok 3 arriva contestualmente all’aspra battaglia di Elon Musk contro OpenAI che ha incluso cause legali, una guerra di parole e nei giorni scorsi un'offerta di acquisizione non richiesta da 97,4 miliardi di dollari per rilevare le attività dell'organizzazione non-profit OpenAI.

Dal canto suo, OpenAI sta da tempo lavorando per diventare un’organizzazione a scopo di lucro e assicurarsi il capitale necessario allo sviluppo dei migliori modelli di intelligenza artificiale.

Musk ha fatto causa al CEO di OpenAI Sam Altman e ad altri ad agosto e ha chiesto a un giudice distrettuale degli Stati Uniti di bloccare il tentativo di OpenAI di trasformarsi in un’entità a scopo di lucro. OpenAI aveva replicato che l’offerta di Musk fosse in contraddizione con la causa aperta l’estate scorsa.

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