mercoledì 14 dicembre 2022
Nel III trimestre la produzione cala del 2,1% sull'anno. Il dg Franchi: si deve mettere al centro l’industria e il lavoro
La presentazione della 164esima Indagine congiunturale di Federmeccanica

La presentazione della 164esima Indagine congiunturale di Federmeccanica - Archivio

COMMENTA E CONDIVIDI

«Il chiaro scuro della precedente rilevazione sta diventando sempre più fosco. Si addensano le nubi sulla nostra industria. Lo avevamo in qualche modo previsto perché i trend erano evidenti e ancora oggi non vediamo la luce in fondo al tunnel. Infatti le aspettative delle imprese metalmeccaniche e meccatroniche sono in costante e, purtroppo, anche netto peggioramento in ogni ambito, come le prospettive occupazionali, la produzione e il portafoglio ordini. In un quadro complessivamente negativo c’è un solo elemento positivo: la resistenza del dato sugli investimenti, che è un riflesso della resilienza delle nostre imprese». Lo ha dichiarato questa mattina a Roma Stefano Franchi, direttore generale di Federmeccanica, nel corso della presentazione dei risultati della 164esima edizione dell'Indagine congiunturale sull'industria metalmeccanica. Infatti peggiora nel terzo trimestre la produzione (-2,1% sull'anno). Pesano, tra i vari fattori, gli ulteriori incrementi dei prezzi dell’energia e delle materie prime dovuti al prolungamento del conflitto russo-ucraino e la politica zero-covid adottata dalla Cina. Anche l’export, aumentato del 13,5% rispetto all’analogo periodo del 2021, è tuttavia in attenuazione nei singoli trimestri. Positivi i flussi verso i Paesi Ue (+15%), mentre diminuiscono verso Russia (-19,5%) e Cina (-4,3%). Sale all’83% (rispetto al 79% della scorsa rilevazione) la percentuale di imprese che risentono dell’impatto dei rincari energetici sui costi di produzione e aumentano le aziende che indicano come possibile conseguenza l’interruzione dell’attività: sono pari all’8% (erano il 7% nel secondo trimestre e il 4% nel primo). Si aggrava, altresì, l’impatto che tali rincari hanno sulla redditività delle imprese: aumenta al 74% la quota di imprese che hanno registrato una riduzione del Mol-Margine operativo lordo (erano il 68% a fine giugno). L'occupazione resta stabile. Sono pari al 64%, invece, le aziende che prevedono di attuare forme di investimento nei prossimi sei mesi, in particolare volte ad aumentare il risparmio energetico e la propria sostenibilità ambientale. Il 26,4% del campione investirà in tecnologia e digitalizzazione e il 20,1% dedicherà risorse per la formazione. «Nonostante tutto - conclude il dg - si continua a investire puntando sul futuro, proprio quando il futuro rimane incerto e quando non si vedono ancora spiragli di normalizzazione. Certo questo non può durare a lungo se non si interviene subito. Continuiamo ad operare in uno scenario straordinario e dagli esiti imprevedibili, il peggiore che possa esserci per fare impresa. Mancano certezze e servono riferimenti quelli che sia a livello Paese che in Europa vanno dati a chi opera per un interesse generale. Oggi come non mai sono necessarie riforme, politiche industriali che tocchino i grandi temi e risolvano i grandi problemi in maniera strutturale dal costo e approvvigionamento energetico al taglio del cuneo fiscale, alla gestione della transizione ecologica, fino a quello delle competenze solo per fare degli esempi. In poche parole si deve mettere al centro l’industria e il lavoro, cosa che ancora non sta succedendo e che va fatto subito, prima che sia troppo tardi».


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: