Per il mercato dell’auto, luglio è stato il 13° mese consecutivo chiuso in passivo. Salvatore Saladino, da più di 20 anni nel settore avendo lavorato per Renault, Fiat e Daimler e attuale country manager di Dataforce Italia, società di analisi di mercato che opera a livello internazionale: secondo lei è colpa solo della carenza di prodotto e del rialzo dei prezzi?
Quest’anno sul cumulato rispetto al 2021, l’Italia ha immatricolato oltre 200 mila vetture in meno. Le scelte di chi oggi acquista un’automobile non sono cambiate rispetto a prima. Il grosso delle vendite è sempre stato fatto da vetture di prezzo accessibile e con buoni contenuti di prodotto e immagine. Il problema è che stiamo in una fase temporanea nella quale, per una precisa scelta dei costruttori, di questi prodotti se ne trovano ben pochi.
Molti costruttori pur vendendo meno continuano a ottenere bilanci in positivo. Come si spiega?
La transizione ecologica imposta dai decisori europei è la scusa perfetta affinché le case auto realizzino una eccellente politica del margine, a discapito dei volumi, del rinnovo del parco circolante e delle migliaia di persone che perderanno il lavoro.
Gli incentivi intanto non hanno risollevato nemmeno il mercato delle vetture 100% a batteria (-24% a luglio): un dato fuorviante tra l’altro perchè molte di queste sono autoimmatricolate dai concessionari. Colpa solo dei bonus di entità ridotta rispetto al passato?
Le case ne immatricolano tante a sé stesse per far quadrare gli obiettivi di emissioni imposti in Europa. Gennaio, febbraio e aprile hanno registrato una quota del 27% di km 0 elettriche: sul cumulato siamo oggi a una media del 21,5%, elevatissima rispetto ai benzina, diesel e ibridi, dove siamo circa al 7%. I bonus c’entrano poco: l’elettrico è stato acquistato da chi se lo poteva comunque permettere e che ha pure approfittato dell’incentivo. Esaurita l’onda "modaiola" degli early adopters, la domanda di elettrico al prezzo con il quale viene proposto oggi esiste solo nella testa dei legislatori.
Lei è molto scettico su questa politica della mobilità. Frutto, ha scritto, di «scelte di compromesso, non equilibrate, in ritardo, senza visione e per nulla strutturali»...
Di certo non hanno risollevato il mercato. Ritengo sia una grande perdita di risorse e tempo combattere su argomenti non risolutivi come quello degli incentivi, invece di concentrare tutti gli sforzi per ottenere una vera revisione della fiscalità. Gli incentivi si danno quando c’è carenza di domanda, non quando c’è surplus di domanda. Gli unici fondi che sono andati esauriti in un attimo sono stati quelli sulle vetture termiche, perché restano le uniche che ci si può permettere. Questa è una conferma che la politica sta immaginando un mercato che non esiste nella realtà: la corsa all’auto elettrica con il contemporaneo repentino abbandono delle moderne e stra-ecologiche motorizzazioni endotermiche moderne, rimarrà pura teoria senza forti sostegni all’acquisto, che alla fine sono sempre a carico dei contribuentI.
ll mercato intanto vira sull’esotico. Prezzi contenuti e pronta consegna grazie alla disponibilità dei chip, a differenza dei marchi tradizionali: esiste davvero il rischio dell’invasione di auto cinesi (e non solo elettriche) in Italia e in Europa?
Se prima ero preoccupato che, dietro a una falsa bandiera ecologista, l’eccellenza tecnologica automobilistica europea venisse smantellata regalando alla Cina il futuro dominio della filiera, adesso l’invasione dei produttori cinesi è solo questione di tempo e, vista la scarsa considerazione che le Case auto stanno dimostrando verso la filosofia dietro la quale sono nate (citando Henry Ford: "C’è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti"), che ben vengano questi nuovi marchi a far progresso vendendo auto elettriche al prezzo che meritano.
I singoli marchi in questi mesi incassano risultati molto diversi tra loro. Come si spiega, e cosa risulta premiante sul mercato?
Una cosa sono i volumi, un’altra i margini. In termini di volumi, nei primi sette mesi del 2022 i primi 20 costruttori nella graduatoria delle marche più vendute hanno fatto segnare un passivo a doppia cifra, tranne Toyota, Kia, Nissan e Alfa Romeo che hanno un passivo a una cifra. Invece Dacia e DR crescono, rispettivamente, del 19,35% e del 210,95% e il motivo è uno solo: sono rimaste le uniche sul mercato con buoni contenuti e prezzi accettabili, l’unica ricetta che ha sempre funzionato nel mercato dell’auto per tutti.
La fine dell’endotermico nel 2035 (sempre che poi accada davvero) che conseguenze a breve termine può comportare?
Sulla decisione, confermata "provvisoriamente" nel peggiore stile politico, di terminare le vendite di auto a motore endotermico nel 2035, non trovo un motivo logico e anche solo intellettualmente onesto per una forzatura che il mercato non può digerire naturalmente in queste modalità e tempi. Continuando l’ostracismo populista nei confronti dell’auto, il risultato sarà l’ulteriore invecchiamento del parco circolante, con tutti i costi della transizione "ecologica" a carico dei consumatori.
A luglio il trend più significativo è il risultato eccellente del noleggio a lungo termine (+23,2%), che consente al NLT di rimanere il canale più performante del 2022, con una perdita contenuta da gennaio a luglio al 2,4%, a fronte di un mercato in caduta del -20,18%. Ancora migliore il dato del noleggio a breve termine, che per la prima volta quest’anno rimbalza a +58,7%. L’auto insomma si usa ma non la si acquista più?
Mettendo da parte il noleggio a breve termine che segue logiche ben distanti da quelle di mercato, il noleggio a lungo termine è l’unica formula di “acquisto” - perdonatemi il termine - che nasconde il prezzo, dà la certezza del costo mese per mese e sposta sul noleggiatore stesso il rischio della svalutazione del bene. Sono questi i tre fattori chiave per comprendere il “fenomeno” noleggio, che comunque è ancora parecchio indietro se confrontato ad altri paesi europei e mai potrà arrivare a certi livelli per il carico fiscale tutto italiano che si porta dietro. In ogni caso disegnerà il futuro del mercato auto, di questo possiamo esserne certi.
Noleggio, leasing, acquisto tradizionale, offerte ingannevoli (l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha appena chiuso, accettando gli impegni proposti, 14 procedimenti avviati nei confronti delle maggiori case automobilistiche che operano in Italia). Il cliente oggi è frastornato da tante nuove possibilità. Cosa si può consigliare a chi ha bisogno odi una vettura nuova? In più ora c’è anche l’abbonamento, spieghiamo come funziona e in cosa si differenzia dal noleggio?
È vero, oggi come mai ci sono tante e tali possibilità per acquistare/utilizzare un’auto che è davvero difficile districarsi nella giungla di offerte proposte dalle case auto e dai noleggiatori. La prima cosa che mi sento di consigliare è una regola che considero aurea: non si investe in beni che perdono il proprio valore nel tempo, ma se ne paga solo l’uso. Se quindi siete fra i fortunati che hanno potuto sborsare 2 milioni di euro (circa) per avere una delle 599 Ferrari Daytona SP3, ecco, avete fatto benissimo, perché questo sì che è un ottimo investimento, ma di macchine che non varranno mai meno di quanto sono state pagate ce ne sono davvero poche. Per tutti gli altri, il noleggio nelle sue tante declinazioni (e l’abbonamento e una di queste) è la soluzione più corretta. L’abbonamento offre una flessibilità molto più elevata rispetto al noleggio tradizionale, soprattutto riguardo ai periodi d’uso e alle durate contrattuali, ma è una flessibilità che (giustamente) si paga. Come secondo e ultimo consiglio che mi sento di dare, se state prendendo in considerazione un’auto nuova, è quella di affidarvi a uno specialista super partes che faccia il lavoro per voi: si chiamano “Personal Car Shopper” e negli Stati Uniti chiedono almeno 500 dollari per trovarvi l'auto giusta nella modalità di acquisto a voi più conveniente. Qui in Italia ci sono diversi siti che offrono questi servizi ma purtroppo, finora, non ne ho conosciuto uno che fosse realmente super partes.