Oxfam
A causa del Covid-19 il mondo sprofonda nella peggiore crisi economica dal secondo dopoguerra, intanto 17 multinazionali con sede centrale negli Stati Uniti nel 2020 stanno traendo vantaggio dalla pandemia guadagnando almeno 85 miliardi di dollari in extra-profitti rispetto alla media degli anni 2016-2019. Il 99% degli utili delle più grandi aziende statunitensi – tra cui Microsoft, Johnson & Johnson, Pfizer, Facebook, Apple, Google e Visa – sarà destinato a remunerare gli azionisti. Oltre la metà dei profitti andranno a beneficio dell’1% più ricco, mentre negli Stati Uniti si accentuano le disuguaglianze sociali, economiche, etniche e di genere. Su 10 dollari di extra-profitti solo 32 centesimi vanno alle comunità nere e ispaniche. È la denuncia di Oxfam, in un report pubblicato intitolato Pandemic Profits Exposed. «Alcune multinazionali statunitensi, soprattutto dei settori tecnologico, farmaceutico e del credito – riferisce Oxfam - realizzano profitti da capogiro, a beneficio dei già ricchi, accentuando ulteriormente le disuguaglianze esistenti». Il punto, precisa Nicholas Lusiani, policy advisor di Oxfam America, «non è tanto il livello straordinario di utili realizzati, quanto la destinazione di tali profitti, non orientati a investimenti produttivi o al miglioramento delle retribuzioni dei propri dipendenti. In un contesto già fortemente diseguale, questa politica aziendale rischia di ampliare i già drammatici divari economici negli Stati Uniti». Il rapporto stima che all’1% più ricco degli americani (che possedeva, a inizio 2020 il 52% dei titoli azionari statunitensi) andrà oltre la metà degli 85 miliardi di extra-profitti, mentre al 90% più povero degli americani andrà solo il 12%. Oxfam propone quindi una soluzione, già sperimentata sui profitti di guerra negli anni ’40: l’introduzione di una “Pandemic Profits Tax” negli Usa, che potrebbe generare 80 miliardi di dollari in grado di garantire a tutti l’accesso universale alle cure. Questa misura, eccezionale e temporanea, andrebbe affiancata «da riforme strutturali e sostanziali della fiscalità internazionale d’impresa per fermare la concorrenza fiscale dannosa tra gli Stati, anche nell’Unione europea, e contrastare l’elusione fiscale».