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Lo scelgono i giovani alle prime esperienza, ma anche le donne e gli over-55 espulsi dal mercato del lavoro tradizionale. «L’e-commerce non è un avversario, siamo complementari – sottolinea il presidente di Univendita Ciro Sinatra – La gente sceglie le nostre aziende sia per la qualità dei prodotti che per la relazione umana. Uno dei punti di forza ad esempio è il post vendita con il venditore che rimane in contatto con il cliente. Il settore principale è quello dei beni durevoli per la casa, dal Folletto al Bimbi di Vorwek, dalle pentole alle macchine caffè, poi ci sono prodotti alimentari, con Bofrost azienda che garantisce una catena del freddo con una grande qualità. Ci sono poi molte aziende specializzate nella cosmetica, come la storica Avon, e nei prodotti ecologici come la piemontese Witt. Sino a qualche anno fa si vendevano anche cucine componibili. Adesso ci sono i viaggi con una nostra associata, CartOrange ha dei punti fisici ma ha una rete di incaricati a domicilio».
Le modalità di vendita sono sostanzialmente due: una festa a casa di un cliente dove si organizzano dimostrazioni e vendite e il classico porta a porta, con o senza appuntamento. Il Folletto ad esempio viene venduto così dal 1938, l’Italia è cambiata ma la qualità è rimasta la stessa. «Le aziende associate ad Univendita sono “selezionate” in base alla reputazione. Alla base del successo c’è il passaparola basato sulla qualità del prodotto perché - spiega Sinatra - questo tipo di vendita è di fatto “un social media ante litteram”».
Dal 2005 c’è una una legge, la 173, che formalizza e istituzionalizza la figura del venditore incaricato alla vendita diretta a domicilio e prevede quattro tipi di inquadramento: dipendente (ad esempio gli autisti di Bofrost) agenti di commercio, incaricati abituali o venditori occasionali (sino a 6400 euro di provvigioni).
Uno dei punti fondamentali è un codice etico stringente, fondamentale è la formazione, assolutamente gratuita e con affiancamento sul campo, non solo sui prodotti ma anche sul comportamento da tenere. «È una professione che va bene per tutti: per i ragazzi che finiscono le scuole perché consente una grande autonomia, per le donne che purtroppo in Italia hanno meno possibilità di lavorare perché devono gestire la famiglia, ma anche per chi ha perso il lavoro e magari ha meno energia ma più esperienza. La cosa fondamentale è essere persone oneste, non è un lavoro di serie B. Ci sono tante persone che lo fanno per tutta la vita con soddisfazione».
Subito dopo il Covid c’è stata un’esplosione di vendite con un 20% in più perché la gente aveva voglia di vedere altre persone, le vendite adesso continuano ad aumentare e si è tornati ampiamente ai livelli pre-Covid. Non si compra porta a porta per risparmiare ma al contrario per la qualità elevata dei prodotti. La commistione con il digitale c’è ma funziona solo come vetrina. «Il mondo va avanti e le novità non vanno osteggiate ma la nostra caratteristica è il rapporto personale, i social media ci servono per farci conoscere ma poi è il contatto diretto che fa la differenza oltre al fatto che l’azienda conosce tutti i suoi dipendenti, non ci sono modelli piramidali come avviene in altre realtà, noi puntiamo su reputazione e impegno».