Reuters
C’è chi già non esclude il rialzo di un’offerta così bassa da essere quasi “offensiva”, chi ritiene addirittura la mossa di UniCredit un diversivo, chi sottolinea che alla politica il mercato libero piace, ma fino a un certo punto. Soprattutto quando si parla di banche. Sia come sia, il “no” più netto, oltre a quello di Matteo Salvini, al blitz di UniCredit che mette nel mirino Banco Bpm è proprio quello dell’altra metà della presunta futura coppia, BBpm appunto. Che da possibile protagonista di un Terzo polo bancario italiano con Mps, diventa invece possibile “preda” dell’istituto di piazza Gae Aulenti. Il primo approccio di UniCredit nell’Ops su BBpm «difficilmente avrà successo», ma dà al ceo Andrea Orcel «spazio di manovra», sottolineava ieri anche il Financial Times, evidenziando che il secondo gruppo bancario italiano «dovrà migliorare la propria offerta», ritenuta al momento troppo bassa.
Il consiglio d’amministrazione di BBpm, da parte sua, l’ha già bocciata, evidenziando che l’offerta «non è stata in alcun modo preventivamente concordata con l’istituto di credito». L'offerta di UniCredit «indica un corrispettivo unitario – interamente in azioni – che riflette un premio dello 0,5%» rispetto alle azioni di BBpm di venerdì scorso, «e uno sconto implicito del 7,6%» rispetto al prezzo ufficiale di lunedì. Per il cda, le condizioni risultano «del tutto inusuali per le operazioni di questa tipologia e non riflettono in alcun modo la redditività e l’ulteriore potenziale di creazione di valore per gli azionisti di BBpm». BBpm, insomma, vale e potrebbe valere in futuro molto di più, sostiene il suo cda.
La nota di BBpm non manca poi di evidenziare come l’operazione espone i suoi stakeholder ai rischi connessi «all'esito delle iniziative di espansione avviate da UniCredit in Germania», ovvero il tentativo di scalata su Commerzbank. E ancora: un’eventuale fusione, viene spiegato, ridurrebbe «significativamente la concorrenza sul mercato bancario italiano», in particolare «per le pmi ossia il tessuto produttivo a cui storicamente la Banca si rivolge». Viene inoltre rilevato come l’applicazione della passivity rule per BBpm condizionerà lo spazio di manovra del gruppo, con riferimento in particolare all’offerta pubblica di acquisto di Banco Bpm Vita sulla totalità delle azioni di Anima Holding, oltre che all’investimento nel capitale sociale di Mps. Proprio ieri erano attesi i documenti d’offerta e le istanze autorizzative presso la Consob dell’Opa BBpm su Anima.
L'offerta da 10,1 miliardi di euro “carta su carta” di UniCredit, con sinergie per 1,2 miliardi, non fa insomma alcuna breccia sui rivali. «Non possiamo escludere una modifica dei termini dell'operazione per renderla più attraente o che altre parti mostrino interesse per Bpm», ha evidenziato ieri l’agenzia di rating S&P, che non esclude una partita al rialzo o delle controfferte in arrivo. Dal governo hanno mostrato freddezza Salvini, che ha ribadito la composizione azionaria straniera di UniCredit e che ha nelle pmi clienti del Banco ampi bacini elettorali, e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. La nascita del Terzo polo bancario, per Salvini, non deve essere «in discussione». Fonti di governo hanno raccontato che l'operazione è stata comunicata a ridosso della delibera del cda di UniCredit e l’esecutivo ne ha potuto soltanto prendere atto ma approfondirà con la procedura del Golden power.
Per l'esecutivo, tra l'altro, non sarebbe chiara la finalità dell'operazione vista anche la concomitanza con l'interesse dell'istituto italiano verso la tedesca Commerzbank, operazione che però resta al momento in stand-by in attesa dell'esito delle elezioni in Germania del prossimo febbraio. L'istituto italiano, tra derivati e azioni, è il primo azionista con il 21 per cento e può salire, qualora la Bce l'autorizzi, alla soglia d'opa del 29,9 per cento. E non è detto che lo faccia. Sicuramente non in tempi brevi. Qualsiasi acquisizione e integrazione di Banco Bpm, che «speriamo avvenga in maniera rapida e fluida, resterà indipendente – ha puntualizzato Orcel - da qualsiasi ipotetica e futura integrazione» tra UniCredit e Commerzbank. La partita, su più fronti, è ancora tutta da giocare.