Stefano Granata, presidente di Gruppo Cgm
Cambiare il mercato del lavoro in senso più sociale, per avviare un cambiamento culturale che porti a considerare il lavoro come bene comune. Questo l’ambizioso obiettivo di fondo di Cooperjob, la nuova Agenzia per il Lavoro promossa da Gruppo Cgm, la più grande rete (un migliaio di realtà) di imprese sociali in Italia.
Cooperjob è una piattaforma web, già operativa (www.cooperjob.eu), dove l’incontro tra domanda e offerta di lavoro è libera, gratuita e disintermediata, per le aziende e i candidati. Le aziende possono soddisfare le loro necessità in ambito di ricerca e selezione del personale, dalla ricerca libera alla pubblicazione di posizioni aperte, alla connessione con i canali social media aziendali. Ai candidati è data la possibilità di utilizzare il motore di ricerca, gestire identità professionali multiple, inserire video curriculum.
Uno dei pilastri del progetto Cooperjob è la creazione di «un mercato del lavoro disintermediato, ovvero un bene comune e non un bene privato – ha sottolineato il direttore Marco De Stefani durante la presentazione di Cooperjob, ieri a Milano - senza più asimmetrie e con l’obiettivo della massima occupazione». Un altro pilastro è la web tv al servizio del lavoro (si appoggerà su Youtube): darà la possibilità a organizzazioni e lavoratori di offrire la propria narrazione del mondo del lavoro anche in maniera, come dire, politicamente non corretta, sebbene sempre nei limiti del rispetto reciproco. Infine il terzo pilastro: Cooperjob intende diventare la prima public company italiana, partecipata da un azionariato aperto e diffuso. E gettare così le basi, aggregando anche altri interlocutori, per la creazione di una futura Borsa sociale.
Ma perché un protagonista del mondo dell’economia sociale, come Gruppo Cgm (dove circa l’85% degli assunti ha un contratto a tempo indeterminato), ha deciso di entrare nel mercato della somministrazione di lavoro? «Questa è una delle iniziative – ha commentato Stefano Granata, presidente di Gruppo Cgm (che quest’anno celebra il trentennale dalla fondazione, avvenuta nel 1987) – con cui la cooperazione sociale mira a uscire da una concezione di welfare ristretta e non più attuale, dov’era essenzialmente ridistributore di ricchezza, a una in cui può proporsi come agente di sviluppo, generatore di ricchezza e quindi di welfare. Lavorare sul mercato del lavoro per renderlo più aperto e accessibile è pienamente nella nostra mission, perché oggi essere esclusi dal lavoro significa essere esclusi da tutto».