ANSA/MATTEO BAZZI
Da una parte la raccolta record della prima emissione del Btp Valore, conclusasi ieri con un importo complessivo di oltre 18,19 miliardi di euro messi sul piatto dai piccoli risparmiatori. Dall’altra i nuovi dati del sindacato bancario Fabi, che evidenziano i 50 miliardi di euro di risparmi “bruciati” in appena tre mesi da famiglie e imprese, che diventano 61 miliardi negli ultimi due anni. Il doppio dato che emerge sui conti degli italiani ci descrive ancora una volta come un popolo di risparmiatori, ma con una dicotomia crescente tra coloro che possono ancora investire per il futuro e quanti, invece, stanno erodendo le “riserve”, anche per far fronte alla corsa dell’inflazione e agli alti tassi di interesse su prestiti e mutui. Un’Italia, dunque, a doppia velocità, in cui i divari economici tendono ad aumentare.
Per il Btp Valore il ministero dell’Economia e delle finanze ha ottenuto il risultato più elevato di sempre in termini di valore sottoscritto – 18,19 miliardi di euro, ma anche per numero di contratti registrati, 654.675 – in un singolo collocamento di titolo di Stato per i piccoli risparmiatori, a cui il titolo quadriennale era rivolto in via esclusiva. Il Mef ha confermato ieri i tassi minimi annuali annunciati il 1° giugno scorso, pari al 3,25% per il 1° e 2° anno e al 4,00% per il 3° e 4° anno. Ai sottoscrittori che manterranno il titolo di Stato per tutta la durata dei 4 anni verrà garantito anche un premio extra finale di fedeltà dello 0,5%. Il taglio medio degli ordini si è via via abbassato fino a oltre 27mila euro, segno che la base dei risparmiatori si è via via allargata con il passare dei giorni, ma la soglia è comunque elevata, a testimonianza di quanto risparmio disponibile ci fosse tra le famiglie italiane coinvolgibili nell’operazione.
«Il risparmio è cresciuto in maniera sensibile nell’era della pandemia, perché coloro che hanno continuato a guadagnare si sono trovati ad essere non in condizione di spendere, basti pensare al blocco di attività come i viaggi – sottolinea Innocenzo Cipolletta, presidente dell’Associazione italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt –. Questo ha creato una bolla di risparmio e le famiglie hanno trovato appetibilità nel Btp Valore, un titolo pubblico facile da capire e da acquistare e che viene detenuto a medio termine. Questa stabilità di risparmio si rivela per lo Stato stabilità di gestione del debito, quindi è una situazione “win win”, che conviene a tutti». Merito del Btp Valore, secondo Cipolletta, è anche quello di «abituare le famiglie a investimenti non di tipo mordi e fuggi, che potrebbero rivelarsi forieri di perdite. Un domani la stessa famiglia potrebbe avere interesse anche a investire nel medio termine nelle imprese. Certo questo fenomeno non si produrrà in automatico, occorre che si facciano politiche favorevoli in questo senso, ma in ogni caso con i Btp non si sottrae risparmio che sarebbe finito alle imprese».
All’operazione Btp fa però da contraltare il dato dell’analisi della Fabi, secondo cui tra dicembre 2021 e marzo 2023 il saldo totale dei conti correnti di famiglie e imprese è calato di oltre 61 miliardi di euro, da 2.076 miliardi a 2.015 miliardi, con una diminuzione di oltre 50 miliardi in soli tre mesi, da dicembre 2022 a marzo scorso. «Il rialzo del costo del denaro della Banca centrale – sottolinea il sindacato bancario – ha cambiato le carte in tavola per famiglie e imprese e con un mix imperfetto di tassi e inflazione la ricchezza accumulata nel corso di anni corre il rischio di andare in fumo in tempi brevi. Sfrenata corsa dei prezzi, prestiti più onerosi e perdita di potere di acquisto sono solo alcune delle maggiori conseguenze di un meccanismo economico perverso che mina il tesoretto degli italiani e continua a metterne a dura prova la capacità di risparmi».
Per molti italiani, davanti a un periodo di stretta creditizia, anche per l'effetto indotto dall'impennata dei tassi variabili, attingere ai propri conti liquidi sacrificando il risparmio resta l'unica ancora di salvezza. È così che il saldo complessivo di depositi e conti correnti a dicembre 2021 era di 2.076,8 miliardi di euro, contratto a 2.065,5 miliardi già a dicembre del 2022, per poi diminuire a scarsi 2.000 miliardi alla fine del primo trimestre del 2023. Alla stessa data di fine 2022, sui depositi vincolati a medio-lungo termine del popolo dei risparmiatori giacciono 153 miliardi di euro, in discesa di 2,4 miliardi (-1,6%) su base annua e in calo raddoppiato a 4,1 miliardi (-2,6%) tra dicembre 2022 e marzo scorso. L'allarme rosso sui risparmi degli italiani si affaccia, infatti, con maggiore vigore, alla fine del primo trimestre del 2023 quando risulta evidente che la difficoltà economica a rincorrere la sfrenata risalita dei prezzi con la propria capacità reddituale continua ad erodere pesantemente la liquidità del sistema.