mercoledì 24 luglio 2024
Oggi il sì del forum ministeriale: l’iniziativa punta a contrastare l’insicurezza alimentare che coinvolge 730 milioni di persone. In agenda la tassa sui super-ricchi, ma non i conflitti
Il presidente brasiliano Lula ospita il G20 ministeriale a Rio de Janeiro

Il presidente brasiliano Lula ospita il G20 ministeriale a Rio de Janeiro - Reuters

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Nel giorno in cui la Fao e le altre agenzie Onu dovrebbero annunciare nuovi drammatici dati sull’insicurezza alimentare – un fardello che difficilmente verrà eliminato entro il 2030, alimentato com’è da guerre e cambiamento climatico – dalla ministeriale del G20 a Rio de Janeiro nuove iniziative cercano di contrastare fame e povertà. Se infatti la presidenza brasiliana ha deciso di aggirare l'ostacolo della geopolitica che vede i Paesi del forum su fronti opposti, a partire dai conflitti in Ucraina e a Gaza, è sui temi della cooperazione, della ristrutturazione del debito e della tassazione dei supermiliardari, in ottica anti-disuguaglianze, che il presidente Lula, da padrone di casa, proverà a costruire consenso. Il vertice che ha già visto negli ultimi due giorni incontri a livello di ministri dello Sviluppo – e che proseguirà poi da domani con i meeting dei ministri delle Finanze – è anche il primo appuntamento internazionale in cui un membro dell’amministrazione Usa, la segretaria del Tesoro Janet Yellen, sarà chiamata a rassicurare le principali economie mondiali sul futuro di molte delle politiche adottate da Joe Biden, dagli incentivi all’economia verde al sostegno alle banche di sviluppo multilaterali, che rischiano brusche inversioni di tendenza con un’eventuale presidenza Trump.

Discorsi e ipotesi che tengono banco soprattutto dietro le quinte, mentre la giornata di oggi vedrà prendere forma in un apposito evento l’Alleanza globale contro la fame, un'articolazione di politiche pubbliche e meccanismi innovativi che ha l’obiettivo di contribuire a strappare dall’insicurezza alimentare 730 milioni di persone, tra cui un quinto della popolazione africana. La presidenza del G20 ha già annunciato un accordo unanime (a livello tecnico) sul dossier che costituisce le fondamenta del nuovo organismo, il cui piano d’azione sarà adottato oggi dai ministri del forum multilaterale. «La fame non è un fenomeno naturale, la povertà è un fenomeno legato al comportamento umano, quindi ai leader politici – ha sottolineato ieri il presidente brasiliano Lula –. L'idea di creare questa importante alleanza globale è il tema principale del G20».

Il pacchetto è composto da quattro documenti: un modello per l'adesione all'Alleanza, un testo sulla governance e uno sui criteri di politica pubblica, oltre ad una dichiarazione di endorsement politico al piano. I tre pilastri su cui poggia il progetto – che dovrebbe ottenere il sostegno di almeno un centinaio di Paesi – sono il supporto finanziario, il riconoscimento di politiche sociali ad impatto rapido e l’impegno politico. «L’Alleanza non è solo uno spazio di cooperazione, è un punto di snodo tra risorse finanziarie, programmi sociali vincenti e Paesi che soffrono la fame – ha chiarito il segretario per gli Affari economici e finanziari del ministero degli Esteri brasiliano, l’ambasciatore Mauricio Carvalho Lyrio – e prevede un migliore allineamento tra le risorse esistenti, spesso frammentate o mal distribuite». Tra i progetti, c’è ad esempio una facilitazione per l'accesso ai fondi verdi per i piccoli agricoltori, che si sono già rivelati tra i più colpiti dai cambiamenti climatici e che costituiscono un'ampia fetta delle persone che soffrono la fame nel mondo.

I Paesi che entreranno a far parte dell'Alleanza globale da qui al G20 dei leader di novembre – il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha già assicurato «l’impegno italiano» – saranno considerati fondatori dell'iniziativa. D'altra parte, la proposta non è rivolta solo alle venti principali economie del mondo, ma a tutti gli Stati e entità che vorranno partecipare. Una macchina che dovrebbe mettersi in moto dal prossimo anno, e che promette di essere «agile, flessibile e intelligente».

L’altro tema su cui la presidenza brasiliana sta cercando (a fatica) di costruire consenso è quello di una tassa sui super-ricchi. Si tratterebbe, per come proposta dall’economista francese Gabriel Zucman, di un’imposta del 2 per cento su chi ha patrimoni da più di 1 miliardo di dollari, con l’obiettivo di raccogliere 250 miliardi da destinare alla riduzione delle disuguaglianze globali. La proposta è sostenuta da Paesi come Francia, Spagna, Colombia Belgio, così come dall’Unione Africana e dal Sudafrica, che assumerà la presidenza del G20 il prossimo anno. Freddi, per ora gli Stati Uniti, e molti altri Paesi, come la Germania. Secondo alcune fonti, nonostante il pressing brasiliano la questione potrebbe non trovare spazio nel documento finale del forum, che dovrebbe invece focalizzarsi su temi finanziari. Tra questi anche le strategie per il contrasto all’occultamento della ricchezza, la lotta all’elusione fiscale e la cooperazione sul fronte della trasparenza.

Già concordato durante la fase di preparazione del meeting, infine, che i membri del G20 «non chiedano più l’inclusione del linguaggio della geopolitica» nei documenti degli incontri, ha spiegato la presidenza brasiliana. È un modo per evitare che le discussioni si incaglino sui temi e sui termini più divisivi relativi alle guerre in corso, come già accaduto lo scorso febbraio. Niente Ucraina e niente Gaza, dunque, perché il G20 non viene ritenuto il forum più appropriato a discuterne, nonostante le enormi implicazioni e l’impatto economico di questi conflitti a livello globale. E se non è una resa questa, poco ci manca.

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