©Marco Cappelletti
Quattro giorni in fabbrica e tre a casa. Per venti settimane all’anno. A stipendio pieno. La settimana corta in EssilorLuxottica è una realtà dallo scorso aprile per circa mille operai distribuiti tra il quartier generale di Agordo e le sedi di Sedico e Cencenighe (Belluno), Pederobba (Treviso), Rovereto (Trento) e Lauriano (Torino). Una sperimentazione che consente di aderire a due modelli che permettono di lavorare meno contribuendo con cinque o sette giorni di permesso. Gli altri 15 o 13 saranno interamente a carico dell’azienda. L’accordo sindacale firmato lo scorso novembre ha un triplice obiettivo. Da un alto favorire la conciliazione vita-lavoro, in molti casi ad esempio di accudire i genitori anziani, dall’altro rispondere alle esigenze di aumentare la qualità della produzione perché un dipendente felice lavora meglio, come diceva Leonardo Del Vecchio. Non ultimo quello di riconoscere a chi lavora in fabbrica almeno in parte gli stessi vantaggi degli impiegati che possono fare ricorso allo smartworking in maniera sistematica.
Un accordo «ispirato a principi di equità e inclusione, in cui il talento del fare ricopre un ruolo centrale», l’ha definito il presidente e amministratore delegato Francesco Milleri, un patto «di lungo periodo» per valorizzare il made in Italy. Nella visione dell’azienda si tratta di una rivoluzione più sociale che industriale che potrebbe contribuire a costruire non solo una società più equa ma anche un modello di vita che dia maggiori soddisfazioni alle persone e alle famiglie.
«L’idea dell’azienda è sperimentare progressivamente questo sistema ed apportare man mano modifiche tecniche e organizzative - spiega il professor Luciano Pero della scuola di management del Politecnico di Milano esperto in organizzazione del lavoro -. Per questo il nuovo modello è partito su circa il 10% del totale dei dipendenti delle fabbriche e non ha portato uno sconvolgimento organizzativo. L’azienda aveva storicamente una programmazione annuale con due gobbe di produttività, la maggiore a maggio-giugno e la seconda a settembre. Adesso, concentrando in Italia le produzioni di qualità e di lusso, per stare al passo con la moda ha bisogno di programmazione flessibile a breve termine. I venerdì liberi infatti vengono comunicati ogni due mesi». La settimana corta si inserisce nel solco di un welfare aziendale strutturato e in continua evoluzione. «Rispetto ad altre realtà come Lamborghini che sta studiando una chiusura nei venerdì programmati per tutti i lavoratori – sottolinea Pero – qui si punta sulla flessibilità e sulla pianificazione nel breve periodo e sulla volontarietà. La produzione è varia sia in termini di tipologia di occhiali prodotti, in metallo, plastica e acetato, sia di marchi». Negli stabilimenti EssilorLuxottica, del resto, la flessibilità è una consuetudine radicata: l’incidenza del part-time è storicamente elevata rispetto alla media nazionale del manifatturiero ed articolata in una decina di modalità. Il Time for You si aggiunge ai modelli già previsti, garantendo ulteriori margini di conciliazione a parità salariale. L’adesione è assolutamente volontaria, ed è stata maggiore tra i giovani e gli over45.
Quella di EssilorLuxottica è una politica innovativa di gestione che si spiega sia con la necessità di avere maggiore flessibilità produttiva e con la ricerca di migliorare la produttività (anche con investimenti in automazione e digitale), sia con la volontà di tracciare una nuova strada per un made in Italy di qualità e sostenibile. Per la realizzazione dell’occhiale finito c’è bisogno di una manualità di tipo artigiano anche perché i modelli cambiano di continuo. L’obiettivo dell’iniziativa è quindi anche quello di favorire la popolazione “anziana” che lavora da anni nella stessa realtà.
«La cultura imprenditoriale in Italia è quella di stare al minimo come numero di persone impegnate e macchine qui invece si sta affermando un sistema flessibile che offre maggiori spazi di manovra. Un modello più diffuso in Germania e in Giappone» conclude Pero. Il gruppo ha scelto di andare in maniera progressiva, buttare il cuore oltre l’ostacolo e partire imparando dalla pratica. L’accordo che sarà verificato con scadenze semestrali e annuali, sia con i lavoratori direttamente coinvolti che con i capi intermedi e i direttori di stabilimento.
Al momento la soddisfazione degli operai è massima. Maria Elena ha 44 anni e da 16 anni lavora ad Agordo. «Ho un figlio grande ed ho sempre lavorato otto ore. Ho colto questa opportunità ad aprile per seguire di più la famiglia, la casa ma anche per avere tempo libero. Vado a prendere mia mamma e la porto a fare qualche viaggetto. Nel mio reparto lavorano tanti ragazzi giovanissimi e non so se hanno fatto richiesta, la mia è stata accolta e ne sono felicissima. Abbiamo fatto qualche venerdì a casa adesso ne avremo tre prima delle ferie estive. Il lunedì mattina si arriva con una carica molto diversa». Anche Mario, 58 anni, lavora nello stabilimento principale e pensa che si tratti di un’occasione unica. «Lavoro da trent’anni in Luxottica. Mi ritengo un privilegiato so che le richieste sono state parecchie al momento non sono state tutte accettate spero che possa essere ampliata questa possibilità. Il tempo libero non ha prezzo. Poter avere una giornata libera per seguire i miei genitori anziani ma anche per fare le mie cose è un lusso». La speranza, aggiunge Mario, è che questo modello non resti un’eccezione ma che possa fare da traino per altre aziende.
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