Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella - Ansa
«Ogni atto rivolto contro la libera informazione, ogni sua riduzione a fake news, è un atto eversivo rivolto contro la Repubblica» Alla tradizionale cerimonia di consegna del "Ventaglio" al Presidente della Repubblica da parte della Stampa Parlamentare Mattarella difende il ruolo costituzionalmente garantito della pubblica informazione. Rispondendo al presidente dell’associazione Adalberto Signore il capo dello Stato rimarca come si vadano «infittendo, negli ultimi tempi, contestazioni, intimidazioni, se non aggressioni, nei confronti di giornalisti, che si trovano a documentare fatti. Ma l'informazione è esattamente questo», sottolinea il presidente della Repubblica che cita Tocqueville: «Democrazia è il potere di un popolo informato».
Il riferimento al caso di Torino, l'aggressione a un giornalista da parte di militanti di Casapound, citato peraltro da Signore, è evidente, mentre si riferisce al caso precedente, portato alla luce dal sito Fanpage, della deriva fascista e antisemista all’interno di Gioventù nazionale, organizzazione giovanile di FdI, quando, nel sottolineare che «ai giornali, alla stampa, alla radio e alle tv, si sono affiancate oggi le piattaforme digitali, divenute principali responsabili della veicolazione di contenuti informativi», definisce «singolare che a un ruolo così significativo corrisponda una convinzione di minori obblighi che ne derivano, con una tendenza, del tutto inaccettabile dei protagonisti a sottrarvisi».
No quindi a minori tutele a chi fa informazione nei new media. Per cui si avverte l’esigenza anche di «una nuova legge organica sull'editoria, come avvenuto in precedenti occasioni di svolta in questa industria», in quanto «è inevitabile tenere conto della evoluzione tecnologica che ha mutato radicalmente diffusione e fruizione delle notizie». Anche per questo, ricorda Mattarella «l'Unione europea si è dotata di un nuovo Regolamento sulla libertà dei media, ora in fase di progressiva attuazione, a partire dall'8 novembre».
Persino più duri, nel constatare la sottovalutazione della questione, i toni che usa per stigmatizzare «la lunga attesa della Corte costituzionale per il suo quindicesimo giudice» che rappresenta «un vulnus alla Costituzione compiuto dal Parlamento, proprio l'istituzione che la Costituzione considera al centro della vita della nostra democrazia». Non so come lo si vorrà chiamare: monito, esortazione, suggerimento, invito – sottolinea con forza –. Ecco, invito, con garbo ma con determinazione, a eleggere subito questo giudice».
Sul piano internazionale è stato un anno complicato, segnato dall’esplodere di nuovi conflitti in aree limitrofe all’Unione. «Spinge a grande tristezza vedere che il mondo getta in armamenti immani risorse finanziarie, che andrebbero, ben più opportunamente, destinate a fini di valore sociale», constata Mattarella. «Ma chi ne ha la responsabilità? Chi difende la propria libertà - e chi l'aiuta a difenderla - o chi aggredisce la libertà altrui?», si chiede. E ricorda la colpevole sottovalutazione da parte delle potenze europee delle mira aggressive di Hitler verso la Cecoslovacchia. «A quel punto scoppiò la tragedia dei tanti anni della seconda guerra mondiale. Che non sarebbe scoppiata senza quel cedimento». Per cui, «l'Italia, i suoi alleati, i suoi partner dell'Unione sostenendo l'Ucraina difendono la pace, affinché si eviti un succedersi di aggressioni sui vicini più deboli. Perché questo - anche in questo secolo - condurrebbe a un'esplosione di guerra globale», sebbene sia ora «indispensabile adoperarsi - in Ucraina come tra Israele e Palestinesi - per la fine della guerra, per chiudere queste piantagioni di odio».
Segnali di odio si susseguono sulla scena mondiale, Mattarella esprime la «condanna ferma e intransigente nei confronti di questa drammatica deriva di violenza». Fra le righe anche un riferimento a una polemica “interna” dei giorni scorsi: «Nei giorni scorsi il tentativo di grave attentato a Trump; in maggio quello, di più pesanti conseguenze al primo ministro slovacco, Fico; nello stesso mese quello all'ex Sindaca (spero che si possa ancora dire) di Berlino, Giffey», il passaggio ironico è riferito alle polemiche generate dal disegno di legge presentato e poi ritirato dal senatore della Lega Manfredi Potenti, per vietare l'uso delle parole al femminile nei ruoli istituzionali.
Quanto a Trump, Mattarella sottolinea «le tradizionali amicizia e vicinanza con Washington, maturate all'indomani della Seconda Guerra mondiale». Ricorda il Piano Marshall, la nascita dell'Alleanza atlantica. E nel ringraziare Biden che esce di scena per sua decisione si dice «sorpreso quando si dà notizia o si presume che vi possano essere posizionamenti a seconda di questo o quell'esito elettorale, come se la loro indubbia importanza dovesse condizionare anche le nostre scelte».
Riprende anche il suo intervento alla settimana sociale di Trieste, in cui ha espresso «considerazioni concrete ma sul piano generale, dei principi, senza alcun trasferimento a temi del confronto politico attuale. E non è il caso di farlo qui», dice in riferimento alle sollecitazioni venute da Signore soprattutto sulla riforma del premierato. In particolare quando a Trieste aveva denunciato il rischio che «il principio “un uomo-un voto” venga distorto attraverso marchingegni che alterino la rappresentatività e la volontà degli elettori» spiega che intendeva difendere «la correttezza e nitidezza dei sistemi elettorali» per «l'inderogabile necessità di piena democraticità», ma anche per «la alta preoccupazione delle crescenti astensioni dal voto, invitando a chiedersi se una delle sue ragioni non sia la disaffezione provocata dalla percezione dalla eccessiva limitazione delle scelte effettivamente affidate agli elettori».
Nessuna ingerenza, invece nelle scelte del governo e nessun commento anche sulla decisione («per la prima volta», aveva rimarcato Signore) di far mancare il voto dell’Italia, Paese fondatore, alla presidente di Commissione dell’Unione
Infine un monito sulle carceri. Ricorda «le decine di suicidi, in poco più dei sei mesi, quest'anno». Una lettera che gli è arrivata da alcuni detenuti di un carcere di Brescia fa una «descrizione straziante» della situazione, descrive delle «condizioni angosciose agli occhi di chiunque abbia sensibilità e coscienza. Indecorose per un Paese civile, qual è - e deve essere - l'Italia». Il Capo dello Stato rimarca che
«il carcere non puo' essere il luogo in cui si perde ogni speranza, non va trasformato in palestra criminale. Vi sono, in atto, alcune, proficue e importanti, attività di recupero attraverso il lavoro. Dimostrano che, in molti casi, è possibile un diverso modello carcerario, ed è un dovere perseguirlo».