martedì 23 luglio 2024
Secondo i dati di Terna, nel primo semestre per la prima volta le fonti pulite hanno fornito oltre metà dell’elettricità nazionale, soprattutto grazie all’idroelettrico
Agostino Re Rebaudengo (presidente di Elettricità Futura) sottolinea l’importanza di accelerare con gli impianti fotovoltaici per produrre energia minor costo

Agostino Re Rebaudengo (presidente di Elettricità Futura) sottolinea l’importanza di accelerare con gli impianti fotovoltaici per produrre energia minor costo - .

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La lunga strada verso la transizione ecologica fa segnare per l’Italia, a metà 2024, un primo punto di svolta. Pur senza eccedere in entusiasmi, soprattutto per il forte ritardo rispetto agli altri Paesi europei e agli obiettivi 2030, le fonti rinnovabili hanno sorpassato per la prima volta quelle fossili per produzione nazionale di energia elettrica. In quello che è comunque un dato storico, le fonti pulite hanno infatti fornito poco più del 50% della nostra elettricità, mentre quelle fossili, sottolineano gli ultimi dati di Terna, la società pubblica che gestisce la rete elettrica, non sono andare oltre un terzo. La parte restante è stata importata dall’estero, soprattutto dal nucleare francese.

Ad aiutarci sono state anche le abbondanti piogge cadute nel Nord in questi sei mesi. È stata infatti la produzione idroelettrica a raggiungere un risultato record (pari a 25,92 TWh, +64,8% rispetto ai 15,73 TWh del periodo gennaio-giugno 2023). Più in generale, da gennaio a giugno la produzione elettrica italiana da fonti rinnovabili è salita del 27,3% rispetto al primo semestre 2023, mentre la produzione da fonti fossili è calata del 19%. Particolarmente in calo la quota di produzione a carbone, scesa del 77,3%.

In questi sei mesi, la capacità rinnovabile è aumentata di 3,69 Gigawatt (di cui 3,34 Gw di fotovoltaico), valore superiore di 1,07 Gw rispetto allo stesso periodo del 2023 (+41%). Allargando lo sguardo agli ultimi 12 mesi, tra giugno 2023 e giugno 2024 la capacità installata di fotovoltaico ed eolico è aumentata di 6,83 Gw (+17,3%), raggiungendo i 46,32 Gw complessivi. È ancora poco rispetto all’obiettivo del Pniec (il piano energetico nazionale) di 12 nuovi Gigawatt all’anno. «Nel 2024 stimiamo di superare gli 8 Gigawatt di nuove rinnovabili installate e i 10 Gigawatt di autorizzate. Nel 2023 ne sono state installate 6 Gw», ha spiegato nelle scorse settimane il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.

A giugno le fonti rinnovabili hanno coperto il 52,5% della domanda elettrica italiana, rispetto al 43,8% di giugno 2023: siamo ai massimi di sempre, per una produzione nazionale pari a 22,9 miliardi di kWh. In aumento la fonte idrica (+29,4%), grazie essenzialmente al contributo degli impianti del Nord Italia, la fonte eolica (+29,2%) e fotovoltaica (+18,2%). In diminuzione la fonte geotermica (-2,8%) e termica (-13,7%).

Il passo in avanti, insomma, c’è, anche se il confronto con gli altri Paesi europei resta emblematico. Se la capacità installata di fonti rinnovabili in Italia ha raggiunto i 66 GW – pari appena alla metà dell’obiettivo 2030 della proposta aggiornata del Pniec che è di 131,3 GW – Gran Bretagna e Spagna sono già oltre i 100 GW e la Germania oltre i 200 GW. Nel giro di sei anni l’Italia dovrebbe quindi aggiungere 65,3 GW, di cui più o meno due terzi da fotovoltaico e un terzo da eolico. L’obiettivo di un incremento medio annuo a doppia cifra si scontra però da un lato con le difficoltà di installazioni dei grandi impianti fotovoltaici, senza i quali è difficile ipotizzare grandi scatti in avanti, dall’altra ai ritardi sullo sviluppo dell’eolico in mare e a terra, per lungaggini burocratiche e iter autorizzativi farraginosi, secondo quanto denunciato di recente anche da Legambiente. Non mancano, peraltro, scelte più politico-territoriali, come il recente stop voluto dall’Assemblea regionale della Sardegna alla realizzazione di impianti di produzione dell'energia da fonti rinnovabili per 18 mesi, decisione voluta per arginare il presunto «far west» delle richieste di autorizzazioni.

Secondo Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura (la principale associazione del settore elettrico italiano che rappresenta oltre il 70% del mercato nazionale), gli ultimi dati di Terna sulle rinnovabili «contengono certamente una buona notizia per tutto il sistema Paese se rapportati all’urgente necessità di ridurre le emissioni inquinanti e climalteranti e i prezzi dell’energia elettrica. Ci dicono anche che questo storico sorpasso delle rinnovabili sui fossili è guidato dall’idroelettrico, una conferma del ruolo strategico di questo settore e dell’importanza di mantenere efficiente il parco idroelettrico italiano».

Per Re Rebaudengo, «come ha di recente ricordato anche l’Arera, le energie rinnovabili stanno già creando benefici di prezzo e dobbiamo accelerare la diffusione di queste fonti e dei sistemi di accumulo, perché danno la possibilità di spostare le ore in cui le rinnovabili sono operative. In particolare – aggiunge –, è necessario accelerare l’installazione degli impianti rinnovabili che producono energia elettrica al minor costo, ovvero, gli impianti fotovoltaici “utility scale”», quelli superiori ad 1 MW. Infatti, «nel Piano elettrico 2030 sono proprio questi gli impianti di cui è prevista la maggiore crescita, perché l’energia elettrica prodotta con i grandi impianti fotovoltaici costa un terzo dell’elettricità generata dagli impianti fotovoltaici residenziali. Se consideriamo i benefici per il clima, l’economia e l’occupazione che possiamo creare installando le energie rinnovabili, è inspiegabile che i recenti provvedimenti emanati dal Governo – il DL Agricoltura e il DM Aree idonee – ostacolino, nei fatti, la loro realizzazione complicando ulteriormente il già intricato quadro burocratico».

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