giovedì 8 agosto 2024
La battaglia di Kursk al terzo giorno. Portavoce della Commissione europea legittima l’azione oltre confine. Scontri a Sudzha, colpito pure un monastero. Ira di Medvedev: «Arriveremoa Kiev»
Un soldato ucraino a ridosso del confine nell'area di Kursk

Un soldato ucraino a ridosso del confine nell'area di Kursk - Reuters

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La «provocazione» di Kiev continua: siamo al terzo giorno dell’incursione nella regione di Kursk, la prima di un esercito regolare sul territorio russo dalla Seconda guerra mondiale. «La Russia ha portato la guerra sulla nostra terra, e ne deve sentire» le conseguenze, afferma con tono di sfida il presidente Zelensky, rivendicando l’iniziativa. Una operazione a sorpresa che incassa il pieno appoggio dell’Ue, dopo mesi di dibattito a Bruxelles sulla possibilità di usare le armi oltre il confine russo: «L’Ucraina – ha detto il portavoce della Commissione Peter Stano – è vittima di un’aggressione illegale e sulla base di diritto internazionale ha il diritto di difendersi e di colpire il nemico anche sul suo territorio».

L’attacco è in corso e, nonostante i proclami del primo giorno del capo di Stato maggiore russo Velerij Gerasimov, le truppe di Kiev sono avanzate di almeno 10 chilometri. Il ministero della Difesa russo ieri ha fatto sapere che nella notte tra mercoledì e giovedì sono stati abbattuti 16 droni: 14 sulla regione di Belgorod e due sulla regione di Kursk. Mosca assicura che l’esercito e i servizi segreti del Fsb «continuano a distruggere formazioni delle Forze armate ucraine nei distretti di Sudzhensky e Korenevsky, nella regione di Kursk». Gli ucraini hanno perso 660 uomini e 82 blindati, afferma il bollettino della Difesa di Mosca. Ricostruzioni ufficiali, ma secondo siti di informazione non ufficiali, i combattimenti più pesanti sono nei pressi di Sudzha, dove gli ucraini a sera hanno preso il controllo della stazione di misurazione del gasdotto che trasporta gas in Ucraina a da lì in Europa. Non ci sarebbero danni agli impianti, ma la preoccupazione è crescente.

Per il canale “Dva majora”, critico nei confronti del ministero della Difesa russo, le forze armate ucraine si sarebbero invece avvicinate al villaggio di Korenevo, dove sono state «fermate con uno scontro». Secondo altri blogger russi le forze ucraine sarebbero addirittura a 30 chilometri dall’impianto nucleare di era sovietica di Kursk. Le vittime sarebbero 5 e 28 i feriti: 3mila i civili evacuati, mentre nel vicino oblast ucraino di Sumy 6mila civili sono in fuga dai bombardamenti russi. Danneggiato, in un attacco aereo, il monastero ortodosso di San Nicola Belogorsky nel villaggio di Gornal, non lontano dalla città di Sudzha. I monaci, fa sapere la diocesi, sono stati evacuati ma una persona è morta durante la fuga. Sventato pure un cyberattacco sempre a Kursk, secondo le autorità russe.

Una incursione in grande stile che, dopo tre giorni, il governo ucraino rivendica: «La Russia ha sempre creduto di poter attaccare impunemente i territori dei Paesi vicini e pretendere ipocritamente l’inviolabilità del proprio territorio», ha denunciato su X il consigliere presidenziale Podolyak. Ma l’ex premier Medvedev minaccia: ci muoveremo «verso Kiev e oltre». L’Ue, che ha appoggiato l’operazione dell’Ucraina, fa sapere che «siamo in contatto permanente Kiev dall’inizio dell’invasione anche perché da anni la Russia ha dimostrato un comportamento pericoloso per l’Europa». L’Ue precisa il portavoce Stano non è «parte in causa», ma sostiene «al 100% gli sforzi di Kiev per recuperare la sovranità sul proprio territorio».
Un nuovo fronte, in una partita sempre più complessa. I primi caccia F-16 forniti da Paesi occidentali hanno sorvolato la regione di Kherson. «Gli F-16 sono già nei cieli ucraini e ce ne saranno altri», esulta Zelensky.


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