Avrebbe voluto incontrare altri rifugiati il Papa, ma non è stato possibile farlo. E’ lo stesso Francesco ad esprimere il suo rammarico, parlando ai giovani profughi, l’ultimo appuntamento ufficiale del suo viaggio in Turchia. Sono un centinaio, la maggior parte bambini, di una decina di anni, sostenuti dall’Oratorio dei Salesiani. Vengono dall’Iraq e dalla Siria in prevalenza, e sono cristiani e musulmani. A prendere la parola per tutti è una giovane irachena, forse ha una quindicina di anni, è emozionata ed esprime il dolore di chi non può andare a scuola, di chi non ha di che mangiare. Il Papa spera, con la sua visita, di donare loro consolazione. La loro condizione è generata dalla guerra, che “è sempre un male – dice Francesco – e non rappresenta mai la soluzione dei problemi, ma anzi ne crea altri”. I profughi vengono privati di abitazioni dignitose, di assistenza sanitaria, di educazione, di lavoro. Hanno dovuto abbandonare le realtà materiali, ma “soprattutto la libertà, la vicinanza dei familiari, il loro ambiente vitale e le tradizioni culturali”.
Le condizioni degradanti in cui tanti profughi devono vivere sono intollerabili! Per questo bisogna mettere tutto l’impegno per rimuovere le cause di questa realtà. Lancio un appello per una maggiore convergenza internazionale volta a risolvere i conflitti che insanguinano le vostre terre di origine, a contrastare le altre cause che spingono le persone a lasciare la loro patria e a promuovere le condizioni perché possano rimanere o ritornare.
Francesco chiede a chi si impegna per la giustizia e la pace a non perdersi d’animo, e poi lancia un appello ai leader internazionali:
Mi rivolgo ai Capi politici, affinché tengano conto che la grande maggioranza delle loro popolazioni aspira alla pace, anche se a volte non ha più la forza e la voce per chiederla!
Sono molte le organizzazioni che operano al fianco dei profughi, Francesco lo ricorda sottolineando soprattutto “l’opera efficace di tante realtà cattoliche, che offrono un generoso aiuto a tante persone bisognose senza alcuna discriminazione”. Il suo ringraziamento si estende poi alla Turchia per il lavoro di assistenza agli sfollati, soprattutto iracheni e siriani, e poi lancia il monito alla comunità internazionale, perché non manchi il necessario sostengo. Chiede poi ai giovani di non scoraggiarsi:
E’ facile dirlo ma fate uno sforzo per non scoraggiarvi. Con l’aiuto di Dio, continuate a sperare in un futuro migliore, nonostante le difficoltà e gli ostacoli che adesso state affrontando.
La Chiesa resterà al fianco dei profughi, è la promessa di Francesco, che assicura le sue preghiere affinché il Signore possa ispirare “coloro che occupano ruoli di responsabilità, affinché promuovano la giustizia, la sicurezza e la pace senza tentennamenti e in modo veramente concreto”.