A Caltagirone la professione solenne di suor Chiara, suor Marta e suor Bernarda - Diocesi di Caltagirone
Accanto ai detenuti, alle ragazze vittime della tratta della prostituzione, tra gli studenti. È un servizio coraggioso quello vissuto da suor Chiara, suor Marta e suor Bernarda, della Congregazione delle Sorelle minori del Cuore Immacolato che hanno emesso la loro professione solenne nella Cattedrale San Giuliano di Caltagirone, dinanzi al vescovo Calogero Peri. Le tre religiose vivono la regola di san Francesco alla lettera: non hanno la luce, usano lanterne, cucinano con una stufa a legno, non usano il denaro. «Questo ci avvicina ai poveri», dice suor Chiara. Come le ragazze vittime della tratta della prostituzione sulla Statale 385 Catania-Caltagirone. «Sono donne di grande povertà – dice suor Chiara –. Viene proposto loro un lavoro in Italia e poi si rivela un inganno. Sulla Strada 385, ai piedi di una discarica, queste ragazze lavorano. Ora per via del Covid sono diminuite, ma sono state davvero tante. Il nostro incontro con loro è molto semplice: preghiamo con loro. Col tempo c’è stato il coinvolgimento anche di volontari, missionari, laici. Partiamo sempre dal centro che è Dio, loro conforto e sostegno. Portiamo loro colazione, indumenti, quello che serve, che ci chiedono; se possiamo aiutarle dal punto di vista fisico, per quello che il Signore ci permette di fare, siamo ben liete».
Nella scuola hanno uno sportello di ascolto e tramite la scuola fanno apostolato nel carcere dove sono state invitate a incontrare i detenuti responsabili di reati sessuali, tenuti separati dagli altri detenuti. «C’è una bella collaborazione con loro – dice suor Chiara –. Facciamo sia incontri di catechesi sia colloqui, soprattutto con coloro che non hanno parenti: specie gli immigrati rimangono da soli. Il carcere, come la scuola e la strada per noi sono luoghi di grazia». Durante la celebrazione in Cattedrale, il vescovo Peri indicando le tre religiose ha detto che «attraverso loro il Signore richiama che cosa vuole che sia la Chiesa, dove la sposa siamo tutti».