«Ogni cristiano ha un debito di riconoscenza» verso le Chiese della Terra Santa, ricordava nel novembre scorso papa Francesco parlando ai patriarchi delle Chiese Orientali. E non solo per il passato, ma forse ancora di più per la testimonianza di fede che offrono oggi nel difficile e doloroso contesto del Medio Oriente. È quanto scrivono il cardinale Leonardo Sandri e monsignor Ciril Vasil’, rispettivamente prefetto e segretario della Congregazioni per le Chiese Orientali, nella lettera che indice l’annuale Colletta del Venerdì Santo, il gesto di solidarietà con cui i cristiani di tutto il mondo rinnovano il legame di solidarietà con la Chiesa madre. «Ogni giorno – si legge nel testo diffuso ieri dalla Sala Stampa vaticana – i cristiani in varie regioni del Medio Oriente si interrogano se restare o emigrare: vivono nell’insicurezza o subiscono violenza, talora, per il solo fatto di professare la loro e nostra fede. Ogni giorno ci sono fratelli e sorelle che resistono, scegliendo di restare là dove Dio ha compiuto in Cristo il disegno della universale riconciliazione. Ma la situazione è veramente delicata: basti pensare al conflitto tra Israele e Palestina, all’evoluzione che investe l’Egitto, alla tragedia della Siria». Ecco allora il legame stretto tra il Calvario di ieri e quelli di oggi. «Nel Venerdì Santo – continua la Congregazione – vorremo elevare al Crocifisso il grido della pace per Gerusalemme e perché il mondo, cominciando dalla Terra di Gesù, divenga la Città della pace». Un grido di fronte a ferite che si fanno ogni giorno più profonde: «La situazione di pesante incertezza sociale, e addirittura di guerra, si è aggravata – ricordano Sandri e Vasil’ –, colpendo ad ogni livello il fragile equilibrio dell’intera area e riversando sul Libano e sulla Giordania profughi e rifugiati che moltiplicano a dismisura campi di accoglienza sempre meno adeguati. Si rimane sconvolti per il numero di rapimenti e omicidi di cristiani in Siria e altrove, per la distruzione di chiese, case e scuole. Ciò non fa che alimentare l’esodo dei cristiani e la dispersione di famiglie e comunità. Tanti fratelli e sorelle nella fede stanno scrivendo una pagina della storia con 'l’ecumenismo del sangue', che li affratella, e noi vogliamo essere al loro fianco con ogni sollecitudine». Di qui l’importanza del gesto della Colletta che - come ricorda la lettera - andrà a sostenere gli interventi messi in atto non solo dal patriarcato latino di Gerusalemme e dalla Custodia francescana di Terra Santa, ma anche dalle comunità greco-melchite, copte, maronite, sire, caldee, armene, insieme a famiglie religiose ed organismi di ogni genere. «Riceveranno il sostegno per essere vicine ai poveri e ai sofferenti senza distinzione di credo o di etnia – spiega il messaggio – affinché nello smarrimento di questi nostri giorni, la carità ecclesiale faccia risuonare la parola di Gesù: 'Coraggio…non temete' ( Mc 6,50)'». Il gesto del Venerdì Santo sarà infine anche un modo concreto per accompagnare papa Francesco nel viaggio che dal 24 al 26 maggio compirà in Terra Santa. «Una visita tanto attesa, desiderata e necessaria » la definiscono Sandri eVasil’. Una visita che ieri un quotidiano locale - The Times of Israel - è arrivato a mettere in dubbio a causa di uno sciopero del personale del ministero degli Esteri israeliano. «Va tutto come previsto: questo viaggio ci sarà e ci sarà secondo il programma già stabilito » conferma il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin. E il il direttore della Sala stampa padre Federico Lombardi ha spiegato che la protesta in corso potrebbe «creare difficoltà alla preparazione della visita, ma per il momento tutto rimane come da programma».