venerdì 23 agosto 2024
Approfondire e rinnovare l’“ars celebrandi” promuove la partecipazione dell’assemblea dei fedeli al culto. Una sfida che il convegno rilancia dentro l’Anno della preghiera che apre la via al Giubileo
L’arcivescovo di Catanzaro-Squillace Claudio Maniago, presidentedel Centrodi azione liturgica, che assieme all'arcidiocesidi Modena-Nonantola ha organizzato la 74ª Settimana liturgica nazionale.

L’arcivescovo di Catanzaro-Squillace Claudio Maniago, presidentedel Centrodi azione liturgica, che assieme all'arcidiocesidi Modena-Nonantola ha organizzato la 74ª Settimana liturgica nazionale. - Siciliani

COMMENTA E CONDIVIDI

«Nella liturgia la vera preghiera della Chiesa. Popolo di Dio e ars celebrandi» è il tema della 74ª Settimana liturgica nazionale che si svolge a Modena da lunedì 26 a giovedì 29 agosto su iniziativa del Centro azione liturgica (Cal) e dell’arcidiocesi di Modena-Nonantola. Sarà l’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, Claudio Maniago, presidente del Cal, a presiedere la celebrazione eucaristica di apertura nella chiesa di San Carlo, lunedì alle 17.

«Non è un problema di numeri, ma occorre una maggiore consapevolezza», auspica l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace Claudio Maniago, presidente del Centro di azione liturgica, riflettendo sulla crisi della partecipazione alla Messa che, secondo le più recenti rilevazioni dell’Istat, si attesta al 23,7% della popolazione italiana registrando un calo di 14 punti negli ultimi 26 anni. A essere venuto meno, sottolinea il presule, è il contesto della “cristianità”, dove il catechismo «era punto di riferimento educativo insieme alla famiglia». Ora non è più così, perché «anche la famiglia vive la propria crisi» e, benché credente, «non è più in grado di trasmettere un’educazione cristiana». Cresce così «l’analfabetismo nella fede», un fenomeno che «ha particolare incidenza sui bambini» i quali, senza «adeguati punti di riferimento in famiglia o nella società», faticano a «dare continuità al cammino di iniziazione cristiana». Non è quindi questione di numeri «né di gradimento», ma la Chiesa «è tenuta a preoccuparsi affinché tutti possano incontrare il Signore». A delinearsi è un contesto di tipo nuovo, dove «la vita di fede non è più un’imposizione» ma il frutto di una «scelta consapevole».

Dentro questo contesto, con le sfide e le contraddizioni che esso pone, si colloca la 74ª Settimana liturgica nazionale che si terrà a Modena dal 26 al 29 agosto sul tema “Nella liturgia la vera preghiera della Chiesa. Popolo di Dio e ars celebrandi”. Liturgia che è massima espressione della preghiera della Chiesa – una dimensione da riscoprire, in questo “Anno della preghiera” voluto da papa Francesco in preparazione al Giubileo del 2025 – ed è atto fondativo e fondamentale dell’incontro del Signore con il suo popolo.
La liturgia, sottolinea Maniago, non dev’essere «né rubricista né fantasiosa», due estremi dei quali «bisogna ben guardarsi, perché trascurano in egual modo il coinvolgimento dei fedeli» allontanandosi dal desiderio del Concilio Vaticano II. Da un lato «la malattia del rubricismo» si ferma a una «liturgia troppo clericale» che dà «eccessiva importanza all’esecuzione di gesti di cui spesso non si conosce la reale portata». Si rischia così di «creare una scatola esteticamente bella ma vuota al centro», di dare importanza «solo a ciò che avviene all’Altare, senza tener conto dell’assemblea», che è semmai «destinataria di una grazia che dall’Altare scaturisce». Dall’altro – osserva il presidente del Centro di azione liturgica, che ha organizzato questa 74ª Settimana assieme all’arcidiocesi di Modena-Nonantola – c’è la tentazione di fare le cose «pensando che le regole non importino» ma lasciando tutto «alla spontaneità del celebrante», che nella maggior parte dei casi «obbedisce a gusti e preferenze personali». Un atteggiamento «tanto clericale quanto quello del rubricismo», dove il sacerdote non si sente più strumento bensì «protagonista intento a instaurare un rapporto simpatico con l’assemblea».

Ciò che è chiesto al sacerdote, piuttosto, è di promuovere la piena partecipazione dell’assemblea dei fedeli, dunque di animarla e di condurla per mano «nell’ascolto del Signore e della sua Parola» fino all’incontro con Gesù nell’Eucaristia. Si tratta dunque di promuovere quel «”noi” della liturgia» nella luce di «un’autentica ars celebrandi», come propone il focus di approfondimento teologico-pratico della 74ª Settimana, dedicato ad aspetti come il canto e la musica orientati alla preghiera dell’assemblea liturgica, o a come l’arte, l’architettura e l’iconografia possono aiutare a «dire la fede nella bellezza». Spazio dunque alla creatività liturgica, all’adattamento, all’accoglienza della pluralità di culture e di linguaggi che “abitano” il popolo di Dio. E spazio alla «esplosione di originalità che la fede provoca alle varie latitudini» e che si esprime «nella pietà popolare», afferma Maniago: consapevoli sempre, però, che la liturgia è realtà «che unisce culture e continenti diversi» e attraverso la quale «ogni cristiano, a ogni latitudine, può riconoscere se stesso» nel celebrare «il mistero fondamentale della fede» con i fratelli e le sorelle. La questione è quella di una duplice fedeltà: «per non tradire né Dio né il popolo», come recita il titolo della relazione di Pierangelo Muroni dell’Urbaniana alla 74ª Settimana. La questione – come spiegherà l’arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione nella relazione offerta nella giornata conclusiva della Settimana – è di promuovere una liturgia che «dà forma e trasfigura la preghiera di un popolo in cammino».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: