Roberta Vincini e Francesco Scoppola - .
Un punto di arrivo, ma anche un punto di partenza. La Route nazionale Agesci che si chiude domenica con la Messa presieduta dal presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, sarà uno snodo fondamentale per il cammino che attende lo scautismo italiano, che da Verona torna confortato e motivato.
Al centro del confronto dei quattro giorni un tema intimo come la felicità, ma dai 18mila radunati a Villa Buri sono risuonati messaggi che sanno di sfida e tengono insieme l’educazione, la cittadinanza, la responsabilità, la fede. Perché la felicità «si realizza attraverso una costante assunzione di responsabilità e un’autentica apertura verso gli altri», dicono i presidenti del Comitato nazionale Agesci, Roberta Vincini e Francesco Scoppola, anticipando le conclusioni che pronunceranno domenica mattina, davanti – tra gli altri – al vice premier Tajani.
«Penso di stare nel posto più bello del mondo», racconta Chiara, una giovane capo scout dagli occhi azzurri e dal sorriso coinvolgente. Una frase che pronuncia con il cuore, rivolgendosi alla sua Comunità Capi. Chiara è una dei 18mila, orgogliosamente parte di un’associazione con cinquant’anni di storia, che ha affrontato numerose sfide, molte difficili alcune critiche. Tuttavia, le ha superato quasi tutte, anche se magari ancora non vinte. Le ha superate perché ha insito qualcosa di speciale nel suo Dna: «L’amore che nutre per i suoi ragazzi», dice Chiara. Non c’è polemica, critica o errore che tenga: alla fine, ciò che conta è il bene delle sue lupette e dei suoi scout.
Un momento della Route nazionale di Verona - CC BY-NC Andrea Pellegrini
Molti gli ospiti di Verona di questi giorni, da don Luigi Ciotti allo scrittore Fabio Geda, da Paolo Benanti a Enrico Giovannini, da Francesca Ambrosoli alla teologa Lidia Maggi.
Tra loro anche don Riccardo Pincerato, responsabile del Servizio nazionale per la Pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana: «Lo scautismo è un’esperienza a contatto con le nuove generazioni» un ambito che la Chiesa osserva con grande attenzione. Secondo don Pincerato, chi si impegna con i giovani affronta una «sfida educativa» di fondamentale importanza. «Il tema principale è nell’offrire alle nuove generazioni degli adulti credibili», capaci di creare una rete di supporto per la loro crescita. Parlando del ruolo dell’Agesci, ha affermato che l’associazione può offrire alla Chiesa «lo spirito di avventura, la capacità di andare oltre e un grande entusiasmo», tutti elementi preziosi. Infine, don Pincerato ha affrontato la questione della credibilità della Chiesa, soprattutto in risposta alle critiche mosse dai giovani. Secondo lui, «la credibilità passa attraverso l’autenticità delle persone». Ha sottolineato che è cruciale che i membri della Chiesa non solo vivano un’esperienza autentica di Dio, ma siano anche capaci di «rileggere e raccontare questo vissuto» in relazione alla propria vita quotidiana. «Non si tratta solo di comprendere il Vangelo dal punto di vista razionale - ha detto -, ma di sentire che esso parla direttamente alla tua vita, alle tue scelte quotidiane». Ha concluso affermando che l’autenticità e la coerenza nel vivere i valori cristiani possono rendere la Chiesa sempre più credibile e rilevante per le nuove generazioni.
E questo fermento si legge anche nel pensiero dei presidenti del Comitato nazionale Agesci, Roberta Vincini e Francesco Scoppola, che provano a tirare le somme di questa Route: «La nostra Associazione in questi anni ha fatto crescere generazioni di donne e uomini meritevoli di fiducia perché capaci di fare del proprio meglio, felici perché procurano felicità agli altri. E per fare questo ogni giorno abbiamo ascoltato, camminato, osservato, spezzato il Pane e condiviso la Parola. Siamo stati Chiesa, lo saremo sempre più, con la consapevolezza del ruolo che come laici, insieme a tante altre associazioni e realtà, possiamo avere nella costruzione del Regno». Nel contesto dell’educazione cristiana, spiegano Vincini e Scoppola, «la felicità, il tema di questo evento, è vista non solo come un diritto ma anche come una missione che richiede lavoro, ricerca e impegno».
Il modello educativo proposto è impegnativo, ma ricco di frutti positivi nel lungo termine. «Felicità è uno dei nomi di Dio, scriveva sant’Agostino» concludono i presidenti. «Non stanchiamoci mai di cercare questo nome sulle nostre labbra, di urlarlo a squarciagola nelle nostre vite, è un nostro diritto, è un nostro dovere».