Non bisogna
vergognarsi di confessare i propri peccati e un pò di vergogna
serve, anche per questo dalla confessione si esce "bello,
bianco, perdonato e felice". Lo ha spiegato il Papa nella
udienza generale.
"'Padre mi vergognò, - ha detto papa Bergoglio citando le
obiezioni dei fedeli di fronte alla confessione - ma anche la
vergogna è buona, è salute avere un pò di vergogna perché
vergognarsi è salvare: quando una persona non ha vergogna nel
mio Paese diciamo che è un "senza vergogna", ma la vergogna fa
bene perché ci fa più umili, e il sacerdote riceve con amore e
con tenerezza questa confessione e in nome di Dio perdona. Anche
dal punto di vista umano, - ha aggiunto - per sfogarsi è buono
parlare col fratello e dire al sacerdote queste cose che sono
tanto pesanti nel mio cuore, e Dio sente che ci si sfoga davanti
alla Chiesa, non avere paura della confessione, uno quando è
nella coda per confessarsi sente tutte queste cose, questa
pesantezza, anche la vergogna, ma quando ha finito esce bello
bianco perdonato, felice, e questo è il bello della
confessione". La "icona biblica" che
"esprime al meglio nel loro profondo legame" ha spiegato papa
Francesco a proposito della confessione e della unzione degli
infermi, "è l'episodio della guarigione del paralitico, dove
Gesù si rivela allo stesso tempo medico delle anime e dei
corpi". La penitenza, il sacramento che "chiamiamo confessione,
- ha sottolineato - scaturisce direttamente dal mistero
pasquale, infatti la stessa sera il Signore apparve ai discepoli
chiusi nel cenacolo e rivolse loro il saluto 'pace a voi,
ricevete lo Spirito Santo, a coloro cui perdonerete, i peccati
saranno perdonatì. Questo passo - ha spiegato papa Bergoglio -
ci svela la dinamica più profonda che è contenuta in questo
sacramento:il perdono non è qualcosa che possiamo darci noi, non
posso dire 'io mi perdono i peccatì, il perdono si chiede, a un
Altro, e nella confessione chiediamo il perdono a Gesù,
perdono non frutto dei nostri sforzi, ma dono dello Spirito
Santo che ci ricolma".
Inoltre la confessione "ci ricorda che solo se ci lasciamo
riconciliare con il padre e i fratelli possiamo essere veramente
nella pace; questo lo abbiamo sentito tutti nel cuore: quando
andiamo a confessarci sentiamo nell'animo un po' di tristezza, e
quando sentiamo il perdono di Gesù siamo in pace, con quella
pace dell'anima tanto bella che soltanto Gesù può dare".
"Gesù è più buono dei preti: ti riceve
con tanto amore. Sii coraggioso e avanti con la confessione". Queste
parole di Papa Francesco riassumono l'intera catechesi proposta dal
Pontefice a piazza San Pietro sulla confessione. "La riconciliazione
- ha spiegato - è sacramento di guarigione. Quando io vado a
confessarmi è per guarire l'anima o il cuore, di qualcosa che ho
fatto che non sta bene". "Il sacerdote - ha scandito Francesco -
riceve con amore e tenerezza questa confessione, e in nome di Dio
perdona". "Uno può dire: 'io mi confesso soltanto
con Dio'. Sì, puoi dire: 'Dio perdonamì e dire i tuoi
peccati, ma i nostri peccati sono anche contro i fratelli,
contro la Chiesa, e per questo è necessario chiedere perdono
alla Chiesa e ai fratelli nella persona del sacertote". Papa
Francesco ha spiegato con queste semplici parole le ragioni per
le quali il sacramento della confessione viene amministrato
nella sua forma attuale. "All'inizio - ha ricordato - la
confessione si faceva pubblicamente, si è passati poi dalla
forma pubblica a quella personale, risevata". Il colloquio sacramentale con il
sacerdote, "anche dal punto di vista umano - ha osservato
Francesco - è utile per sfogarsi: è buono parlare col
fratello e dire al sacerdote queste cose che sono tanto pesanti
nel mio cuore e uno sente che si sfoga davanti a Dio, con la
Chiesa e con il fratello".