Papa Francesco ha confermato oggi il suo prossimo viaggio a Sarajevo. Ai vescovi della Bosnia ed Erzegovina, ricevuti oggi in "visita ad limina" ha consegnato infatti un messaggio nel quale è scritto: "Sono ansioso di recarmi nella vostra Patria il prossimo sei giugno e gustare con la vostra gente quanto è bello e soave che i fratelli si trovino insieme"."Cari Fratelli - confida Francesco nel messaggio - in attesa di incontrare a Sarajevo la vostra gente, desidero dirvi la carità, l'attenzione e la vicinanza della Chiesa di Roma nei vostri confronti, eredi di tanti martiri e confessori, che lungo la travagliata e secolare storia del vostro Paese hanno conservato viva la fede".Nel testo, il Papa ricorda "ciò che san Giovanni Paolo II, con ispirate parole, disse a Sarajevo nel corso della sua visita dell'aprile 1997; mi sembra che siano profetiche anche oggi: "Il vescovo è padre: sa che ogni dono perfetto viene da Diò e 'tutti gli uomini, vigilando a che essi siano effettivamente orientati all'edificazione del Regno di Dio e non inquinati da finalità parziali, che si esercitino in un regime di umana e fraterna comunione, sopportando i pesi gli uni degli altri con spirito di servizio".Da parte sua, Bergoglio, ben consapevole delle divisioni che ancora permangono nell'episcopato locale a 20 anni dalla guerra, aggiunge a queste considerazioni del predecessore "una parola personale, in piena carità: mi sono note le vicende storiche che rendono diversa la Bosnia dall'Erzegovina in molti ambiti. E tuttavia voi siete un corpo unico: voi siete i Vescovi cattolici in comunione col Successore di Pietro, in un luogo di frontiera. Sgorga spontanea dal mio cuore una parola sola: voi siete in comunione. Pur se talvolta imperfetta, tale comunione - conclude Francesco - va perseguita con vigore a tutti i livelli, al di là delle peculiari individualità"."Amarezza e preoccupazione" sono i sentimento che pervadono l'anima dei pastori davanti ad un esodo come quello in corso dalla Bosnia ed Erzegovina, determinato da situazioni particolari seguite ai conflitti degli anni '90 che sono aggravate dall'alto tasso di disoccupazione. "Il vostro cuore - chiede Bergoglio ai vescovi - sia sempre largo ad accogliere ognuno". "Quella dell'emigrazione - scrive Bergoglio ai presuli - è giustamente una delle realtà sociali che vi stanno molto a cuore. Essa evoca la difficoltà del ritorno di tanti vostri concittadini, la scarsità di fonti di lavoro, l'instabilità delle famiglie, la lacerazione affettiva e sociale di intere comunità, la precarietà operativa di diverse parrocchie, le memorie ancora vive del conflitto, sia a livello personale che comunitario, con le ferite degli animi ancora doloranti"."Il Papa e la Chiesa - assicura Bergoglio - sono con voi con la preghiera e il fattivo sostegno dei vostri programmi a favore di quanti abitano i vostri territori, senza alcuna distinzione". "Vi incoraggio - conclude - a non risparmiare le vostre energie per sostenere i deboli, aiutare, nei modi che vi sono possibili, quanti hanno legittimi e onesti desideri di rimanere nella propria terra natale, sovvenire alla fame spirituale di chi crede nei valori indelebili, nati dal Vangelo, che lungo i secoli hanno alimentato la vita delle vostre comunità".