I coreani sono felici, anzi di più, per la visita del Papa nella Corea del Sud dal 14 al 18 agosto. «Quella di
Francesco - scrivono in un messaggio i vescovi sudcoreani - è
una visita all'intero continente asiatico». Ma ad attendere Francesco sono in particolare i poveri e i disagiati delle grandi città.
A Song-nam,
nella periferia di Seul, è presente uno centri Caritas più
importanti del paese. Fondato da padre Vincenzo Bordo,
missionario degli Oblati di Maria Immacolata. Accoglie circa
500 senza fissa dimora al giorno. È proprio padre Bordo a
raccontare alla Radio Vaticana il grande entusiasmo e l'euforia degli homeless
alla notizia della visita papale nel Paese.
«Sono tutti euforici - dice ai microfoni della Radio Vaticana -. Quando il Papa ha festeggiato il compleanno e ha invitato tre barboni, con un cane, ho dato la notizia a
tutti i miei ospiti. E questi, sapendo che il Papa sarebbe venuto in Corea, hanno detto: "Ma allora verrà a trovare anche noi! Se invita i barboni a casa sua, verrà qui da noi, che siamo 500-600". C'è grande attesa e aspettativa da
parte di tutti gli amici della strada per poterlo vedere, per
il gesto che ha fatto di apprezzamento, di riconoscimento nei
confronti della gente di strada»
Nelle parole di Francesco, padre Bordo
ritrova la speranza: «Per 20 anni alcune volte mi sono sentito
deriso, abbandonato, anche oltraggiato. Il Papa che riconosce
questo lavoro, che dice che questi sono fratelli che soffrono,
mi dà tanto coraggio e dà tanto coraggio alla gente che è
sulla strada. Dicono: "Ma il Papa, che è una persona così
importante, si ricorda di noi?". Queste sono situazioni di
sofferenza che spesso la gente non vede, non conosce o non vuol
vedere. Il fatto che il Papa se ne sia reso conto e l'abbia
proposto all'attenzione di tutti dà consolazione, speranza,
gioia a tutti i nostri amici, che vivono sulla strada».
Padre Bordo sottolinea che ci
sarà una catechesi di preparazione in vista dell'avvento del
Papa. «Qui, siamo in un ambiente non cattolico e non cristiano
e del Papa, della Chiesa cattolica, conoscono pochissimo. La
prima cosa è far conoscere chi sia questa persona, cosa faccia
e cosa sia la Chiesa cattolica».
Poi ricorda come
siano cambiate la Corea e la Chiesa dal 1989, anno della
seconda visita di Giovanni Paolo II: «Io sono arrivato nel '90
in Corea e la frequenza dei cattolici coreani alla messa
domenicale era dell'80%. Andando in Chiesa - afferma - si
vedeva non soltanto tanta gente, ma si vedevano tanti giovani.
Sono passati 20 anni e la percentuale di coloro che frequentano
la messa domenicale è intorno al 25-30% e si tratta
soprattutto di anziani. Il problema, quindi, della
secolarizzazione è molto grande e c'è bisogno di una nuova
evangelizzazione e di un'immagine nuova della Chiesa. Modi
nuovi per una realtà che è cambiata, di questo sì, ce n'è
tanto bisogno».