Padre James Puglisi frate francescano dell’Atonement è il direttore del Centro Pro Unione a Roma - .
La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, in programma dal 18 al 25 gennaio, rappresenta un po’ il cuore dell’impegno ecumenico delle Chiese. E ogni anno la scelta del tema e la preparazione del materiale utilizzato nella liturgie, sono affidate a un gruppo diverso. Per il 2022 il compito è toccato al Consiglio delle Chiese del Medio Oriente che ha sede a Beirut, in Libano. «Di fronte all’attuale crisi internazionale – recita una nota pubblicata sul libretto della Settimana edito dalle Paoline e dal Centro Pro Unione – in una regione del mondo in cui i diritti umani sono sistematicamente calpestati da ingiusti interessi politici ed economici, e che patisce le conseguenze, sul piano umano e materiale della terribile esplosione che ha devastato Beirut il 4 agosto 2020 – prosegue il comunicato – il gruppo ecumenico locale ha moltiplicato gli sforzi per presentare comunque il frutto delle sessioni di lavoro effettuate da piattaforma online». Fondato nel 1974, il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente svolge un’attività che si estende a oriente dall’Iran fino al Golfo e a occidente dal Mar Mediterraneo all’Egitto. Formato originariamente da tre famiglie di Chiese: evangelica, ortodossa e ortodossa orientale, nel 1990 si è aggiunta la Chiesa cattolica.
Forse davvero i Magi sono come dovremmo essere tutti. Mendicanti d’infinito consapevoli della ricerca, tenaci nel desiderio di abbassare il cielo, forti dell’umiltà di chi sa ascoltare i sogni. In questo 2022 sono loro, personaggi misteriosi e affascinanti, i protagonisti, le “guide” della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, appuntamento che ogni anno va al cuore dell’impegno ecumenico. Al centro, il passo del Vangelo di Matteo che ne riassume la testimonianza: “In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo” (Mt 2,2). Il messaggio è chiaro – spiega padre James Puglisi, direttore del Centro “Pro unione” di Roma, docente all’Antonianum, all’Angelicum e all’Istituto di Studi ecumenici San Bernardino di Venezia – «la stella è Cristo, luce vera del mondo, punto che attira, malgrado le diversità di culture, a dispetto delle differenze. E che raduna». I Magi sono il simbolo del viaggio, del cammino verso la luce. «Esatto, vengono da lontano, da Nord, Sud, Est, Ovest, da culture distanti ma si riuniscono nello stesso itinerario, arrivano nel medesimo punto».
Quello della luce è un richiamo che in pandemia assume un significato particolare.
Illumina, in tanti modi diversi, la fragilità, le debolezze, la nostra ignoranza, basti pensare al dibattito sulla provenienza della malattia, sulla sua origine, se sia “naturale” o prodotta dell’uomo. Così come le storie e le paure fiorite intorno ai vaccini. La stella è anche una fonte di saggezza, di intelligenza, di scienza. Allora durante questa pandemia è molto importante rendersi conto che non siamo signori del nostro destino, ma che dobbiamo affrontare le nostre fragilità con la pazienza e la ricerca.
Gesù è la luce vera del mondo, che attira
e raduna, malgrado diversità e differenze
Ma la stella è anche fonte di saggezza,
odierna è molto importante rendersi
conto che dobbiamo affrontare le nostre
fragilità con la pazienza e la ricerca
Lei è il direttore del Centro Pro Unione, nato proprio per promuovere l’unità tra le Chiese. Chi che ne fa parte è ecumenico per “statuto”.
Siamo ecumenici per vocazione. Il Centro è espressione dei Frati francescani dell’Atonement, Congregazione nata per pregare e operare per l’unità dei cristiani. Il nostro non è un lavoro ma una passione, una vocazione.
Il vostro fondatore è Paul Wattson, per così dire l’inventore della Settimana di preghiera.
Sì, nel 1908 quand’era ancora episcopaliano, (sarebbe poi diventato cattolico), iniziò l’Ottava per l’unità della Chiesa, sperando che come un fuoco si propagasse. Era un uomo di grande preghiera, credeva nella sua forza, era convinto che pregare insieme cambia le persone, perché ci si incontra alla presenza del Signore che ci parla per primo e noi cerchiamo di ascoltarlo e di rispondere.
“Atonement” cosa significa in italiano? Riconciliazione? O per citare il titolo di un famoso romanzo, espiazione?
È una parola che non può essere tradotta in altre lingue. Se la scomponiamo, in inglese diventa at one ment (nel senso di unità, ndr), che indica l’essere di nuovo uno. Ha un significato simile allo Shalom ebraico, che non vuol dire solo concordia e pace ma anche integrità, unità di scopo. La Bibbia in lingua inglese, la Bibbia di Re Giacomo, dice che noi gioiamo in Gesù Cristo per mezzo del quale abbiamo ricevuto la nostra at one ment. Attraverso di Lui siamo di nuovo uniti in quel disegno fondamentale per il quale l’uomo è stato creato e che noi abbiamo perso a causa del peccato. La morte di Cristo ristabilisce la pace con il Creatore. Ciò che era stato alienato dalla fonte è stato radunato di nuovo, ciò che era estraneo è diventato di nuovo amico.
Accanto alle tante altre iniziative lungo l’anno, in questa settimana cosa proponete?
Ci sono varie attività. Assieme al Centro Anglicano e al Centro Metodista abbiamo organizzato una veglia di preghiera per l’unità che si trova online sul nostro sito e su YouTube. E domani alle 16.30 è in programma, promosso insieme al “The Lay Centre at Foyer Unitas”, un pomeriggio di preghiera ecumenica della Parola e di riflessione sul tema “Per servire il tempo presente” con Gillian Kingston vice presidente del Consiglio metodista mondiale e il reverendo Matthew A. Laferty direttore a Roma dell’Ufficio metodista per l’ecumenismo.