lunedì 17 gennaio 2022
Al via oggi la Settimana di preghiera perché tutti i cristiani «siano uno». Il vescovo Derio Olivero: «Testimoniamo insieme Cristo»
Il vescovo di Pinerolo Derio Olivero

Il vescovo di Pinerolo Derio Olivero - .

COMMENTA E CONDIVIDI

Il tempo di Natale è finito con la festa del Battesimo di Gesù, ma trova un’eco suggestiva nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si apre oggi. Quest’anno il tema del tradizionale appuntamento è «In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo», versetto del Vangelo di Matteo con le parole dei Magi. Come queste si leghino al tema della ricerca dell’unità perduta fra le confessioni cristiane lo spiega il messaggio firmato dal vescovo di Pinerolo Derio Olivero, presidente della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo della Cei, dal pastore Luca Negro, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, e dal metropolita Polykarpos, arcivescovo ortodosso d’Italia e di Malta ed esarca per l’Europa Meridionale.

«La stella conduce i Magi dall’Oriente a Betlemme – scrivono i tre – da un Oriente così lontano e così vicino, allora come anche oggi. L’evangelista non ci ha consegnato il nome del paese esatto della loro provenienza, ma dice semplicemente dall’Oriente. Probabilmente, questa espressione descrive quella vasta area geografica che, agli occhi dell’uomo di oggi, da terra di fascino e sapienza è divenuta sinonimo di luoghi martoriati, ormai teatro di sofferenze, conflitti e guerre. Una terra così lontana dal nostro modo di vivere la quotidianità ma anche dal nostro modo di fare ecumenismo. Per l’ennesima volta l’oriente diventa la culla dove nasce un altro tipo di ecumenismo, che possiamo definire ecumenismo di Martirio. È quella terra che produce martiri che illuminano con i loro bagliori di luce il cielo spirituale dell’intera Chiesa di Cristo. È quella terra che porta alla nostra attenzione l’esempio di una fede viva che riesce a superare le differenze che dividono Cristo, unico fondamento della nostra fede».
Parlando con Avvenire il vescovo Olivero aggiunge altri motivi che rendono plausibile la scelta della vicenda dei Magi per questa Settimana di preghiera: «Ci ricorda che siamo tutti alla ricerca di Gesù Cristo, cattolici, ortodossi, luterani. Siamo in ricerca per quanto riguarda il modo testimoniare Gesù, di annunciarlo in un’epoca in cui il cristianesimo vive un processo di esculturazione, è considerato fuori dalla cultura. La sfida è quindi come dire il cristianesimo oggi, anche nella sua rilevanza antropologica. I Magi ci ricordano che dobbiamo essere dentro la ricerca degli uomini e delle donne di oggi».

Olivero, classe 1961, originario della diocesi di Cuneo, ordinato sacerdote nel 1987, racconta un episodio che ha contribuito a far nascere in lui una sensibilità ecumenica e che risale agli anni della sua formazione in Seminario: «Ero al terzo o quarto anno di teologia e l’incaricato per l’ecumenismo della diocesi mi portò a Torino a un incontro ecumenico. Era la prima volta per me. C’erano un cattolico, un luterano, un valdese, un ortodosso e sentirli parlare mi colpì. Avevo studiato un po’ di questioni teologiche inerenti all’ecumenismo, ma lì capì meglio che non era solo una questione teorica, riguardava una ricerca comune. Ero davanti a persone di confessioni diverse accomunate dal voler essere seriamente cristiane, molto seriamente». Del resto un vescovo di Pinerolo – diocesi nel cui territorio è presente Torre Pellice, il principale centro della Chiesa valdese in Italia – ha chiaro fin dal primo giorno del suo insediamento o quasi che il dialogo ecumenico non riguarda solo la teoria. «Qui i valdesi sono circa il 13% della popolazione – spiega il presule piemontese – l’ecumenismo per noi riguarda rapporti umani, di convivenza, come fra vicini di casa, fatti di cose molto concrete, anche di aiuti reciproci».

La confessione cristiana più numerosa in Italia, dopo quella cattolica, è quella ortodossa. E il mondo ortodosso sta vivendo una delle più gravi fratture interne che si ricordino, tra Mosca e Costantinopoli. Chiediamo ad Olivero se questo ha delle ricadute nei rapporti ecumenici in Italia. «Questa rottura ci preoccupa ed è un problema per l’ecumenismo – risponde il presule piemontese – quando in una famiglia di cinque o sei fratelli due litigano, è un problema per la famiglia, se si va a pranzo insieme si è a disagio tutti. Quando si farà un convegno, ci saranno dei momenti di preghiera ecumenici c’è il rischio non solo che ci sia disagio ma che addirittura la presenza di qualcuno, legato a un patriarcato, precluda la presenza di un altro, legato a un patriarcato diverso. Questa rottura deve renderci anche molto umili, perché a volte, dopo tanti di cammino e tanti gesti riavvicinamento, ci possiamo pensare dei “maestri di dialogo”. Mentre c’è bisogno di quegli “eroi” del dialogo di cui parla Francesco nella Fratelli tutti».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: