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Il primo venerabile camerunense, il fondatore del Centro oratori romani. E poi l’antesignana del Movimento per la vita, la giovanissima eroica nel testimoniare la fede a dispetto della malattia che la divorava. A leggere le storie dei nuovi testimoni della fede che la Chiesa indica come modelli, si resta ancora una volta ammirati e stupiti. Al centro, naturalmente, don Giuseppe Beotti, il sacerdote ucciso dai nazisti e di cui è stato riconosciuto il martirio ma chi fa parte del nuovo ideale elenco compilato stamani è altrettanto meritevole di studio e gratitudine. Ricevendo in Vaticano il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei santi, il Papa ha infatti autorizzato i decreti che riconoscono un nuovo beato, Beotti appunto, e le virtù eroiche di otto venerabili.
In particolare, don Simon Mpeke, per tutti Baba Simon, fu un promotore del dialogo interreligioso, Nato intorno al 1906 a a Batombé (Edéa), in Camerun, da genitori contadini non cristiani, fece propria la spiritualità di Charles de Foucauld entrando nell’Istituto secolare dei Piccoli Fratelli e delle Piccole sorelle di Gesù. Primo missionario fidei donum camerunense nel nord del Paese, zona abitata da popolazioni di origini sudanesi e di fede islamica, predicò il Vangelo anche tra la gente indigena Kirdu diventando un punto di riferimento per molti giovani. Morì il 13 agosto 1975.
Erano i ragazzi e le ragazze l’orizzonte di riferimento anche di Arnaldo Canepa, il fondatore del Centro oratori romani (Cor). Nato nella capitale il 24 settembre 1882, dedicò quaranta anni della sua esistenza alla fondazione e direzione di oratori per bambini e ragazzi, individuando profeticamente nei giovani e negli adolescenti i catechisti più adatti a questa missione. Per loro – ricorda una nota – rinunziò alle sue attività professionali privandosi gradualmente di tutti i suoi averi e scegliendo di vivere in francescana povertà fino alla morte in una clinica romana, il 2 novembre 1966. Testimoniò in modo eroico le virtù cristiane anche Maria Cristina Ogier fiorentina, classe 1955 cui all’età di 4 anni venne scoperto un tumore alla base encefalica. Operata in Svezia si salvò con un’aspettativa di vita però breve. Consacratasi alla Vergine Maria durante un viaggio a Lourdes, si iscrisse a medicina senza però poter frequentare ed entrò nel Terz’Ordine francescano. Semplice, genuina, nel 1971 ascoltando a scuola discorsi e pensieri sull’aborto esortò il papà Enrico, primario di Ostetricia e ginecologia all’Ospedale di Careggi, a interessarsene. Il risultato fu la nascita del primo Centro d’Italia di “Aiuto alla vita”, ispiratore del Movimento per la vita. Morì l’8 gennaio 1974 a 19 anni.
Dalla Toscana torniamo a Roma per la storia di Lorena D’Alessandro, nata il 20 novembre 1964 cui nel 1974 venne diagnosticato un tumore alla tibia sinistra che due anni dopo determinò l’amputazione di una gamba. Malgrado questo non si chiuse in sé stessa ma si aprì agli altri, impegnandosi in parrocchia come catechista e nel servizio della carità. Morì il 3 aprile 1981 lasciandoci un diario di grande profondità spirituale.
Era invece religiosa, per la precisione suora professa dell’Istituto delle suore Cappuccine di Madre Teresa Rubatto, Edda (al secolo Maria Teresa) Roda, nata a Leno (Brescia) il 30 ottobre 1940. La sua esistenza fu segnata dalla malattia e dalla sofferenza interiore, soprattutto a causa di una terribile violenza sessuale, su cui mantenne lo stretto riserbo parlandone solo con una cugina. Nell’agosto 1995 le venne diagnosticato un carcinoma uterino, patologia che l’avrebbe portata alla morte il 16 giugno 1996 a Bergamo. «Proprio la malattia – scrive il Dicastero della cause dei santi – divenne per lei un cammino di purificazione per unirsi maggiormente al Signore. Seppe inserire questo rapporto nel percorso di consacrazione che descrisse nel suo Diario».
Gli altri nuovi venerabili sono lo spagnolo Pedro de la Virgen del Carmen, al secolo Pedro Díez Gil, (1913-1983) sacerdote professo dell’Ordine dei Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie; il seminarista brasiliano Guido Vidal França Schäffer (1974-2009) e le monaca, sempre brasiliana Tereza Margarida do Coração de Maria, al secolo Maria Luiza Rezende Marques, monaca professa dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi (1915- 2005) meglio conosciuta come “Nossa Mãe”, nostra madre.