«Sul tema Ici-Chiesa è stata fatta una campagna un po' mistificatoria. La Chiesa paga l'Ici come parrocchie e come diocesi». Lo ha detto l'arcivescovo di Torino,
Cesare Nosiglia, a margine dell'incontro di Natale con i giornalisti torinesi. «Paghiamo milioni di euro - ha aggiunto Nosiglia - dove ci sono lasciti e donazioni, insomma dove c'è un profitto. Non la paghiamo invece sul tipo di immobili che anche per altre associazioni laiche non sono soggetti all'imposta». «Mettere l'Ici sulle parrocchie e gli oratori, così come sugli enti e associazioni no profit, sarebbe come mettere una tassa sui poveri e infatti esiste una legge che ne stabilisce l'esenzione - ha sottolineato l'arcivescovo di Torino -. Per gli ambiti in cui la paghiamo dirò ai parroci di inserire una voce apposita nel bilancio delle parrocchie per dimostrarlo».«Chi nella Chiesa non paga l'Ici, sempreché svolga attività commerciale, va perseguito e doverosamente punito. Ma sono casi rarissimi e io non li conosco». Lo ha detto il vescovo di Vicenza,
Beniamino Pizziol, incontrando i giornalisti a Venezia nella sua veste di amministratore apostolico del Patriarca. Pizziol, peraltro, ha definito «ingiustificate» le accuse alla Chiesa di non pagare le tasse, puntualizzando, dati alla mano, che ogni realtà ecclesiale lo sta facendo. «Noi a Vicenza paghiamo 400mila euro l'anno di Ici, come diocesi, anche per quelle case di soggiorno in cui ospitiamo ragazzi in difficoltà o profughi dalla Libia - ha precisato il vescovo -. Può sfuggire qualche parrocchia, magari qualche ex canonica destinata all'accoglienza di famiglie in difficoltà. Ma anche in questo caso l'Ici va pagata».