giovedì 11 settembre 2014
Sabato a Pompei il pellegrinaggio nazionale promosso da Rinnovamento nello Spirito. Tema della giornata: «Maschio e femmina Dio li creò». Chiusura con la Messa presieduta da Paglia.
COMMENTA E CONDIVIDI
A piedi da Scafati a Pompei. Camminando e pregando. Per ricordare al Paese e al mondo che «la famiglia è viva e che nonostante tutte le difficoltà che soffre dagli uomini, è difesa da Dio». Una preghiera gioiosa, dunque, «non certo per protestare, ma per proporre modelli di vita buona». E soprattutto una preghiera in vista del Sinodo sulla famiglia, ormai alle porte. Salvatore Martinez , presidente di Rinnovamento nello Spirito per l’Italia, presenta così il 'VII Pellegrinaggio nazionale delle Famiglie per la Famiglia', che si terrà sabato lungo il percorso (quattro chilometri circa) tra le due città campane e che si concluderà davanti al Santuario della Vergine del Rosario. «Un pellegrinaggio – sottolinea Martinez – che parla al cuore delle persone e delle istituzioni e vuole dire alla coscienza sociale erronea del nostro tempo che non esiste bene comune più grande della famiglia». Partiamo dal tema, tratto dalla Genesi: 'Maschio e femmina Dio li creò. La famiglia dinanzi alla volontà di Dio'. Una risposta alla cultura omosessuale oggi sempre più pervasiva? Direi che è prima di tutto un ribadire la più evidente e inconfutabile delle verità di Dio sull’uomo. Un verità che fonda il genere umano secondo natura e che, per il bene stesso dell’uomo, noi non vogliamo, non possiamo snaturare, sminuire o addirittura storicamente archiviare. Riaffermare questa verità non è discriminare né andare allo scontro, ma è esigenza di carità verso le nuove generazioni e di giustizia verso i nostri antenati. Proprio l’amore viene invocato a fondamento di altre forme di unione che vorrebbero la piena assimilazione con la famiglia. Fare verità sul concetto d’amore diventa indispensabile. È un atto d’amore abortire per non mettere al mondo dei figli in un mondo difficile? O praticare l’eutanasia per risparmiare ai nostri cari altre sofferenze? O separarsi e divorziare per non far vedere ai nostri figli che litighiamo, anziché introdurre la variante spirituale della riconciliazione e del perdono? Nella Deus caritas est Benedetto  XVI ha affermato che stiamo assegnando alla parola amore i significati contrari alla sua stessa natura. E questo vale primariamente per la nozione di 'maschile e femminile' proprio nella definizione del genere umano; da qui la necessità di completarsi nell’alterità per generare la vita. Mostrare oggi il Vangelo della famiglia, significa dare volto, gambe e cuore all’amore, miracolo dello Spirito Santo che unisce un uomo e una donna e li rende stabili nel matrimonio e fecondi nella procreazione. Due elementi decisivi per non distruggere lo stato sociale. Quali le conseguenze sociali? Chiediamoci: da dove deriva la crisi di tutte le forme di autorità costituita? Non esito a rispondere: dallo snaturamento di maschile e femminile. La cultura della morte che aleggia sul nostro tempo e che attenta alla sterilità sociale che viviamo deriva dallo spirito dell’errore intorno alle verità essenziali ed esistenziali sull’uomo. Così renderemo sterile non solo il grembo delle famiglie, ma anche della società e delle istituzioni nel loro complesso. Dobbiamo, invece, tornare a investire nella vita e nell’amore generativo, per alimentare fame di vita buona nel cuore degli uomini. Come può un pellegrinaggio contribuire a questo cambiamento? L’unità di un popolo e di una nazione è innanzitutto un fatto spirituale. E come credenti abbiamo il dovere di ricordare che la preghiera è la più importante calamita di forza e di protezione per un popolo. Alla preghiera bisogna ricorrere anche con gesti pubblici e di carattere popolare. Niente più che la preghiera ci spiega il Vangelo della famiglia. E dunque il pregare camminando insieme, nonni, genitori e figli, gioiosamente, è un antidoto alla solitudine, all’esclusione sociale e ai tanti conflitti intergenerazionali a cui assistiamo. Preghiera, quindi, come via infallibile di pace, quella pace che il diavolo – ci ricordava il Papa allo Stadio Olimpico – non vuole nelle nostre famiglie e che noi dobbiamo promuovere per continuare a fare la volontà di Dio in famiglia. Questo pellegrinaggio ha dunque valore spirituale e politico insieme? La nostra Costituzione all’articolo 4 dice che è dovere dei cittadini contribuire al benessere spirituale della Nazione. Il pellegrinaggio parla al cuore delle famiglie e del Paese, ponendosi come monito e incoraggiamento: se la famiglia è un elemento fondante dello Stato, noi, da cittadini e da credenti, possiamo contribuire al crescita spirituale e morale del nostro Paese, ricordando il valore pubblico della famiglia, che è il più grande moltiplicatore di virtù sociali. Tra poco più di due settimane inizierà il Sinodo sulle famiglie. Che rapporto c’è con il pellegrinaggio? Il nostro è un appuntamento pre-Sinodo e pro-Sinodo. A Scafati ci saranno cinque testimonianze sui temi fondamentali dell’Assemblea. E per la strada pregheremo perché dal Sinodo emerga che la famiglia è viva ed è il più potente agente di educazione alla vita del Vangelo.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: