Il vescovo Luciano Monari - Archivio
Sono trascorsi poco più di tre anni da quando papa Francesco, con la Lettera apostolica Aperuit Illis del 30 settembre 2019, ha voluto che nel calendario liturgico la terza domenica del tempo ordinario, che cade domani, sia dedicata alla Sacra Scrittura. Il tema di quest’anno è tratto dalla Prima lettera di Giovanni: «Vi annunziamo ciò che abbiamo veduto» (1Gv 1,3).
Domani mattina alle 9.30 Francesco presiederà la Messa nella Basilica di San Pietro. Nell’occasione verrà donato ai presenti il Vangelo di Matteo. Durante la celebrazione saranno conferiti a donne e uomini laici, provenienti da Italia, Congo, Filippine e Galles, i ministeri del Lettorato e del Catechista. In particolare tre persone riceveranno il ministero del Lettorato e sette quello di Catechista.
Dal suo osservatorio, il vescovo emerito di Brescia, Luciano Monari, classe 1942, che di formazione è biblista, coglie in questa giornata l’occasione non tanto per sottolineare l’importanza della Parola di Dio – «che oggi è abbondantemente presente nella vita quotidiana della Chiesa attraverso le sue Messe e riti». spiega – quanto per offrire un suggerimento: approfittare dell’appuntamento per mettere la Scrittura al centro della vita, come ci insegna l’antica tradizione monastica della lectio divina, con una «ruminazione prolungata» dei testi biblici.
La giornata è molto sentita da Monari, già allievo del prestigioso Pontificio Istituto Biblico a Roma, che ha speso buona parte del suo ministero – prima come “semplice” prete della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, poi come pastore di Piacenza-Bobbio e infine di Brescia – per trasmettere ai fedeli l’importanza di mettersi in ascolto della Scrittura.
«Probabilmente il frutto più utile da cogliere da una giornata dedicata alla Parola di Dio è proprio la riflessione su noi stessi e sulla qualità della nostra esperienza della Parola – commenta il presule – un brano famoso della Lettera agli Ebrei recita: “Viva ed efficace è la Parola di Dio, più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.” (Eb 4,12) Leggiamo queste parole con stupore, affascinati. Ma è davvero così? Arriva a questo traguardo l’ascolto della Parola di Dio? E in che modo potrebbe davvero arrivarci? La Parola di Dio non è solo una verità da capire; è una verità da amare, da interiorizzare, da fare propria, da incarnare in un’esistenza concreta. Familiarizzarsi con tutto questo richiede tempo e perseveranza».
Nella Lettera apostolica Aperuit Illis il Papa insiste sull’intimo legame tra Eucaristia e Parola di Dio. Ci può spiegare il perché?
L’Eucaristia e la Parola di Dio si spiegano e interpretano a vicenda. Senza l’Eucaristia l’interpretazione della Bibbia può prendere direzioni secondarie e finire in vicoli ciechi; senza la Bibbia l’Eucaristia può rimanere un’esperienza, cibo non digerito, che passa inutilmente, senza nutrire.
Il documento del Pontefice si colloca in continuità con l’Esortazione apostolica di Benedetto XVI Verbum Domini e la Costituzione dogmatica del Vaticano II Dei Verbum.
Non potrebbe essere altrimenti. Il Concilio con la Dei Verbum ha posto la base solida; Benedetto XVI ha ricordato che la Parola di Dio scritta è la condensazione della viva tradizione del popolo di Dio, del popolo d’Israele e della prima comunità cristiana; va quindi ascoltata e capita all’interno dell’esperienza di fede. Papa Francesco ha legato fortemente l’esperienza della Parola di Dio con la missione di evangelizzazione nella quale la Chiesa gioca la sua stessa identità. Tutto questo ci aiuta ad accostarci meglio al testo biblico.
Eccellenza, quanto è stato importante nel suo lungo ministero di vescovo promuovere un’autentica scuola della Parola di Dio?
Il cardinale Carlo Maria Martini aveva parlato di una “scommessa” pastorale: scommettere sulla capacità che la Parola di Dio ha di edificare l’uomo edificando la Chiesa. Ho tentato, come ho potuto, di fare mia questa sfida ponendo l’annuncio della Parola al centro degli interessi di vescovo. Ma arrivato verso la fine della vita, mi sembra di essere all’inizio; più del mio impegno a promuovere la conoscenza e l’amore della Parola di Dio, conto sull’efficacia della Parola stessa nell’afferrare le persone e dare loro la gioia di conoscere e servire il Signore. Anche oggi vale la percezione di Luca quando scrisse gli Atti degli Apostoli: i protagonisti non sono Pietro e Paolo che annunciano la Parola, ma la Parola che prende Pietro e Paolo al suo servizio per allargare sempre di nuovo lo spazio della sua presenza nel mondo.
Come avrebbe reagito, a suo giudizio, il suo maestro di Sacra Scrittura Carlo Maria Martini all’idea di una Domenica interamente dedicata alla Parola di Dio? Ne sarebbe stato contento? Lo avrebbe vissuto come un frutto maturo dei suoi “sogni” sul Concilio Vaticano II?
Non lo so, non pretendo di intuire i pensieri e le valutazioni di padre Martini. Mi sentirei solo di dire che avrebbe cercato di cogliere questo appuntamento come un’opportunità pastorale preziosa. La Domenica della Parola di Dio può diventare un momento importante di revisione di vita personale e pastorale. Questo, però, dipende da noi; dal nostro interesse, e dalla nostra determinazione: dalle mete che ci proponiamo entro un dinamismo pastorale globale.