Monsignor Luigi Padovese era «un vero costruttore di riconciliazione e di pace, a partire dal rispetto reciproco e dall'accoglienza fraterna». Lo ha ricordato così l'arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, nell'omelia pronunciata durante il funerale del vescovo ucciso a Iskenderun, che si sono celebrati oggi nel Duomo del capoluogo lombardo, alla presenza di circa 5mila persone, 300 preti concelebranti e 50 tra vescovi e vicari episcopali. «Nell'esistenza di questo nostro fratello e padre - ha detto il porporato - si è realizzata la parola di Gesù che ha paragonato la vittoria della sua Pasqua al mistero del seme che porta frutto nel suo morire: "Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore produce molto frutto"». «Chicco di grano che silenziosamente porta frutto - ha aggiunto Tettamanzi - è stato padre Luigi nei suoi incessanti sforzi di costruire spazi di dialogo e di incontro tra culture, tra religioni, tra gli stessi cristiani. Ogni uomo di buona volontà riconosce in questo vescovo mite e sapiente un vero costruttore di riconciliazione e di pace».Alla piccola comunità cristiana turca, già colpita prima della morte di monsignpr Padovese dall'uccisione di don Andrea Santoro, l'arcivescovo di Milano ha espresso gratitudine «per la speranza che voi, suo piccolo gregge, comunicate a tutti noi che troppo spesso dimentichiamo il «martirio quotidiano della vostra fede e della vostra vita». Il «corpo» e il «sangue» di monsignor Padovese, ha quindi concluso Tettamanzi, «sono davvero caduti sulla terra di Turchia e, pur nel dolore e nelle lacrime, ci appaiono per quello che sono davvero: non più segni di una vita strappata da violenza insensata e tragica, ma offerta viva di sè che padre Luigi ha vissuto in ogni giorno della sua missione di vescovo, di amico della pace, di fratello di ogni uomo».
IL MESSAGGIO DEL PAPAIn un messaggio di cordoglio inviato al cardinale Dionigi Tettamanzi, Benedetto XVI ha voluto esprimere «ai vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi e ai fedeli della Chiesa che è in Milano», le sue «sentite condoglianze» per l’uccisione di monsignor Luigi Padovese, del quale, oggi in Duomo, si sono svolti i funerali. Nel messaggio, firmato dal cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il Papa, «profondamente addolorato», raccomanda «l’anima nobile di questo amato pastore all’infinita misericordia di Dio» e rende grazie «per la sua generosa testimonianza al Vangelo ed il suo fermo impegno per il dialogo e per la riconciliazione che ha caratterizzato la sua vita sacerdotale e il suo ministero episcopale».
IL RICORDO DEL CARDINALE ERDO (CCEE)«Un uomo umile e magnanimo, un uomo di dialogo e di pace». Così il cardinale Peter Erdo, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa (CCEE), ha ricordato la figura di monsignor Luigi Padovese, presidente della Conferenza episcopale turca, assassinato il 3 giugno a Iskenderun, in una lettera di cordoglio inviata all'arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, in occasione dei funerali celebrati questa mattina in Duomo.Monsignor Padovese - scrive il card. Erdo - «ha vissuto un amore profondo verso la Chiesa. Lo ricorderemo anche come un uomo di studio, come un dotto teologo e un fine patrologo, come testimoniano i suoi numerosi scritti e libri di alto valore scientifico e spirituale. Don Luigi - prosegue la lettera - era oprattutto un uomo di dialogo e di pace che ha sempre mostrato apertura, amicizia e generosità anche verso coloro che non condividevano la sua fede. Come vescovo e presidente della Conferenza episcopale della Turchia era pastore premuroso e fedele fino all'effusione del sangue. Le sue virtù umane, la sua fede e la sua passione per la Chiesa - ha ricordato Erdo - sono state particolarmente evidenti a tutti i pellegrini che durante l'Anno paolino hanno visitato i luoghi sacri in Turchia, in particolare Tarso».
IL RICORDO DI MONS. FRANCESCHINII funerali di monsignor Luigi Padovese, officiati nel Duomo di Milano, si sono conclusi con un intervento dell'arcivescovo di Smirne, Ruggero Franceschini, che ha preso il posto di Padovese alla guida del vicariato dell'Anatolia. «Hanno ucciso il pastore buono», ha detto Franceschini e la sua Chiesa di Anatolia, «piccolo gregge disperso, ora è anche colpito, sgomento, impaurito». «La piccola chiesa di Anatolia - ha proseguito il religioso - è troppo giovane per superare da sola una tragedia simile, troppo fragile per fronteggiare il male che l'ha colpita, troppo povera per trovare in se stessa le risorse per continuare a sperare almeno di esistere».Da qui l'appello a sacerdoti, religiose e religiosi perché si impegnino in terra turca in una missione "difficilissima", e ai mezzi di informazione affinché «tengano aperta una finestra su questa terra e sul dolore della Chiesa che la abita».