sabato 9 settembre 2017
Monsignor Zuppi ricorda il suo predecessore nella cattedrale di San Pietro: ringraziamo il cardinale per come ha vissuto i suoi tre amori - i sacerdoti, le famiglie, i giovani. Le parole di Bagnasco.
I funerali a Bologna del cardinale Carlo Caffarra (Ansa)

I funerali a Bologna del cardinale Carlo Caffarra (Ansa)

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«Ringraziamo di cuore il cardinale per come ha vissuto i suoi tre amori - i sacerdoti, le famiglie, i giovani - e come ha coinvolto tanti per questi. Ogni amore, poi, è anche motivo di qualche sofferenza, ma è sempre pieno di frutti, anche se a volte non li riusciamo a vedere come vorremmo».

Nella cattedrale di San Pietro, a Bologna, gremita di persone venute da tutta la Regione per rendere il proprio ultimo saluto, l’arcivescovo Matteo Maria Zuppi ha ricordato il suo predecessore ripetendo più volte il concetto di amore. «Ha amato Bologna con passione e dedizione, senza riserve, fino allo sfinimento fisico. Silenziosamente, ma con tanta predilezione, ha amato i poveri, che aiutava e difendeva. "Sola misericordia tua" - il suo stemma e il suo motto -. Un cittadino mi ha fatto avere un ringraziamento che sento interpretare tanti: "Grazie eminenza, riposi in pace. E grazie per avere pregato anche per me"».

Carlo Caffarra si è spento nella mattinata del 6 settembre scorso e oggi si sono celebrati i suoi funerali alla presenza di tutte le autorità cittadine.

Caffarra era nato a Samboseto di Busseto, in provincia di Parma, ed era stato arcivescovo di Ferrara-Comacchio per otto anni, dal 1995. Nominato cardinale da papa Benedetto, aveva guidato la diocesi di Bologna dal 2003 al 2015, succedendo al cardinale Giacomo Biffi. La città lo ricorda come un pastore determinato e integerrimo, capace però di dimostrare affetto e commozione, qualità per le quali i bolognesi non solo lo hanno sempre rispettato, ma gli hanno voluto bene anche quando le sue prese di posizione sono apparse intransigenti. E non lo hanno lasciato tantomeno oggi, partecipando così numerosi e commossi alle sue esequie. «Aveva imparato a conoscere e amare Gesù, nutrito dalla fede forte della sua famiglia – ha detto Zuppi –. La sua è la terra di Peppone e don Camillo. Guareschi era una delle sue passioni - lo aveva sul comodino - anche perché il cardinale era
capace di unire riflessione teologica e morale con tanta conoscenza letteraria, storica e anche musicale. Lo immagino nella preghiera parlare con Gesù, proprio come faceva don Camillo che si rivolgeva appassionato e con immediatezza al crocifisso e ne ascoltava poi i richiami a volte bonari a volte forti che lo invitavano sempre alla misericordia. "Sola misericordia tua", con Gesù che sembra accorrere per stringere quelle mani, tese verso di lui».

Prima di tutto, quindi, un uomo buono che si è distinto per il suo impegno per i poveri e per le opere di carità. Non va dimenticata infatti la sua decisione di devolvere interamente al sociale gli introiti dell’immensa eredità ricevuta dalla Faac, la multinazionale dei cancelli automatici, decisione poi portata avanti con altrettanto rigore e generosità dall’arcivescovo Zuppi. Un cardinale molto amato e rispettato da tutta l’assemblea dei vescovi: «Posso assicurarvi, e i vescovi che sono qui oggi lo sanno bene, che ogni volta che il cardinale Caffarra prendeva la parola nei consigli episcopali o nelle assemblee si faceva immediatamente un grande silenzio – ha ricordato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente emerito della Cei e arcivescovo di Genova, che ha concelebrato con Zuppi –. Un silenzio di ascolto e di rispetto perché Carlo Caffarra aveva la lucidità di arrivare all’essenza degli elementi di cui si dibatteva».

«Riusciva ogni volta a concludere i suoi interventi con un colpo d’ala – ha continuato Bagnasco –, riportando ogni pensiero a un piano più alto, quello della fede». «Il cardinale aveva due immagini per descrivere questo momento finale di verità piena – ha concluso Zuppi – . La prima è la vita come una sorte di parete di una piramide che scaliamo e soltanto quando si arriva in cima possiamo vedere le altre facce della piramide. L’altra la indicò in occasione dei funerali del cardinale Biffi, parlando della confusa vicenda umana come un ricamo. La parte inversa è una gran confusione di fili; la parte retta è un disegno intelligibile. Adesso vede.
In realtà, ci ha sempre aiutato a cercarla, a vederla e a difenderla, perché non venga strappata da chi vuole dividerla. Il suo ricordo ci aiuterà a salire il nostro lato della piramide».

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